Consumi, le famiglie tagliano sui beni di prima necessità

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L’Italia non è fuori dalla crisi e le famiglie soffrono.  Lo dicono in coro sia l’Istat sia Intesa San Paolo. L’istituto di ricerca infatti afferma che la situazione economica è peggiorata da giugno dello scorso anno, con lo scoppio della crisi internazionale, anche se c’è spazio per sperare in una lieve ripresa nella seconda parte del 2012. Una ripresa che non farà tirare un sospiro di sollievo le famiglie italiane. Secondo la ricerca pubblicata da Intesa San Paolo, infatti, in termini di spesa pro capite il dato 2011 riporta i livelli indietro di quasi 30 anni.

In particolare, si legge nel rapporto, “si tratta in parte di un trend strutturale legato al minore consumo di alcune voci, come il tabacco, ma che segnala anche le evidenti difficoltà del consumatore italiano che, a fronte delle tensioni sul mercato del lavoro e sul reddito disponibile, riduce ulteriormente gli sprechi e modera gli acquisti anche in un comparto dei bisogni poco comprimibili come l’agroalimentare”. Di fatto si spende più per le bollette, l’auto e i trasporti che per il cibo.

“Tutta colpa dei costi dell’energia e dei carburanti – tuona la Confederazione degli agricoltori – Bisogna quindi, intervenire in fretta. Il livello «spropositato» raggiunto dai prezzi dei carburanti porta a contraddizioni eclatanti nei bilanci familiari. Già nell’ultimo anno ogni famiglia italiana ha speso 470 euro al mese per trasporti, carburanti ed energia contro i 467 euro per cibo e bevande».

E veniamo al PIL. Il prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,5%, in netta frenata rispetto al +1,8% registrato nel 2010 anche se l’Istat sottolinea come il dato grezzo diffuso il 2 marzo indichi una crescita dello 0,4%. L’ultima previsione del governo stimava, invece, un Pil nel 2011 a +0.

Ma come va negli altri Paesi? Nel confronto internazionale, riferito al quarto trimestre, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,7% negli Stati Uniti e dello 0,2% in Francia, mentre è diminuito dello 0,2% in Germania e nel Regno Unito e dello 0,6% in Giappone. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è diminuito dello 0,3% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nel confronto con lo stesso trimestre del 2010.