L’Ocse pubblica le stime sul Pil e l’Italia finisce all’ultimo posto

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L’Organismo internazionale ha abbassato a -2,4% le stime per il Pil italiano nel 2012 da -1,7% indicato lo scorso maggio. La nuova previsione che ancora una volta è la peggiore tra i paesi del G7 è contenuta nella ‘valutazione interinale’ di settembre che l’organizzazione diffonde a cavallo tra i due rapporti economici semestrali. L’Ocse stima una flessione annualizzata del Pil italiano del 2,9% sia nel secondo sia nel terzo trimestre di quest’anno, dopo -3,3% nel primo e prevede un calo di -1,4% nel quarto. 

Secondo l’Ocse, l’economia del pianeta si è indebolita rispetto alla scorsa primavera a causa della recessione della zona euro, i cui effetti si fanno sentire sia sulle economie dei paesi industrializzati, sia sui paesi non-Ocse attraverso i canali del commercio e della  fiducia. La domanda dei consumatori, alle prese con un calo di fiducia e la risistemazione dei bilanci, resta debole in molti paesi e sta rallentando anche la crescita degli investimenti delle imprese, eccetto che in Giappone dove continua la ricostruzione post-terremoto. Nell’area euro, la debolezza della periferia si sta riversando anche sui paesi ‘core’. 

Che cosa fare? Secondo l’Ocse, la politica monetaria dovrebbe essere ancora a favore della crescita in tutte le principali economie, soprattutto nell’Eurozona. Qui la Bce dovrebbe tagliare ulteriormente i tassi di interesse: “Dove l’attività è debole e l’inflazione sotto controllo, i tassi devono essere tagliati se sono ancora sopra lo zero” così come, aggiunge l’Ocse, “i programmi di acquisto di asset dovrebbero essere rafforzati”. E nelle maggiori economie emergenti le politiche espansive dovrebbero continuare e, in alcuni casi, fornire ulteriore sostegno. Nell’Eurozona spiegano gli analisti Ocse, proprio nel giorno in cui la Bce tiene la sua riunione di routine per decidere la propria politica monetaria, “il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale deve essere abbassato”. La Bce, sostengono, “dovrebbe prendere in considerazione ulteriori azioni per aiutare a normalizzare la trasmissione della politica monetaria nei paesi vulnerabili”, in linea con il proprio mandato. “E’ cruciale arginare i timori” di uscita di paesi dall’Eurozona e ciò può essere “conseguito con interventi sul mercato obbligazionario da parte della Bce che riportino gli spread entro una gamma giustificata dai fondamentali del mercato”.

Inoltre l’Ocse suggerisce altri provvedimenti per affrontare il circolo vizioso che mina la stabilità dell’Eurozona. Per quanto riguarda le banche in particolare “sono cruciali il pieno riconoscimento dei prestiti non performing, che si realizza attraverso una vigilanza comune, e la disponibilità di fondi pubblici di tutta l’area per la ricapitalizzazione”. Inoltre, secondo gli esperti, sono “anche cruciali” ulteriori progressi “verso l’unione bancaria – comprese le garanzie sui depositi a livello dell’area euro” e un regime comune per il trattamento dei problemi del sistema bancario.
Anche negli Stati uniti, secondo il rapporto interinale dell’Ocse, “dovrebbe esserci un ulteriore allentamento monetario se il mercato del lavoro dovesse peggiorare ancora”, considerato anche l’inasprimento fiscale atteso nel 2013. In Giappone la costante flessione dell’inflazione implica che la Banca centrale giapponese dovrebbe intraprendere ulteriori misure di supporto, inclusa un’espansione del programma di acquisti di asset. In Cina l’inflazione è scesa al punto che alcuni provvedimenti adottati per moderarla potrebbero essere annullati, magari accompagnando quest’azione con il varo di misure tese a impedire un surriscaldamento dei mercati immobiliari.

Ed infine, l’Organismo internazionale punta la lente di ingrandimento sul lavoro. In Italia ci sono 1,3 milioni di giovani senza lavoro, e il numero continua a crescere. Lo denuncia sempre l’Ocse, nell’ultimo rapporto sulla disoccupazione giovanile diffuso in occasione  di ‘Jobs 4 Europe’, la conferenza sulle politiche a sostegno della  creazione di lavoro in Ue organizzata dalla Commissione europea a Bruxelles. Nel primo quadrimestre del 2012 era senza un impiego il 21,2% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, ben oltre la media Ue (13,6%). Un fenomeno che, stando ai dati, negli ultimi cinque anni è cresciuto sempre di più. Ad aprile 2007 erano infatti 975.000 Gli under 25 senza lavoro, aumentati a 1,1 milioni ad aprile 2011 e arrivati a quota 1,3 milioni ad aprile 2012. “In tutti i paesi e specialmente nell’area euro le riforme del mercato del lavoro sono cruciali per accelerare la crescita a breve termine dell’occupazione”, ha spiegato l’Ocse nell’interim economic assessment, nel quale si precisa che le riforme del mercato del lavoro servono anche a “facilitare l’aggiustamento salariale e a ridurre il rischio che la disoccupazione aumenti”. Inoltre l’Ocse indica tra le riforme necessarie anche quella del mercato dei prodotti e le liberalizzazioni nel settore del commercio e dei servizi professionali. Il “continuo peggioramento della situazione del lavoro” è “la maggiore preoccupazione” in una Europa in cui “116 milioni di persone sono a rischio di povertà”, ha messo nero su bianco la Commissione europea nel documento predisposto per la conferenza ‘Jobs 4 Europe’. Nel testo si denuncia che, oltre all’aumento della disoccupazione (arrivata all’11,2% nell’Eurozona), “il lavoro è diventato anche più precario”: “Quasi il 94% dei lavori creati nel 2011 sono part-time e il 42,5% dei giovani ha contratti a tempo determinato”.