Camporese al Corriere: “Non chiediamo sovvenzioni ma spazio per aumentare il welfare”

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 «I nostri enti  sono gravati da una doppia tassazione che li comprime. Non chiediamo sovvenzioni ma solo spazio per aumentare il welfare: ridurre il contributo minimo obbligatorio, fornire prestiti agevolati e contributi per l’avvio dell’attività professionale e poi fondi a sostegno di chi non può svolgere momentaneamente la professione a seguito di eventi imprevedibili. Insomma bisogna costruire un sistema di welfare capace di far fronte a un orizzonte molto cambiato soprattutto per i più giovani».

E il giornalista de Il Corriere della Sera, Isidoro Trovato,  scrive:

La casta? Loro non l’hanno neanche conosciuta. Come quelli nati dopo il 1989 che non ricordano l’Urss, il muro di Berlino e il mondo diviso in due blocchi, i giovani che diventano professionisti oggi non conosceranno posizioni di rendita, categorie privilegiate, casta di potenti e benestanti.

Attenzione, non che tutti i professionisti si siano ridotti in povertà. Anzi. Il mondo professionale assiste a una polarizzazione sempre più accentuata: da una parte i più anziani (chiamiamoli over 40) che hanno potuto vivere situazioni economiche e sociali più convenienti e dall’altra i giovani (gli under 40) che sono incappati in una delle fasi più delicate e complesse della storia del nostro Paese dal dopoguerra a oggi.
I dati forniti dall’Adepp (Associazione degli enti previdenziali privati) parlano chiaro (vedi tabella): il reddito medio dei professionisti under 40 risulta, in media, inferiore del 48,4 per cento rispetto al reddito degli over 40. Tra le donne di generazione diversa la differenza percentuale sale fino al 55,8 per cento.

Obiezione: è fisiologico che i giovani guadagnino meno di chi ha 30 o 40 anni di professione alle spalle. Vero. Ma un conto è guadagnare di meno, altro è essere nelle condizioni di dover fare i salti mortali per arrivare a fine mese. Probabilmente chi ha sostenuto un lungo percorso formativo e abilitativo si attendeva qualcosa di più dalla professione. Naturalmente la crisi non colpisce tutti allo stesso modo: avvocati e architetti vivono la loro peggior flessione di sempre, veterinari, agronomi, chimici e geologi dichiarano un reddito annuo di circa 15 mila euro. Solo poco meglio vanno i geometri, i biologi e gli psicologi. Nel passato si poteva anche dubitare che qualcuno abusasse del nero (dubbio legittimo anche oggi) ma i giovani professionisti non parlano più di benessere, dichiarano di non riuscire più a far fronte alle spese previdenziali.

Caso eclatante quello degli avvocati: adesso che la legge forense ha posto come obbligatoria l’iscrizione alla cassa di categoria (pena la cancellazione dall’Albo) si parla di almeno 10 mila avvocati che usciranno dagli ordini professionali. Ma se le condizioni non saranno un po’ più morbide potrebbero essere almeno il doppio. Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’attuale crisi economica si è abbattuta su queste categorie che non hanno mai avuto un sistema di welfare capace di ammortizzarne gli urti.

«È proprio questa la richiesta che stiamo formulando da tempo – ribadisce Andrea Camporese, presidente dell’Adepp – abbiamo dimostrato la sostenibilità dei conti delle casse private per i prossimi 50 anni così come chiedeva il ministro Fornero. È stato uno sforzo titanico di razionalizzazione che ha anche gravato sulle tasche dei nostri iscritti. Ma quella storia non può e non deve finire qui».

Gli enti di previdenza privata da tempo chiedono delle misure specifiche ai giovani iscritti quanto meno per agevolare l’accesso alla professione e alla cassa. «I nostri enti – continua Camporese – sono gravati da una doppia tassazione che li comprime. Non chiediamo sovvenzioni ma solo spazio per aumentare il welfare: ridurre il contributo minimo obbligatorio, fornire prestiti agevolati e contributi per l’avvio dell’attività professionale e poi fondi a sostegno di chi non può svolgere momentaneamente la professione a seguito di eventi imprevedibili. Insomma bisogna costruire un sistema di welfare capace di far fronte a un orizzonte molto cambiato soprattutto per i più giovani».

Il governo Letta, sin dal suo insediamento, ha posto la questione giovanile in cima all’agenda. Un’attenzione rivolta anche al mondo degli autonomi. Un’emergenza che non è ancora chiaro se riguardi anche il mondo delle professioni. «Rappresentiamo un sistema che vale più del 10% del Pil – ricorda il presidente Adepp – è naturale che ci attendiamo che l’attenzione del governo riguardi anche i nostri ragazzi». Figli di una casta minore.

Isidoro Trovato