L’Europa vara la modernizzazione delle professioni. Camporese: “L’Italia risponda con politiche di sostegno”

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“L’accordo, siglato lo scorso 12 giugno, tra Parlamento e Commissione Europea che definisce le linee guida sul riconoscimento delle qualifiche professionali pone l’Italia di fronte ad un bivio: o la Politica metterà in campo azioni di sviluppo e di sostegno per i nostri professionisti o la crisi che sta già subendo il settore registrerà un ulteriore aggravamento” denuncia il presidente dell’AdEPP, Andrea Camporese.

 “La tessera professionale europea, una delle novità contenute nella direttiva UE, che consentirà al professionista di esercitare la propria professione in qualsiasi Stato Membro – spiega Camporese – conterrà anche tutte le informazioni “qualificanti” del lavoratore, comprese le proprie competenze linguistiche. La formazione continua ed aggiornata e la competitività non potranno non fare la differenza ed è indubbio che un professionista italiano è, anche per colpa della pressione fiscale che subisce, poco “appetibile” rispetto ad un collega tedesco o francese”.

 “Quando parliamo di “libera circolazione di idee e professionalità – sottolinea il presidente dell’AdEPP – dobbiamo tener presente due aspetti. Quello positivo, e per il quale ci siamo battuti, che riguarda l’ampliamento del mercato e quindi le possibilità maggiori di occupazione, e quello che è insito nella globalizzazione ossia la sempre più crescente richiesta di qualifica del lavoro. Sta a noi rispondere alla modernizzazione che in Europa è già in atto e che l’Unione Europea dimostra di voler perseguire”.

 “Un migliore accesso alle informazioni ed ai servizi di e-goverment richiesti agli Stati membri, l’armonizzazione dei requisiti minimi di formazione, l’istituzione di un meccanismo di allerta che informi tutti gli Stati se ad  un professionista sia stato imposto il divieto di esercitare l’attività e la stessa professional card, sono solo alcune delle norme contenute nel documento europeo – conclude il presidente dell’AdEPP – che vanno verso la direzione che noi abbiamo sempre auspicato e per la quale ci siamo sempre impegnati: ossia il riconoscimento della professione collocata in una più ampia strategia per rilanciare l’economia e il lavoro. A Bruxelles è stato possibile raccogliere i frutti del nostro lavoro. Auspico che qualcosa cambi anche nel nostro Paese”.