Camporese: “Alle Casse un’imposizione fiscale che non ha eguali in Europa. Forse evitato l’aumento al 26%”

773

Il Presidente dell’AdEPP, durante il convegno di apertura della Giornata Nazionale della previdenza, ha sottolineato come gli Enti di previdenza privatizzati siano discriminati fiscalmente, che a differenza delle altre forme di primo pilastro Europee, sopportano un’imposizione fiscale al pari di qualsiasi altro investitore. E ricorda che in 17 paesi dell’Europa la tassazione delle rendite finanziarie degli enti di previdenza è pari a zero.

“Siamo tassati – ha denunciato Camporese – come un fondo speculativo. Un aumento della tassazione al 26% farebbe lievitare ulteriormente la forbice che già esiste tra enti gestori di pensioni di primo pilastro e i fondi di previdenza complementare, che hanno una tassazione agevolata ferma all’11 per cento”. A oggi, con la tassazione delle rendite finanziarie al 20%, i costi a carico della previdenza privata ammontano a circa 450 milioni di euro. L’incremento di altri 6 punti percentuali innescherà inevitabilmente un meccanismo che andrà a riverberarsi sulla futura pensione dei liberi professionisti.

“Con la tassazione al 26% anche per le Casse continua Camporese – si mette in atto una grave lesione del diritto, per gli iscritti, a essere considerati uguali agli altri cittadini italiani ed europei. hi versa i propri contributi pensionistici all’INPS non è soggetto ad alcuna tassazione, mentre chi è iscritto a una cassa di previdenza privata ha una tassazione compresa tra lo 0 e il 3%”.

L’inasprimento impositivo si andrebbe anche ad aggiungere ad un regime fiscale che, caso unico in tutta Europa, prevede che i contributi versati dai professionisti siano soggetti ad una doppia tassazione. La prima sui rendimenti delle somme affidati agli enti, la seconda sul vitalizio erogato successivamente, che, a differenza dei fondi pensione complementari, viene tassato per intero, compresa la quota di plusvalenza guadagnata nel corso degli anni.sia sugli utili realizzati delle casse,  sia quando la prestazione viene erogata.  La maggior parte dei nostri vicini trattiene  le imposte solo sull’assegno. E anche quelli che tassano la fase si accumulo hanno  fissato aliquote comprese tra lo zero virgola e il 3%. 

“Quello che si schiude, adesso, è più di uno spiraglio per evitare il rincaro del prelievo sulle entrate dagli investimenti effettuati dagli istituti giacché è interessata la maggioranza di Governo in tutte le sue componenti nella revisione di una norma, contenuta nel decreto 66/2014 che imporrebbe al sistema privatizzato uscite particolarmente rilevanti, che inciderebbero sugli assegni e sulle misure di assistenza destinati a migliaia di persone. Questa volta sembra proprio che saremo ascoltati”.