Tajani: “Basta con la politica del rigore e legata alla finanza”

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“La Ue così come è non va, deve essere cambiata. ce lo hanno fatto capire gli elettori, ce lo chiedono le imprese italiane. La riduzione del debito pubblico non può essere l’unico obiettivo da raggiungere, servono urgentemente scelte che vadano verso un’armonizzazione fiscale”, così l’uscente Vice presidente della Commissione europea, Antonio Tajani, durante un incontro tenutosi presso la Rappresentanza italiana.

“Per uscire dalla crisi – ha sottolineato Tajani – bisogna investire sulla crescita. La politica legata alla finanza, alle banche, non è stata in grado di reggere all’urto, per questo dobbiamo mettere l’industria e le Piccole e medie imprese al centro di una nuova azione perché senza queste non c’è crescita, non c’è sviluppo e non c’è occupazione. Entro il 2020 il 20% del Pil dovrà provenire da tutto ciò che è economia reale”.

E il Vice presidente, ancora in carica per poche settimane, ha spiegato i 4 obiettivi da raggiungere. Il primo riguarda l’accesso ai mercati e al credito. Per il primo serve una politica commerciale più intelligente, visto che per Tajani “fino ad ora è stata un poco  naif. Non siamo riusciti a difendere il principio di reciprocità. Dobbiamo pensare ad una politica della concorrenza che si basi su regole precise, a tutela di ogni Stato membro, che sappia analizzare un mondo che è sottoposto alle regole della globalizzazione. E serve soprattutto un accesso al credito reale, possibile, immediato, fruibile. Le banche devono e possono modificare anche quanto stabilito da Basilea 3 visto che una visione troppo rigida si sta traducendo di fatto in una chiusura di aiuti per le Pmi. La Bce non può occuparsi solo di lotta all’inflazione, deve essere messa nelle condizioni anche di stampare moneta, di svalutarla quando è troppo forte, quando impedisce di fatto l’esportazione . La qualità dei prodotti italiani potrebbe avere margini più alti nei mercati mondiali. La Bce dovrebbe assomigliare sempre più alla Federal Reserve, parte integrante di un sistema che contribuisca alla crescita”.

“Certo – spiega Tajani – dobbiamo mettere in campo un’azione di diplomazia europea sempre più forte, che sappia combattere la delocalizzazione delle imprese e ne favorisca l’internazionalizzazione. E qui diventa indispensabile una armonizzazione della fiscalità. Anche e soprattutto nel nostro Paese dove la pressione fiscale strangola le imprese ed impedisce qualsiasi investimento rendendole sicuramente meno competitive del resto d’Europa. L’italia ha una pressione fiscale del 35% in più della Germania. I costi energetici sono maggiori del 30% della Francia. Come si può parlare o solo pensare di diventare competitivi? Oltretutto ci portiamo dietro un fardello burocratico di dimensioni ciclopiche. Noi dobbiamo permettere che la nascita di un’impresa costi 10 euro, avvenga in 3 giorni ed abbia il via libera entro 1 mese. Dobbiamo diminuire i ritardi spaventosi della giustizia sia civile sia amministrativa e dobbiamo assolutamente eliminare quelli legati ai pagamenti della Pubblica Amministrazione verso le imprese”.

“Ed infine – conclude l’eurodeputato e Vice presidente uscente, Antonio Tajani – dobbiamo accettare che il patto di stabilità non sia un dogma, che deve essere valutato ed interpretato dalla Ue, così come ha fatto per la Germania e la Francia”.