Padoan: “Tutti devono accellerare il cambiamento”

478

I prezzi hanno un andamento “molto preoccupante” che “ci fa ballare pericolosamente sul sentiero della possibile deflazione”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan parlando alla riunione Cosac in Senato. Il rischio e’ di “un ulteriore elemento di problematicita’ per una politica di creazione dei posti di lavoro in Europa“. Padoan ha ricordato che “in passato l’Unione Europea ha parlato spesso di crescita ma salvo qualche eccezione non l’ha mai messa al centro della sua agenda, perché la crescita veniva data per scontata. Tra le strade da seguire per riprendere il cammino della crescita “bisogna anche riprendere gli investimenti, che sono calati dovunque in assenza di stimoli efficienti. Riprendere gli investimenti coglierebbe più di un obiettivo: darebbe stimolo alla domanda, stimolerebbe l’offerta e permetterebbe di sfruttare le opportunità offerte da una politica di riforme strutturali diffuse”. ”Negli anni ’80 si comincia a percepire il problema”, la parola di moda allora era ‘eurosclerosi’, per indicare che ”il continente nella sua interezza faceva fatica a tenere il passo con altre economie più dinamiche”. Allora ci fu una ”risposta importante, strategica, che si chiamava mercato interno”, ricorda il ministro. All’inizio degli anni 2000, prosegue Padoan, ”c’è stato un ulteriore sforzo molto importante, attraverso l’agenda di Lisbona, che collegava le prospettive di crescita e di occupazione con la new economy basata sull’innovazione”. Un’idea che ”forse aveva il suo limite nel non predisporre un sistema di governance sufficientemente forte e incentivante, affinché gli stati potessero prendere le decisioni necessarie per tradurre le idee in innovazione e crescita”. Il problema della governance, secondo il ministro, ancora oggi ”è al centro delle questioni europee per quanto riguarda la crescita”.

“Tutti siamo interessati a costruire un’Europa piu’ efficiente e piu’ efficace – ha continuato Padoan – che produca ricchezza e occupazione. Il punto e’ se la soluzione debba essere frutto della somma di politiche nazionali o quale valore dare a un’ulteriore integrazione? Credo che la mia preferenza sia chiara: soluzioni nazionali sono necessarie ma non sufficienti”. Di fronte alla complessita’ dei problemi attuali “non esiste la bacchetta magica per riportare l’Europa sul sentiero della crescita e dell’occupazione. Di fronte a una crisi cosi’ complessa – ha concluso – dobbiamo usare tutti gli strumenti a disposizione, Europa 2020 ha questa ambizione, un quadro comune in cui tutti gli strumenti si rafforzino a vicenda, tutti dobbiamo farcene carico. Tutti devono accelerare il cambiamento, compresi quei paesi che non hanno subito la crisi. E maggiore integrazione significa anche costruzione di istituzioni comuni, un incentivo forte a prendere giuste azioni di politica economica e sociale”.