La formazione sotto la lente di ingrandimento

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Isfol e  Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Direzione generale per le politiche attive e passive del lavoro insieme per capire e far capire molto di più sulla formazione che il nostro Paese ha messo in atto nel biennio 2013-2014.

Nella prima parte, utilizzando i risultati di alcune fondamentali indagini internazionali (la Labour Force Survey, la Adult Education Survey e la Intangibile Assets Survey, una nuova indagine sugli investimenti intangibili e in capitale umano), il rapporto fornisce le dimensioni della formazione per i lavoratori e le imprese in Italia e in Europa.

Nella seconda parte, invece, vengono analizzate le specifiche policy a supporto della formazione continua in Italia, con riferimento particolare agli strumenti di finanziamento per la formazione continua e alle politiche a sostegno delle competenze degli adulti e dello sviluppo del sistema. Conclude la seconda parte del rapporto, uno sguardo agli strumenti per il sostegno e la promozione degli investimenti in formazione nei diversi sistemi europei. In appendice: caratteristiche degli Avvisi emanati nel corso del 2014 dai Fondi interprofessionali; dettaglio cartografico delle adesioni ai Fondi interprofessionali.

E non poteva mancare una analisi della situazione euroepa e di conseguenza delgi Stati membri. Nel rapporto, infatti, si legge….

“La misurazione dei livelli di partecipazione della popolazione adulta alle attività di lifelong learning, e il relativo andamento nel tempo, sono oggetto di sistematica attenzione da parte delle istituzioni europee da almeno quindici anni. Si tratta di un tema che ha una lunga tradizione in molte delle culture che compongono il mosaico europeo; pertanto, non sorprende l’attenzione che gli è riservata: una cittadinanza (e una forza lavoro) propensa alla costante manutenzione delle proprie competenze rappresenta uno dei cardini attorno al quale tentare di realizzare l’ambizioso progetto di rendere l’Europa l’economia basata sulla conoscenza più competitiva al mondo, ma capace al tempo stesso di essere anche equa e inclusiva. In particolar modo, a livello comunitario, l’attenzione si è focalizzata sui livelli di partecipazione della popolazione adulta in età attiva2, fissando precisi parametri da raggiungere entro un arco di tempo stabilito.

In realtà, come fotografato anche dal relativo benchmark, quello della partecipazione degli adulti è uno dei versanti in cui i risultati ottenuti sono meno in linea con le aspettative e, soprattutto, sono ancora disomogenei tra i singoli Stati membri. Infatti, come già divenne evidente nel decennio della Strategia di Lisbona, sarebbe stato molto difficile, per la platea della popolazione adulta in età compresa fra i 25 e i 64 anni partecipante ad attività formative raggiungere il livello fissato al 12,5%4. Nel contempo, si andava ampliando anziché restringersi il divario tra i Paesi con i maggiori livelli di partecipazione e quelli con la minor propensione alla formazione lungo l’arco della vita. Tale stato di cose non è mutato nel corso degli anni e se nel suo insieme, pur lentamente, l’Europa sta avvicinandosi al raggiungimento dell’obiettivo del 15% entro il 2020, non bisogna dimenticare che dietro al dato medio continuano a nascondersi sensibili disallineamenti tra differenti blocchi di Paesi”.

C’è da dire, e il rapporto lo sottolinea, che la crisi ha segnato un punto di rottura. Come pensare di investire nella formazione quando il lavoro stesso ha subito un vero e proprio terremoto? Nello studio si legge ….”non si può trascurare il peso esercitato dalla crisi economico-finanziaria, che ha colpito le economie più evolute del pianeta e che, in Europa, ha portato ad una profonda rimodulazione degli investimenti e, non di rado, a una rivisitazione della spesa complessivamente sostenuta da attori sociali, tanto pubblici quanto privati”.

E scorrendo i dati nulla di nuovo sotto il ponte…

“Gli Stati in cui la popolazione adulta partecipa maggiormente ad attività formative sono quelli del Nord Europa e, segnatamente, quelli dell’area scandinava, seguiti dall’Olanda, dalla Gran Bretagna e dalla Francia; sono Paesi in cui la propensione e la fruizione alla formazione, al di là delle maggiori indubbie possibilità offerte dal sistema, vengono percepite come una sorta di dovere “civico” e vissute come un diritto per la persona e un fattore necessario per l’individuazione di posti di lavoro qualificati”.

Per lo stato di salute della formazione nel nostro Paese vi rimando a http://bw5.cilea.it/bw5ne2/opac.aspx?web=ISFL&opac=Default&ids=20239