Enpam…la Cassa che gode di ottima salute

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L’Ente di previdenza dei medici ed odontoiatri raggiunge la sostenibilità a 50 anni ma non si accontenta e chiede ad un attuario e ai Ministeri la verifica triennale. Perché? Perché, come ha scritto nel suo nuovo logo, la sicurezza viene prima di tutto. Ecco l’intervista al Presidente Alberto Oliveti.

Nel nuovo logo Enpam avete inserito “sicurezza”, una parola che, nel campo medico, ha una connotazione ben precisa….
La sicurezza per noi è un concetto che si declina in molti ambiti. Ovviamente la sicurezza che deve essere assicurata al paziente ma anche ad altri soggetti. Al nostro iscritto che garantiamo non solo attraverso la sostenibilità raggiunta con la riforma del patrimonio finanziario, dimostrata con i dati di bilancio, ma spingendoci oltre. Un attuario indipendente e gli esperti dei Ministeri vigilanti,  infatti, riesamineranno l’andamento delle nostre pensioni ogni tre anni. C’è la  garanzia della sicurezza del futuro che supportiamo con azioni che, semplificando, riportano ad una nuova idea di welfare integrato ed allargato, e che è ormai diventata un tutt’uno con il monitoraggio continuo che facciamo sull’andamento del mondo del lavoro, con un occhio attento sulle prospettive dei giovani, i primi a pagare la mancanza di una programmazione nazionale e strategica. Abbiamo pensato a un supporto ai colleghi che vada anche al di là della previdenza e dell’assistenza tradizionale. Perché la previdenza e il lavoro sono facce della stessa medaglia e perché abbiamo bisogno di rafforzare il patto intergenerazionale su cui si regge tutto il nostro Sistema. Abbiamo un progetto che si chiama Quadrifoglio, per operare appunto su quattro fronti: copertura sanitaria integrativa, assicurazioni per responsabilità civile professionale e long-term care, previdenza complementare e accesso al credito. E poi c’è la sicurezza della partecipazione e conoscenza puntuale del proprio Ente, la sicurezza della trasparenza. Il nostro obiettivo è far sì che i nostri iscritti in ogni momento sappiano quale sia il valore reale dei risparmi previdenziali che ci hanno affidato. Ad esempio quest’anno abbiamo pubblicato per la prima volta i  dati sulla redditività degli investimenti in corso d’anno.

Ed infatti dalla busta arancione alla video consulenza sta decisamente cambiando il rapporto tra l’Enpam e i propri iscritti
Ci siamo posti il problema di come essere più prossimi agli iscritti. Per esserlo, dobbiamo avere un contatto diretto e migliore sia con loro sia con quelli che riteniamo i nostri operatori sul territorio, i 106 ordini professionali. Da qui la necessità di un miglioramento del flusso di informazioni e comunicazioni che dalla centralità passi alla territorialità e gli ordini possono soddisfare al massimo questa esigenza. La loro capillarità e capacità di intercettare i bisogni della categoria è fondamentale per la riuscita di un progetto destinato a costruire servizi sempre più su misura degli iscritti come ad esempio quello della busta arancione. Sul sito della Fondazione, ogni medico e odontoiatra può visualizzare in tempo reale quale sarà l’importo del suo assegno futuro ma se questo non dovesse bastare, se avesse altri quesiti o necessita di chiarimenti chiunque potrà ricorrere alla consulenza di un funzionario Enpam con il quale parlare in collegamento video. Si rivolgerà al proprio Ordine se questo avrà aderito all’iniziativa proposta dall’Enpam e lì potrà prenotarsi, nel giorno fissato per l’appuntamento potrà collegarsi in video conferenza e trovare le risposte di cui ha bisogno. E’ indubbio il duplice fine di valorizzare da una parte il rapporto tra Ente ed Ordini e dall’altra di velocizzazione il servizio stesso.

Busta arancione uguale previsione del futuro assegno pensionistico. Quando parliamo di prestazioni future non possiamo non parlare dell’adeguatezza di queste soprattutto in un mercato del lavoro in forte sofferenza. Un problema che si potrà porre anche per i giovani medici ed odontoiatri?
Qui entra in ballo il patto intergenerazionale. Quando parliamo di prestazioni future dobbiamo tener conto di due vettori, uno collettivo e uno individuale.
Abbiamo dimostrato la sostenibilità a 50 anni come richiesto dalla Riforma Fornero che è una sostenibilità collettiva, di Sistema e che, però, si rapporta alle varie filiere individuali.
Noi dobbiamo gestire una problematica senza intervenire sui diritti acquisiti. Ad oggi i numeri tra entrate e pensionamenti non sono preoccupanti, ci preoccupa quella che viene chiamata la “fuga di cervelli” perché è chiaro che  se dovesse ridursi il numero delle persone che si iscriveranno si potrebbe aprire un problema. Se i colleghi vanno fuori dai confini nazionali può essere un arricchimento, il problema è se non sono nelle condizioni di poter tornare. L’Italia deve essere attrattiva per la questione sanitaria, della salute, della ricerca a prescindere dai cambiamenti che ci possano essere. Partendo dalla convinzione che l’acqua passata ormai non macina più e che non si possa più seguire la corrispettività “tanto mi dai tanto riceverai”, ha un ruolo fondamentale il patto intergenerazionale. Se da un lato,  la pensione che si riceve deve essere commisurata ai contributi che si sono versati, dall’altro, deve esserci equilibrio tra generazioni, per questo motivo stiamo creando un sistema di assistenza strategica integrata per far sì che i giovani possano recuperare in altri modi ciò che sono stati costretti a perdere dal punto di vista previdenziale rispetto alle generazioni precedenti. Ed infatti tra le agevolazioni di cui parlavamo prima c’è quella che riguarda la previdenza complementare, per la quale è stata prevista l’iscrizione gratuita ai giovani fino a 35 anni. Noi abbiamo deciso di dare supporto e sostegno alla categoria, in una visione strategica del nostro operare. Ora vanno programmate politiche che vadano da una parte a rafforzare le tutele sul lavoro e dall’altra a rilanciare il lavoro stesso.

E parlando di politiche ricadiamo su temi legati a nuove norme e bozze di decreti come quello sul credito d’imposta che lei ha definito un cerotto
Su quest’ultimo è innegabile che sia stato fatto un piccolo passo che da’ origine però ad un doppio sentimento. Registriamo che c’è il riconoscimento, piccolo, che le nostre tesi hanno e avevano del vero, ma non posso non definirlo un cerotto perché viene dopo averci bastonato con norme che sono veri e propri attentati alla privatizzazione, dalla doppia tassazione alla spending review, dalla cogenza del ruolo pubblico al codice degli appalti. Dopodiché una norma  che arriva ad anno ormai inoltrato non consente di indirizzare molti fondi, quindi, ritengo che tale credito d’imposta per il 2015 si rivelerà soltanto parzialmente fruibile. L’iniziativa dell’esecutivo non modifica, comunque, le nostre linee d’investimento che rimangono vicine allo sviluppo della professione dei nostri iscritti in termini di ricerca, di residenzialità e di domiciliarietà degli anziani, della promozione dei corretti stili di vita della persona, che consentono un aggravio minore sulle casse della sanità pubblica. I filoni di investimento dovrebbero comprendere anche altro come la sovvenzione della ricerca e il sostegno all’invecchiamento della popolazione. Quello che fa rabbia è pensare ad uno Stato che si pone il problema dell’innovazione, della ricerca e di dare un lavoro prossimo futuro che faccia intravedere la luce alla fine del tunnel e rischia invece di far arrivare dal tunnel un treno che travolge tutto e tutti. Noi siamo ottimisti sul futuro del nostro Paese, abbiamo fiducia sulle nuove leve ma solo se verranno messe nella possibilità di esercitare.

Come?
Noi abbiamo stanziato 150milioni da investire nella ricerca. Nello sport c’è bisogno di un campione ma anche di un campo. Noi siamo convinti che i campioni nazionali li abbiamo già, tanto è vero che dietro molti brevetti sviluppati all’estero che fanno la fortuna di molte multinazionali ci sono spesso le menti italiane. A mancare invece sono i campi dove i ricercatori possano giocare.  Siamo poco attrattivi per le idee, dobbiamo quindi costruire una rete di supporto e di collegamento che consenta ai medici ed odontoiatri di dare il meglio di sé anche nel proprio Paese. Anche attraverso la costruzione di più campi si costruisce la sicurezza del futuro.
Ed intanto continuate a costruire la formazione dei vostri iscritti e dei vostri funzionari con uno sguardo all’Europa
Sulla formazione professionale io credo che il vero garante debba essere l’ordine. Noi stiamo cercando una comunicazione efficace che sia anche una narrazione. Lo facciamo sia attraverso gli organi di comunicazione sia con la  presenza continua dei vertici. Io faccio in media 40 incontri all’anno, il vice presidente mi sta un poco dietro e nel frattempo l’idea della formazione legata alla narrazione si sta completando, grazie anche al potenziamento della rete informatica e dei progetti di cui parlavamo prima. Grande centralità nella formazione/comunicazione hanno le riforme, la capacità attuariale e l’autodefinizione dei nostri destini. L’Enpam lo immagino come una navicella che deve avere i suoi 106 punti di appoggio, con le antenne in Europa e la regia a Roma. Io credo che si debba stare dove sgorga la fonte e la fonte normativa è indubbio che scaturisca dall’Europa. Infatti dall’Europa arrivano grandi possibilità anche per i giovani medici per questo abbiamo lanciato sul nostro sito una sezione ad hoc per raccogliere i programmi finanziati da Bruxelles che interessano le categorie professionali dei suoi iscritti. I bandi, sono disponibili alla pagina www.enpam.it/fondiUe. Tra gli ultimi pubblicati sul portale spiccano un premio da 1 milione di euro destinato a chi saprà individuare un test per stabilire se il paziente necessita di un trattamento antibiotico o no, e un finanziamento da 2 milioni a sostegno di progetti di ricerca e innovazione della Regione Lazio. Dallo scorso anno, grazie all’approvazione dell’Action Plan for Entrepreneurship 2014-2020 voluto dalla Commissione europea, i liberi professionisti sono equiparati alle Piccole e medie imprese e possono, quindi, concorrere per ottenere bandi e finanziamenti comunitari, spetta anche a noi intercettare le possibilità e informare i nostri iscritti. Dobbiamo fare un lavoro profondo, tracciare le linee verticali che dalla periferia tocchino il centro e l’Europa per creare quella comunicazione e quella unione tra varie professioni e tra colleghi che lavorano nei vari Stati membri . e che portino alla costruzione anche di azioni comuni. La presenza diretta a Bruxelles è un elemento fondamentale.

Nell’ultima ricerca targata Almalaurea si evidenzia come nel nostro Paese serva più meritocrazia e trasparenza….anche nel settore medico e odontoiatrico ?
Siamo convinti che esistono problemi di corruzione, familismo e coacervi di leggi che non si capisce bene a cosa servano. Noi riteniamo che uno dei modi per creare le condizioni ottimali sia aprire più campi di gioco, se creo un unico campetto questo verrà sicuramente presidiato, se ne creo diversi annullo i meccanismi di controllo “sbagliati”. C’è bisogno di un gioco di squadra e che ognuno faccia la propria parte.

Prossimi eventi e appuntamenti?
Il prossimo 6 maggio abbiamo organizzato a Roma un convegno sulla digital devolution e l’impatto su professioni sanitarie, sui meccanismi di tutela della salute, sul ruolo della ricerca nonché sull’organizzazione del lavoro, su nuove competenze e profili normativi.

E poi ci sono le elezioni
Stiamo aspettando l’approvazione dello Statuto. Le parole d’ordine sono: i numeri e i fatti nel rispetto delle regole. Sono convinto che le prossime elezioni saranno più attente e sanciranno una nuova integrazione tra la componente rappresentativa e quella esecutiva, tra le due professioni e le varie categorie.
Obiettivo: lanciare un progetto che oltre a dare una previdenza corrispettiva metta in campo il sostegno strategico alle criticità riuscendo a garantire il flusso contributivo

Ci saranno I Giochi Mondiali della Medicina e della Sanità, parteciperà?
Si da spettatore…