Al Sud tzunami occupazione e dalla Naspi un’opportunità

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DALLA DISOCCUPAZIONE PUO’NASCERE L’OPPORTUNITA’ DI APRIRE UN’ATTIVITA’ PROFESSIONALE

Ci sono opportunità che a volte non vengono considerate o, forse, nemmeno sono conosciute.

Con la circolare n. 94 del 12 maggio 2015, l’Inps ha pubblicato le istruzioni operative relative alla Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI). In particolare, il decreto legislativo n. 22 del 4 marzo 2015, recante “Disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183”, pubblicato nella G.U. n. 54 del 6 marzo 2015, ha dettato nuove norme in materia di ammortizzatori sociali, in conformità con l’art. 38, secondo comma, della Costituzione, il quale sancisce il diritto dei lavoratori a forme di tutela contro la disoccupazione. Nello specifico, l’art. 1 del suddetto decreto istituisce, a decorrere dal 1° maggio 2015, una indennità mensile di disoccupazione denominata Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per l’Impiego (NASpI), avente la funzione di fornire una tutela di sostegno al reddito ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che abbiano perduto involontariamente la propria occupazione. La NASpI sostituisce le indennità di disoccupazione ASpI e mini ASpI, con riferimento agli eventi di disoccupazione verificatisi dal 1° maggio 2015. Per evento di disoccupazione si intende l’evento di cessazione dal lavoro che ha comportato lo stato di disoccupazione.

La circolare dell’INPS conferma, alla voce (Incentivo all’autoimprenditorialità) la possibilità, già prevista con la ASpI per un lavoratore che abbia perso il lavoro e che abbia diritto alla NASpI, di richiedere la liquidazione anticipata in un’unica soluzione dell’importo complessivo del trattamento che gli spetta a titolo di incentivo per l’apertura di un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale.

Il lavoratore che intenda avvalersi di questa possibilità deve presentare all’INPS domanda di anticipazione in via telematica entro 30 giorni dalla data di inizio dell’attività.

TSUNAMI OCCUPAZIONE

I giovani del Meridione sono i nuovi emigranti. L’84,4% di loro si dichiara, infatti, disposto a trasferirsi ovunque pur di trovare un lavoro. Se le offerte arrivano dall’estero tanto meglio, infatti, oltre il 50% dichiara di essere disposto a trasferirsi stabilmente in un altro paese per migliorare il proprio lavoro. Ma non solo. Chi resta anche trovando lavoro deve fare i conti con una occupazione che disattende le proprie aspettative e gli investimenti improntati per un futuro migliore.

E’ quanto emerge dal Rapporto Giovani, l’indagine promossa ed elaborata a partire da un panel di 5000 giovani tra i 19 e i 32 anni dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.

Secondo l’indagine la disponibilità a spostarsi è più alta per chi ha titolo di studio maggiore, questo significa che la mobilità tende ad impoverire non solo quantitativamente ma anche qualitativamente la presenza dei giovani nel territorio di origine. In particolare il 73% di chi ha solo la scuola dell’obbligo è disposto a trasferirsi stabilmente (in Italia o all’estero) contro l’86% dei laureati. Inoltre, solo il 43% di chi ha titolo basso è pronto ad andare all’estero, contro il 52% dei laureati.

Inoltre, i divari tra nord e sud sulla stabilità del lavoro e sul guadagno sono decisamente ampi. Un giovane meridionale su tre non è soddisfatto del lavoro che svolge conto uno su quattro nel Nord. E che dire della scarsa fiducia nelle istituzioni e in particolare nella possibilità che la politica locale sia in grado di migliorare le condizioni di vita e lavoro dei cittadini? 23% per i giovani italiani in generale, 17% per i giovani del Sud.

“Rispetto alla fiducia nelle proprie capacità e al considerarsi – ha spiegato il professore Alessandro Rosina, tra i curatori dell’indagine, durante la presentazione della ricerca – la principale ricchezza del proprio paese non c’è molta differenza tra giovani meridionali e settentrionali. Oltre il 90% degli intervistati dal “Rapporto giovani” dell’Istituto Toniolo è infatti convinto, con omogeneità su tutta la penisola, di essere la risorsa più importante che l’Italia dovrebbe mettere in campo per tornare a crescere. Quello che fa la differenza tra Nord e Sud sono, da una lato, le opportunità di trovare lavoro e la qualità dell’occupazione. Come be noto, è molto più alta la probabilità che finiti gli studi un giovane del Sud non riesca a trovare un lavoro. Se poi un lavoro lo trovano, più spesso nel Sud è di bassa qualità. In particolare pesa l’instabilità e le basse remunerazioni, indicati come aspetti problematici da oltre la metà dei giovani occupati nel meridione. Inoltre maggiore nei ragazzi meridionali è la sfiducia nella classe dirigente locale e nelle prospettive future di miglioramento. La conseguenza è che per i giovani del Sud risulta molto più drastica la decisione tra rimanere ma doversi accontentare a rivedere al ribasso le proprie aspettative lavorative e i propri obiettivi di vita, o invece andarsene altrove. Solo il 16% è infatti indisponibile a trasferirsi. Se però in passato come destinazione prevaleva il Nord Italia, ora più della metà degli under 30 meridionali punta a un possibile volo direttamente all’estero”.

“A progettare di andarsene – ha continuato Rosina – sono ancor più i laureati e gli studenti, mentre i più rassegnati a rimanere sono i Neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano. IL rischio è quindi quello di impoverire non solo quantitativamente ma anche qualitativamente la presenza delle nuove generazioni nelle regioni meridionali, andando ad erodere la componente che maggiormente può contribuire alla rinascita del territorio. La sfida è quindi quella di costruire condizioni per rimanere oltre a quelle per riattrarre chi è andato a studiare o a fare esperienze di lavoro al Nord o oltre confine. Molti giovani emigrati sarebbero disposti a tornare anche con opportunità inferiori a quelle che trovano negli altri paesi sviluppati, purché però in presenza di un processo solido e credibile di miglioramento a cui possano contribuire da protagonisti”.