Coworking, il futuro abita qui

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Non solo condivisione degli spazi ma un nuovo modo di essere ossia riunire le competenze affini e complementari così da offrire un servizio migliore. E come nelle milgliori tradizioni favolistiche potremmo iniziare a parlare di Coworking dicendo “C’era una volta l’ufficio”…per poi immergerci nel futuro.

Già perché il domani, secondo ricerche, studi e indagini, è già oggi, e il tutto è governato da un’innovazione che va alla velocità della luce. Anche nell’idea di lavoro inteso sia come organizzazione sia come spazi. Nell’era della globalizzazione, ormai anche questa è sorpassata, gli open space della mente sono governati dalla rivoluzione del digitale. In America, ad esempio, 30milioni di lavoratori sono freelance e si stima che entro il 2020 il 40% della popolazione attiva sarà indipendente. E non stiamo parlando solo del telelavoro e dei contratti a progetto ma di un modo di concepire ed organizzare il lavoro e soprattutto di reinventarsi che va oltre la scrivania e la sala riunioni.

Basta pensare che sempre negli Stati Uniti c’è una start up che vale 5 miliardi di dollari che si chiama We Work, fondata da un trentenne che ha già rivoluzionato il “mondo dell’ufficio”. Pagando un canone mensile di 350 dollari si ha accesso a uno dei 29 uffici in coworking sparsi in dieci città degli Usa. Ed oggi We Work è sbarcata anche in Italia. Che cosa è e in che cosa consiste? Basta visitare il sito e leggere…

L’Associazione We Work Italia è una rete grazie alla quale imprenditori sociali, creativi e professionisti, avvalendosi di uno spazio di coworking, possono accedere a risorse, lasciarsi ispirare dal lavoro di altri, avere idee innovative, sviluppare relazioni utili, individuare opportunità di mercato e formarsi una vision che li condurrà inevitabilmente a rivoluzionare il proprio modo di lavorare. We Work Italia vuole essere un nodo di questa rete e un centro dedicato esclusivamente all’innovazione sociale e alle persone che la promuovono. Coloro che entrano in We Work Italia sono persone molto diverse tra loro. Imprenditori e operatori del non-profit, liberi professionisti e giovani studenti accomunati da un fondamentale interesse: la ricerca di un modo di lavorare che renda radicalmente migliore la propria vita e il mondo in cui viviamo. Siamo utopisti? Eppure siamo fermamente convinti che un modo per rendere migliore la nostra vita e il mondo che viviamo c’è e passa attraverso la condivisione e la cooperazione, che non possono prescindere dal mettere al centro la Persona, con le sue emozioni e attitudini, oltre che le sue competenze, conoscenze e capacità. La vera rivoluzione è la condivisione del sapere, saper fare e saper essere. ..

Insomma quella che qualcuno ha definito  la facebook degli uffici è già una realtà così come il coworking è, soprattutto nel gergo delle nuove generazioni imprenditoriali e dei professionisti, l’idea di uno spazio senza confini dove tutto è possibile, fruibile ed immediato e perché no economico visto che parliamo di condivisione, a volte anche di spazi fisici, ma sempre più di una condivisione di professionalità o di professione. Infatti, lo stesso Osservatorio Smart Working Politecnico di Milano ha rilevato che il 67% delle aziende italiane ha già attivato qualche iniziativa di questo genere mentre nel Bel Paese sono più di 300 i coworking che coinvolgono migliaia di persone, dato già vecchio oggi visto che ogni giorno nascono nuove iniziative.  Uno degli esempi di maggior successo è quello di Talent Garden, l’ufficio incubatore di start up,  nato da un’idea ben chiara: fare degli spazi condivisi una fucina di idee e diventare una delle più forti community di professionisti del digitale in Italia. Oggi è il primo aggregatore di talenti con migliaia di persone che transitano negli spazi. A Milano sono sorti Piano C, pensato per le mamme freelance, e Login che si occupa dei talenti della tecnologia. A Torino è nato Toolbox, il laboratorio dei makers, gli artigiani 2punto zero e a Roma gli Anticaffé, veri e propri bar che offrono wi fi e spazi per lavorare. E che dire di Cowo nata nel 2008 in un ufficio di Lambrate a Milano? Diventata un network di spazi di coworking, oggi è composto da 114 uffici condivisi in 65 città in Italia e in Svizzera.

E l’ultima frontiera che si sta abbattendo è quella della residenza. Una nuova generazione di professionisti, infatti, ha deciso di “esternalizzare” la propria abitazione  rendendola mobile. In America li chiamano “i nomadi digitali”, sono creativi, sviluppatori, grafici, che cambiano sede a proprio piacimento o secondo la convenienza tanto per loro e in loro aiuto è arrivata anche una piattaforma che fa incontrare “domanda ed offerta” “dialogo e scambio”. Si chiama Digitalnomadijobs.com. E qui ci fermiamo dandovi però appuntamento a Berlino dove, a fine luglio, si terrà la prima grande convention dei nomadi digitali.