Italia, frode anche sui fondi europei. Lo dice Olaf

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L’Italia è tra i Paesi in cui s’è registrato e perseguito il maggior numero di frodi a danno dei fondi europei. Ma è anche tra i più capaci a reagire. E’ quanto segnala l’ultimo rapporto dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) (in allegato) presentato a Bruxelles, dal direttore, Giovanni Kessler. In tutto sono 61 i casi, alle quali si aggiungono sette indagini condotte direttamente dall’Olaf nel corso del 2014 e riguardanti l’utilizzo di fondi comunitari da parte delle amministrazioni nazionali o regionali italiane. Nel 2014 – si legge nel rapporto – si sono raggiunti risultati eccellenti nella lotta contro le frodi nell’Unione: un anno record con il numero di raccomandazioni più alto, ben 1417, dalla sua creazione.

L’OLAF ha il compito di individuare, esaminare e bloccare le frodi a danno dei fondi dell’Unione europea. Il nostro lavoro produce risultati concreti e garantisce che il denaro dei contribuenti sia utilizzato per i fini previsti, creando posti di lavoro e crescita in Europa” – ha dichiarato il direttore generale dell’OLAF, Giovanni Kessler, nel corso di una conferenza stampa. –  “Il bilancio della nostra attività d’indagine nel 2014 conferma i brillanti risultati ottenuti dall’OLAF lo scorso anno. Ci siamo concentrati sui casi in cui il nostro intervento risulta particolarmente necessario e può conferire un effettivo valore aggiunto, ossia su indagini complesse in settori quali i fondi strutturali, le dogane, il contrabbando, gli scambi commerciali e gli aiuti esterni. Questi casi permetteranno di recuperare importi ingenti per il bilancio dell’UE.”

Secondo il rapporto stillato da Priece e Waterhouse per l’agenzia antifrode europea, le possibilità che nel Belpaese un appalto pubblico sia gonfiato sono di circa il 10%, ossia il doppio rispetto alla Francia e circa il triplo rispetto all’Olanda. In secondo luogo bisogna segnalare che dei 120 miliardi di euro che la Commissione Europea stima che vengano sottratti ogni anno all’intera Unione Europea dalle tangenti, circa la metà, ossia 60 miliardi, sarebbero di “competenza” italiana.

Sempre secondo il rapporto, su un livello di perfezione di 100 l’Italia si assisterebbe a 57, quasi come la Romania, il cui punteggio sarebbe di 55 (Francia e Olanda sarebbero rispettivamente a 91 e 97!)  I punti deboli del nostro paese sarebbero proprio, sempre in base al rapporto, le gare truccate, ossia quelle gare d’appalto in cui il vincitore è già deciso in partenza, situazione che si verificherebbe nel 63% dei casi in cui vengono violate le regole. Il conflitto di interessi invece si assesterebbe solo nel 23% dei casi. Complessivamente il nostro paese avrebbe un indice di corruttibilità pari al 60%.

Inoltre, anche la lotta contro la corruzione in Italia sarebbe poco efficace: dal 2000 al 2006 l’Italia avrebbe scoperto solamente il 39% dei reati relativi alle frodi di bilancio.

“Ormai la lotta alla corruzione – osserva Kessler – si trova in cima nelle agende politiche di tutti i Governi europei. Ciò impone, per l’Olaf, più aspettative e più responsabilità. L’obbiettivo ora è abbandonare la logica nazionale, uscire dalle ‘scatole’ dei singoli Stati membri, perché, si legge nel rapporto, tantissime frodi ormai hanno un carattere transnazionale e vanno colpite in modo adeguato”.

“La natura mutevole di questi reati – conclude Kessler – ci dice che ormai si è passati dal livello nazionale a quello transnazionale, con la partecipazione di soggetti che superano i confini, operando al di là di un solo Paese. Analizziamo società e conti bancari che coinvolgono diversi Paesi, anche nel caso di frodi più semplici. Bisogna cominciare anche dal punto investigativo e comunicativo a considerare questi reati non solo con le mere categorie nazionali, ma europee”.