Società di capitali. Il Presidente Luciano: “A chi spetterà la contribuzione previdenziale”?

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In un articolo pubblicato sul Bollettino Adapt, il ricercatore Dario Pandolfo della Scuola di dottorato in Formazione della persona e mercato del lavoro
Adapt, Università degli Studi di Bergamo, titola : “Società tra avvocati, un’ennesima falsa partenza? Giriamo la domanda al presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano

“ Sicuramente devo dire che la nuova normativa lascia dei dubbi, io non parlerei di falsa partenza ma comunque rispetto al testo originario,  il legislatore, introducendo un limite alla partecipazione dei soci non professionisti individuali nella società di capitale tra avvocati,  ha colto una serie di rilievi che gli venivano dal mondo dell’avvocatura. Oggi, almeno i 2 terzi del capitale sociale sono detenuti da soci iscritti ad un albo professionale. Sotto questo punto di vista io penso che rispetto alla vecchia normativa si sia fatto un passo in avanti, poi io spesso sono portato a chiedermi se, effettivamente e nella concretezza, una società di capitali possa avere tutto questo interesse ad entrare in una società di professionisti detenendo una quota di capitale minoritaria ma questo poi lo vedremo”.

 

Ma converrebbe ai professionisti una società di capitale?

“In effetti la situazione, a prescindere da questa norma, non la vedo molto migliore se penso che oggi ci sono molti avvocati che sono costretti a svolgere le proprie prestazioni professionali già a costi di gran lunga minori rispetto ai minimi tariffari stabiliti e contenuti anche nei parametri del Ministero della giustizia. Sicuramente è chiaro che pensare che gli avvocati possano fare una società di capitale lascia qualche dubbio e qualche perplessità. Però è anche vero che rispetto al precedente testo c’è stata l’innovazione di cui dicevo prima che mi sembra importante”.

 

Cosa succederà invece per quanto riguarda la contribuzione previdenziale?

“Questo mi lascia perplesso.  La paga anche la società di capitale? Si paga sulla prestazione? La Legge chiarisce che i redditi prodotti da società tra avvocati rientrino nelle prestazioni professionali anche previdenziali,  mi sembra che l’articolo 5 della 247 del 2012 dice proprio questo, quindi sotto questo punto di vista i redditi prodotti dalla società di avocati non c’è dubbio che debbano rientrare in quelli prodotti dal lavoro professionale e quindi assoggettabili alla contribuzione previdenziale. Leggendo l’articolo del professore indubbiamente lui ha ragione quando dice che ci sono delle sovrapposizioni di norme che andrebbero evitate e chiarite ma questo è un problema italico a cui si dovrà porre rimedio attraverso un lavoro fatto poi successivamente in maniera sistematica dal legislatore. Io non sono favorevole all’ingresso delle società di capitali nelle società di professionisti però l’introduzione di quel limite penso ne possa diminuire la portata. Ad esempio ci sono i giovani dell’Aia (l’associazione italiana avvocati) che la vedono come una cosa positiva perché pensano che il socio di capitale che entra potrebbe aiutare i soci a farla più funzionare e a dotarla di più capitale. Anche qui ho delle perplessità  perché il socio di capitale a meno non intraveda grosse opportunità di guadagno non credo entri in una posizione minoritaria in una società fatta principalmente da soci  professionisti. Un’idea che è venuta anche all’Aia era quella di dire che il socio di capitale dovesse essere il socio avvocato anziano, sostanzialmente un socio che arrivato all’età pensionabile pur andando  in pensione restan in questo ambito investendo in una società di giovani. Idee che lasciano il tempo che trovano perché poi bisogna realizzarle”.