Santoro: “La parola magica è insieme”

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Nella lunga intervista con il presidente di Inarcassa, Giuseppe Santoro, abbiamo trattato molti argomenti, dall’Europa alla crisi dei professionisti, fino a palare del futuro, per la cassa e per l’AdEPP ma tutto racchiuso in quella che Santoro definisce la “parola magica” ossia “Insieme”. Mettetevi comodi.

Se diamo uno sguardo ai dati sulle azioni di welfare messe in campo dalle Casse nell’ultimo anno ci rendiamo conto di quale sia la situazione in cui versano i professionisti italiani. Se ne rendono conto gli Enti di Previdenza, se ne rende conto Inarcassa che ha varato in queste settimane, attraverso il suo Consiglio di amministrazione, una norma importante per facilitare gli iscritti in difficoltà. Di cosa si tratta?

“Il primo ambito su cui ha inteso intervenire il nuovo Cda è la regolarità contributiva, che per noi ha un peso molto importante perché collegata al lavoro. Un architetto o un ingegnere che non è in regola con la posizione contributiva non può partecipare ad una gara, non può incassare una fattura, non può ricevere incarichi. I nostri iscritti fanno grandi sacrifici per versare regolarmente i contributi alla Cassa, ben sapendo che non si tratta di una tassa ma del loro stesso futuro previdenziale. Per questo dovevamo fare qualcosa. Con il perdurare della crisi economica e le difficoltà del mercato del lavoro non potevamo più consentire che un debito di soli 100 euro potesse impedire l’accesso a una committenza o l’incasso di crediti vantati verso la P.A., come è invece previsto dalle regole generali applicate agli appalti pubblici. Dal 1° novembre sono in vigore i nuovi criteri varati dal CdA: il mancato pagamento della contribuzione minima corrente – nel 2015 pari a 3.016 euro – non è considerato elemento di irregolarità grave e pertanto non è ostativo al rilascio della certificazione; l’attuale soglia di debito grave, sinora fissata a 100 euro, è innalzata a 500 euro. Il periodo di validità del certificato di regolarità contributiva passa da 90 a 120 giorni. Inoltre il professionista avrà a disposizione 15 giorni anziché 7 per la regolarizzazione spontanea dei debiti o per l’omessa dichiarazione dei redditi, al fine di ottenere il via libera per le stazioni appaltanti. Attenzione però: nessun condono. Non è nel nostro DNA. L’intenzione nel complesso è quella di portare in CND importanti modifiche anche alle sanzioni, sempre nella logica di favorire il versamento dei contributi e permettere agli associati di essere in regola”.

Azioni importanti che tendono a portare la Cassa sempre più a fianco dell’iscritto …

“Gli ultimi dati aggregati pubblicati dalle Casse privatizzate sul Welfare evidenziano una spesa complessiva per le attività assistenziali che nel 2014 supera i 500 milioni di euro. Questa cifra dimostra che la missione delle Casse non consiste più solo nell’erogare pensioni ma va nella direzione del ‘sostegno’. Nonostante Inarcassa sia, come enunciato dalla sua ragione sociale, la Cassa di previdenza ed ‘assistenza’ degli ingegneri ed architetti liberi professionisti, i Ministeri “non incoraggiano” queste attività, considerandole border line rispetto a quelle previdenziali. Eppure la media dell’aspettativa di vita si sta alzando così tanto che sarà sempre più necessario fornire assistenza con servizi di Rsa e di Long term care. Inarcassa già offre sostegno ai figli disabili gravi, alle professioniste in gravidanza che devono lasciare il lavoro, prevedendo anche finanziamenti per dopo il parto. Ma riteniamo che altro può essere fatto in questa direzione. Va rilevato che la nostra professione si sta sempre più ‘ingegnerizzando’ e ‘femminilizzando’; l’età media aumenta. L’ingresso delle donne nel mondo professionale delle nostre categorie è una conquista sostanziale, che comporterà però scelte sempre più complesse. La parola magica è ‘insieme’. Inarcassa l’ha già messa in pratica con i Geometri e i Periti industriali per quanto riguarda una società per le infrastrutture e, a breve, lo farà con i Medici e gli Avvocati per investimenti comuni. Ora spetta alle altre Casse di Previdenza capire che bisogna puntare su un progetto unico, ad esempio, di assistenza sanitaria. Nel momento in cui vengono a mancare le principali funzioni di vita che determinano la Long Term Care, non c’è differenza fra un architetto, un notaio o un giornalista. La differenza sta nel proporre un pacchetto di servizi, dove i player – messi a competizione nazionale piuttosto che internazionale – riescano a coprire, invece che 170mila associati Inarcassa, la totalità dei professionisti iscritti alle Casse e, magari, le loro famiglie. E’ un discorso da calibrare bene, perché a volte si è portati a pensare che nella quantità ci possa essere una perdita di qualità. Invece, in questo caso, la quantità rende le Casse un interlocutore privilegiato, che può dettare regole anche sulla qualità, indirizzate al raggiungimento dell’obiettivo, ossia la tutela degli iscritti. Questa sarà la prossima sfida che l’Adepp dovrà affrontare. Se vogliamo correre dobbiamo andare da soli, ma se vogliamo andare lontano dobbiamo farlo insieme”.

Si parla tantissimo di politiche per i giovani, ma non si mettono in campo azioni per i 50enni.

“Assolutamente sì. Dobbiamo chiederci come fa un 50enne a ricollocarsi nel mondo del lavoro professionale. La libera professione non si fa per ereditarietà. Almeno non la nostra: solo il 10/11% dei nostri iscritti architetti e ingegneri hanno seguito le orme dei padri: la stragrande maggioranza sono figli di impiegati. Altro che casta. L’idea di ‘casta’ è stata costruita ad arte. Le difficoltà dei giovani all’inizio dell’attività professionale non sono cambiate di molto nell’ultimo ventennio, ovviamente con delle numerosità diverse. Di fatto, nessuno ad oggi si è posto il vero problema del rapporto tra domanda e offerta. In Sicilia ci sono 3 facoltà di Architettura, 4 di architettura/ingegneria, 3 facoltà di ingegneria…”

L’Adepp lo denuncia da tempo. C’è uno scollamento tra il mondo del lavoro e il mondo universitario. I due sistemi hanno finora viaggiato su strade proprie.

“Oggi non è più possibile, ma qualcuno dovrà rispondere a questa folla di giovani che si riverserà nel mondo delle professioni, e quindi del lavoro, per fare l’avvocato, il giornalista o l’architetto. Non è un problema di convivenza, ma un problema sociale fortissimo. Il rispetto delle età e delle generazioni è un aspetto che ogni Cassa dovrà affrontare. Perché è in atto un cambiamento: aumenta l’età media, diminuisce la natalità, si ridisegna la professione: il modo di esercitare qualunque professione è totalmente cambiato rispetto a 5 anni fa, e domani ce ne sarà un altro ancora. Per cui chi non riesce ad reinventarsi un lavoro che c’è, ma con innovazioni sempre diverse, rimarrà tagliato fuori. La Lombardia, che è il ‘Freccia Rossa’ dell’edilizia, ha riportato indietro il Pil di 30 anni (nonostante ci sia stata l’Expo). Dichiarare che ogni ingegnere o architetto che ha una partita Iva è un occupato, è una sciocchezza. Un professionista, sia ingegnere o giornalista, apre sempre una Partita Iva per poter lavorare, ma non è detto che sia ‘occupato’. Ovviamente in relazione a questo andamento sociale le Casse investono tantissimo. Inarcassa nel 2014 ha impiegato 100 milioni di euro nell’assistenza in generale, includendo i sussidi, la maternità, la polizza sanitaria, che da sola vale 15milioni di euro. Ma non solo Inarcassa. Tutte le Casse hanno investito, perché comprendono che questo è l’anello debole del futuro”.

Formazione e accesso al credito, da dove iniziamo?

“Iniziamo dalla formazione, per la quale Inarcassa ha voluto dare un segno tangibile promuovendo la costituzione della Fondazione architetti ed ingegneri liberi professionisti iscritti all’Ente. Una fondazione che innanzitutto abbiamo voluto che si occupasse, nel senso vero e creativo della parola, di ‘lobby della professione’. Perché fosse la nostra altana di controllo sul territorio per monitorare gli incarichi professionali, i bandi di concorso, e tutti i provvedimenti legislativi utili alla nostra professione. Abbiamo inoltre avviato un’azione con i Consigli Nazionali degli Ingegneri e degli Architetti per una attività di formazione on line per tutti i professionisti. Questo è un motivo di orgoglio, perché riteniamo che accedere alla formazione con termini di costo irrisori possa essere un elemento importante in questo momento di difficoltà. Formazione quindi dal punto di vista professionale, ma non solo. Sia la Fondazione che Inarcassa intervengono, con il Presidente o i consiglieri di amministrazione, nell’ambito di attività locali per formare ed ‘informare’ sulla previdenza. Voglio aprire una parentesi, secondo me doverosa, sulla formazione delle governance delle Casse. Ho avuto il piacere di seguire il Master, approvato da AdEPP e portato avanti da Mefop, sulle governance e sull’attività di formazione dedicata, che secondo me è ormai ineludibile. Non è distintivo essere rappresentante sindacale, consigliere o presidente di un Ordine, per poter entrare negli organi di amministrazione delle Casse, per quanto l’attività ordinistica o categoriale sia fondamentale. E non è più possibile che ci siano delle governance composte da rappresentanti improvvisati o fortuiti. I patrimoni raggiunti dalle Casse non lo consentono”.

Passiamo al tema dell’accesso al credito. Oggi i professionisti hanno bisogno di finanziamenti che escano dal sistema bancario

“Per quanto riguarda il credito vorrei ricordare che le Casse di previdenza non sono dei Confidi, anche perché questo le attrarrebbe ad una attività di controllo e di vigilanza, anche legislativa, con ulteriori problematiche. E’ indubbio però che alcune attività in questa direzione sono state portate avanti. Con l’agevolazione sui mutui fondiari per l’acquisto della prima casa o dello studio, con i prestiti d’onore e quelli in conto interessi, con l’aiuto alla professione in caso di calamità naturali. In linea generale, Inarcassa fa un’attività di sostegno finanziario ad ampio spettro. La nostra Fondazione ha un capitolo ben preciso per quanto riguarda la possibilità di anticipare al professionista commesse dovute da parte di Enti che non hanno la disponibilità economica per avviare un progetto o una parcella. L’accesso al credito è importante e anche richiesto. Ma moltissimi nostri professionisti si chiedono, una volta ottenuto un prestito – facilitato e a interessi bassissimi grazie alla Cassa – come faranno a restituirlo. Il problema è il lavoro. Quello che manca è la finalità vera del sostegno al credito, che moltissime Casse fanno con grande dovizia. Cioè il sostegno che materialmente dovrebbe procacciare o sviluppare il lavoro. La ripresa economica arriverà e, di fatto, sul fronte occupazione c’è un barlume, c’è una crescita. Ma poi ci si preoccupa se la Cina invece del 7,7 farà il 7,4, e nel frattempo noi siamo a -0,2”.

Ed ecco arrivare il tema della tassazione. Un aiuto può venire dall’Europa che da tempo chiede una omologazione in tutti gli Stati membri

“Ben venga, ovviamente, la possibilità della presenza di un organismo, o anche di una fondazione, che possa vedere le Casse di previdenza attori principali a Bruxelles, dove nasce l’unica voce grossa che può far muovere alcuni indirizzi politici ai Governi, e al Governo italiano in particolare. Sull’unificazione o l’allineamento di alcune tassazioni su partite sociali importanti come la sanità e la previdenza. Quello potrebbe essere l’incipit per far comprendere al sistema previdenziale ‘Stato’ che esiste un sistema previdenziale ‘Casse’, composto da 2 milioni di lavoratori (che diventano 4, se contiamo le loro famiglie). Rispetto all’interesse globale di una nazione sarà un interesse minore, ma rispettabilissimo e di spettro categoriale ampio e molto importante. Forse l’unica possibilità può venire proprio da una rappresentanza europea che possa far sentire la voce altrimenti inascoltata delle Casse di previdenza. E’ una sfida che deve però partire da una forte coesione nazionale delle Casse, anche dal punto di vista rappresentativo, una “AdEPP Italia” che trascini tutte le professioni e non solo alcune, per far comprendere a Bruxelles l’esistenza di un gruppo. Ormai funziona così. Lo Stato si domanda “chi mi chiede questa modifica?” 50mila, 100mila “utenti”? Pochi. 2 milioni invece sono un numero adeguato alla salvaguardia dei loro interessi. E la tassazione passa proprio attraverso questo rapporto di forza”.