Il Bilancio della realtà. La Casagit ridisegna il futuro

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La Casagit, per chi non la conoscesse, è la Cassa di assistenza sanitaria dei giornalisti italiani. Un paracadute per i colleghi e le famiglie che ha di fatto sostituito del tutto o in parte, come ci racconterà il Presidente, il Servizio sanitario nazionale. A dirigerla Daniele Cerrato, collega giornalista che non ha mai smesso di fare la propria professione un po’ per amore un po’ perché convinto che il contatto reale, quotidiano con la categoria che si rappresenta non debba essere mai interrotto. Una parola, realtà, che oggi ritroviamo nel titolo di presentazione del Bilancio Casagit.

Daniele, il notiziario Casagit dove si da ampio spazio “ai numeri” titola “Il bilancio della realtà”. Perché?

“Perché abbiamo bisogno di un rinforzo di realtà da diffondere meglio nella categoria perché molti pensano che la nostra sia una delle categorie privilegiate di questo Paese e probabilmente in parte lo è rispetto ad altre categorie meno fortunate, purtroppo noi siamo una categoria che ha subito la crisi in modo, molto, ma molto più pesante di altre. In termini occupazioni sei volte di più rispetto ad altre categorie produttive e mentre in altri settori ci sono segnali di ripresa nel nostro è flebile.   Ci sono 300 contrattualizzazioni che dovrebbero essere nelle prossime settimane,   300 contrattualizzazioni che stanno arrivando ma con naturalmente una aspettativa  molto più grande da parte dei nostri colleghi”.

Pensi ad una riforma o ad un aggiustamento?

“Non l’abbiamo fatta 9 anni fa non la faremo oggi, quindi nessuna riforma. Un progetto per una Casagit del futuro sì. Il 2014 è stato l’anno della creazione di Casagitservizi srl, il nostro pass per allargare i nostri utenti. Casagitservizi sta realizzando, grazie ad un accordo con Confcommercio, un fondo – analogo a Casagit – dedicato ai titolari di aziende commerciali italiane. Inoltre sono in corso i lavori edilizi per il raddoppio del poliambulatorio di Roma a scopo commerciale. Un test in più per le nostre capacità gestionali e una possibilità concreta di ampliamento della rete di convenzioni.  Per noi ha senso ricercare energie nuove in un sistema in crisi a causa del suo mercato del lavoro. La Casagit deve e può dare risposte sanitarie a popolazioni diverse da quella solo giornalistica mantenendo intatto comunque il patto con una categoria che l’ha voluta e ne detiene, in ogni caso, la titolarità patrimoniale”.

Secondo l’ultima ricerca Ocse, che noi riportiamo nella sezione Occhio ai dati, la spesa pro capite sanitaria è crollata, servono investimenti in un Sistema che sta pensando invece di fare dei tagli. Inoltre, sempre i dati, ci dicono che il ricorso all’assistenza integrativa o complementare è in continuo aumento. Ci deve essere un accordo e uno scambio maggiore tra SSN e i Fondi o le Casse sanitarie?

“E’ quello che noi auspichiamo di realizzare e in più occasioni ho sottolineato al Ministro Lorenzin che continuo a ritenere lunare che per fare una convenzione con un ospedale un fondo come la Casagit debba spendere di più di quanto spende per fare la stessa convenzione con un clinica. Per noi oggi fare una convenzione con gli ospedali oltre che burocraticamente spossante è anche  estremamente oneroso e credo che questa sia una stupidaggine perché gli ospedali potrebbero calmierare il mercato delle prestazioni intramoenia e nello stesso tempo portare a casa un introito interessante per sostenere la sanità pubblica generale. Tu hai detto una cosa prima ossia che noi siamo almeno nominativamente dei fondi integrativi ma ormai non siamo più integrativi siamo complementari per non dire sostitutivi . La Casagit per il 54% della nostra spesa è sostitutiva dei SSN”.

Dove va la nostra professione?

“La nostra professione ha bisogno di fare un grande patto per trovare una strada per la quale andare. Un grande patto che leghi insieme i giornalisti gli editori e la politica. la politica è richiamata all’obbligo di tutelare la nostra professione e non solo perché l’articolo 21 della costituzione  lo prevede ma perché è un obbligo democratico avere una informazione adeguata, gli editori perché è il loro business, noi perché è il nostro lavoro. Però dobbiamo sgombrare il tavolo dai vecchi utensili perché molti dei vecchi utensili e la contrattazione sindacale oggi sono dei ferri spuntati. Ti faccio un esempio. Il ricorso allo sciopero , ad una contrattazione dura oggi francamente ha  delle difficoltà ad essere realizzata quindi io auspico un tavolo  al quale ci si possa sedere non soltanto insieme agli editori ma anche  ognuno per il proprio incarico insieme al Governo alla politica con la P  maiuscola non con i quattro politicanti che ti chiedono un’intervista di straforo”.