Padoan dice sì alla ricerca. In arrivo gli incentivi

460

La Legge di Stabilità dovrebbe riservare alcune sorprese positive e tra queste i presunti incentivi per la ricerca. Almeno è quanto si è lasciato sfuggire il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, durante il suo intervento a Bologna, la prima tappa del tour “Viaggio nell’Italia che innova”  organizzato da Confindustria. Padoan, oltre a sottolineare come  il made in Italy abbia una grande tradizione ma fatica a trasformarsi in crescita e punti di Pil si è detto «molto favorevole» agli incentivi per le spese in ricerca e sviluppo a cominciare dal credito d’imposta che «condivido». «La nostra intenzione  – ha aggiunto Padoan – è quella di usare lo spazio fiscale disponibile in concomitanza con le riforme strutturali perché il potenziale di innovazione del Paese sia sfruttato al massimo e accresciuto». Compatibilmente con i vincoli di bilancio, naturalmente.

In linea con quanto lo stesso Presidente del Consiglio aveva dichiarato: “Da 20 anni non si facevano riforme, è stato un corso di recupero per noi farle. Più soldi per la ricerca, 500 posti per ricercatori presi con iniziative anche fuori dai giri universitari, più soldi per i centri di eccellenza come il Cern. La defiscalizzazione è iniziata con la cultura, non escludo che l’art bonus sia allargato ai centri di ricerca”

Ma per Padoan quello che conta è che sia stata sconfitta la sfiducia provocata dalla crisi, come dimostra anche la ripresa della domanda interna: «Questo mi fa stare relativamente tranquillo», ha spiegato. E se i dati pubblicati dall’Istat sulla crescita non rispecchiano quanto sperato dal tesoro e dallo stesso Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, quelli sui consumi fanno sorridere Padoan. Lo stesso ‘ad di Fca Sergio Marchionne  parla di “sistema industriale” che “sta tirando a 100 all’ora”.

Nel frattempo, tra una cifra e l’altra e tra una dichiarazione del Ministro Padoan e una del Presidente del consiglio, Matteo Renzi, spetta a quest’ultimo ricordare come siamo e come eravamo messi: “Il jobs act ha creato 300.000 posti lavoro. I segnali di ripartenza ci sono. Sono sufficienti? Io non mi accontento mai. Ma ricordo che l’anno scorso il dibattito era «l’Italia farà la fine della Grecia», mentre ora pensiamo a come agganciare la Germania. Il dibattito è un po’ diverso. I dati sono migliori delle previsioni iniziali