“Cervelli in fuga”. Finiscono nel rapporto Migrantes del CNR

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Ogni anno circa 3mila ricercatori italiani “migrano” oltre confine. A denunciarlo, questa volta, il rapporto Migrantes elaborato dal Cnr, che sottolinea come, se il trend non si fermerà e le politiche non interverranno in tempo,  nel 2020 l’Italia avrà perso 30mila ricercatori costati a tutti noi  5 miliardi di euro e che contribuiranno a rendere gli Stati che li avranno accolti a braccia aperte molto più competitivi e all’avanguardia del Bel Paese.

E il confronto con le altre nazioni europee fa rabbrividire. In Germania le percentuali sono in pareggio, in Svezia e in Svizzera invece raggiungono il +20%, + 7,8% nel Regno Unito, + 4% in Francia e persino la Spagna ci strizza l’occhiolino e ci guarda dall’alto verso il basso. Eppure la Spagna ha fatto e sta facendo ancora i conti con un tasso di disoccupazione molto più elevato rispetto al nostro.

In una intervista a La Repubblica, la dottoressa Carolina Brandi spiega: “Possiamo anche cambiargli nome, ma la fuga di cervelli c’è ed è dovuta alla overeducation e alla scarsa attenzione delle istituzioni verso la ricerca” ed ancora “Se l’emigrazione è dovuta al fatto che nel proprio Paese i ricercatori non riescono a trovare un lavoro adatto alla propria qualificazione, non hanno risorse adeguate per i propri progetti né possibilità di carriera, allora questi flussi migratori non sono più equilibrati e quelli in uscita sono maggiori, a volte di molto, di quelli in entrata”.

Ed inoltre, denuncia la ricerca, i nostri non tornano in Italia a differenza dei propri colleghi europei ed extra europei.

Per leggere l’intera intervista http://www.repubblica.it/scuola/2016/02/25/news/cervelli_in_fuga_intervista_carolina_brandi_cnr-134191535/