Credito d’imposta Ricerca&Sviluppo. Enpav dixit

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Con i fondi e le agevolazioni occorre spesso “giocare di sponda”, nel senso di leggere tra le righe dei bandi, per considerare possibilità implicite.

Ad esempio, il credito fiscale per le attività di ricerca e sviluppo, introdotto dal Decreto Destinazione Italia (D.L. n. 145/2013, convertito, con modificazioni, nella Legge n. 9/2014) e novellato dalla Legge di Stabilità 2015, è aperto solo alle imprese o alle reti di imprese; quindi non sembra di interesse per i liberi professionisti.

Ma la circolare 5/E/2016, che introduce alcune specifiche, rende ora la questione rilevante anche per i professionisti, le cui prestazioni vengono incluse tra le spese deducibili.

Il credito d’imposta sulle Ricerca&Sviluppo permette alle imprese e ai centri di ricerca di dedurre parte delle spese sostenute per effettuare tali attività.

Ma la recente circolare dell’Agenzia delle Entrate specifica la categoria di spesa agevolabile relativa al “personale altamente qualificato”: questa categoria, che ha una quota di credito d’imposta del 50% dell’eccedenza rispetto alla media del 2012/2014, include i costi per il personale dipendente, ma anche i costi per i collaboratori, compresi esplicitamente i liberi professionisti, col solo vincolo di svolgere le attività di ricerca presso strutture dell’impresa agevolata.

Ma anche i costi per attività svolte da professionisti in totale autonomia di mezzi e di organizzazione sono agevolabili, e rientrano nella categoria di costo “Ricerca Esterna”.

Quindi, anche se non viene agevolato direttamente il professionista, ma l’impresa che ne fa domanda e che ottiene il credito d’imposta, la prestazione professionale diviene particolarmente favorevole dal punto di vista fiscale e, di conseguenza, più appetibile per l’impresa committente.

Da sottolineare che l’Agenzia ha aperto le categorie di ricerca agevolabili, specificando che è agevolabile la ricerca in qualsiasi materia e sono agevolabili anche le attività iniziate prima del 2015.