Luciano: “Avvocatura in crisi ma….”

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Uno studio sull’avvocatura ma non solo. Il Rapporto Censis presentato mercoledì scorso di fronte al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, fotografa una realtà che poco si discosta da quanto contenuto nel report AdEPP che prende in esame tutte le categorie appartenenti al Sistema Casse di previdenza private e privatizzate. Sofferenza nel mercato del lavoro, calo dei redditi, incapacità di dotarsi di strumenti quali le nuove tecnologie, poca informazione e altrettanto poca formazione sono solo alcuni degli aspetti contenuti nella ricerca che discutiamo insieme al presidente di Cassa Forense, Nunzio Luciano. Il rapporto completo lo troverete in allegato all’intervista.

 

Presidente cosa dice in sintesi lo studio Censis?

“Nella ricerca si evince sostanzialmente la necessità di un cambio di passo dell’avvocatura che ha esigenze diverse rispetto al passato. Tra queste sicuramente l’esigenza più importante è quella di avere un welfare di tipo attivo e quindi il cambiamento di paradigma che stiamo attuando come Cassa va sicuramente in questa direzione. Il progetto di coesione sociale di Cassa Forense  trova ampia rispondenza nelle domande che ci rivolge l’avvocatura. Inoltre, sicuramente una delle criticità che emerge sta nel sistema giudiziario che non funziona, ce lo dice il cittadino  ed anche in questo l’avvocatura può avere un ruolo. Ci sono ampie possibilità  di dialogo e di intese con le Istituzioni ma il vero problema è che non esiste l’unità dell’avvocatura. Anche qui stiamo facendo, come in AdEPP, un grosso passo avanti  perché l’unità dell’avvocatura è un valore a cui non possiamo venir meno, noi abbiamo  l’obbligo di  esportare questi concetti anche a livello localistico, territoriale. Io dico sempre che i delegati sono le sentinelle dislocate sul territorio, insieme agli Ordini è necessario fare ancora più comunicazione ed informazione”.

Questo si evince anche da un dato contenuto nella ricerca ossia il 30% degli intervistati non vede differenze tra il sistema Inps e il sistema Cassa forense?

“Nonostante noi ci fossimo impegnati in una grande battaglia di comunicazione e di informazione anche andando sul territorio questo dato ci deve spronare di più. E’ preoccupante che molti colleghi non si rendano conto della differenza abissale tra il nostro sistema e quello dell’Inps. Il nostro  ha dimostrato di essere  sostenibile a 50 anni, è sicuramente anche più adeguato e mentre quello dell’inps è contributivo il nostro contiene una grande dato di solidarietà. Cassa Forense è sul pezzo nel senso che  ha varato il 1° gennaio il nuovo regolamento  sull’assistenza , quasi 64 milioni che serviranno per dare risposte concrete per una serie di misure di welfare attivo,  per ridurre i costi della professione,  per aiutare i nostri iscritti  sempre di più nel welfare passivo, per rispondere ad una serie di domande e di richieste che emergono appunto anche nel rapporto presentato”.

E sulla formazione?

“Non voglio fare il primo della classe ma noi siamo molto attivi sia della formazione continua sia sull’utilizzo dei fondi europei sui quali proprio per garantire quella informazione e comunicazione necessaria abbiamo creato una struttura ad hoc che sta dando grandi frutti.  Stiamo inoltre mettendo in campo una serie di rapporti con il mondo dell’università , con due in primis stiamo cercando di far si che i giovani che frequentano gli ultimi due anni di Giurisprudenza  possano fare tirocinio presso un grande studio che ha grandi competenze proprio per fare in modo che anche durante il loro percorso di studio possano fare una pratica che domani gli consenta di entrare  più facilmente nel mondo del lavoro. Tenendo ben presente che ci troviamo di fronte ad una proletarizzazione della professione,  abbiamo 100mila colleghi che non guadagnano neppure 10mila euro all’anno. Il problema dei redditi bassi e di un calo notevole di questi c’è,  e nella consapevolezza di tutto ciò va la messa in campo del nostro progetto di coesione sociale che secondo me darà anche un piccolo contributo al Sistema paese”.

Nel frattempo le ICT per l’avvocatura sono percepite come un elemento distante. Solo il 31% degli intervistati ha competenze di tipo informatico, ossia utilizzo software, accesso ai data base, solo il 13,4% ha un sito internet e ben l’87% degli avvocati ritiene che la promozione professionale passi attraverso il passa parola tra i clienti.

“Si, infatti dal rapporto emerge anche questa criticità. E’ una criticità importante. Noi come Cassa abbiamo presentato alla direzione che si occupa della digitalizzazione un progetto importante che vuole dare una piattaforma unica all’avvocatura italiana, convinti che il nostro ruolo debba essere sempre più al passo con i tempi, un ruolo moderno, attivo che deve interpretare  le esigenze che ci vengono segnalate dai cittadini, dai colleghi ai quali dobbiamo trasmettere la necessità di cavalcare il cambiamento. Lo stesso  Ministro nel suo intervento ha affermato che  vi è  l’esigenza di promuovere una dinamica di modernizzazione. Siamo mercato europeo; se non ci si organizza si rischia di perdere mercato, lasciandolo ad altri soggetti.  E’ indubbio che quando metà delle transazioni si faranno on line, la dimensione della rete diventerà più importante della singola professione e noi dobbiamo esserne consapevoli e prevenire più che gestire. Ed è quello che in Cassa Forense stiamo cercando di fare”.

Studi professionali e società tra professionisti, anche l’Europa va verso questa direzione, molte categorie si stanno attrezzando, l’avvocatura, almeno dai dati, mi sembra che sia ancora lontana. Il 67% è titolare unico dello studio

“Il rapporto Censis ci dice che noi stiamo andando in una direzione contraria mentre gli studi associati, le società tra professionisti rappresentano uno snodo importante anche per far crescere la propria professionalità. Siamo in una posizione di retro guardia. Io mi rendo conto che ci sono dei cambiamenti che bisogna cavalcare sono però preoccupato dal punto di vista previdenziale perché bisogna fare in modo che quel lavoro, quel reddito della società di capitale sia considerato reddito autonomo soggetto appunto a contributo previdenziale”.

Infine, oltre al calo dei redditi per l’ 80% le difficoltà risiedono anche nei mancati pagamenti dei clienti e della Pubblica amministrazione

“Una risposta viene anche dal Jobs act dove c’è una norma che non dico tenda ad eliminare ma sicuramente a ridurre il problema. Il testo dice che questi mancati pagamenti possano essere coperti da una assicurazione.  Su questo ho espresso delle grosse perplessità primo  perché abbiamo fatto fare un’analisi dalla nostra struttura che si occupa delle convenzioni e  abbiamo constatato che non esiste a tutt’oggi una assicurazione che copra appunto questo aspetto. Inoltre anche se venisse messa in campo una copertura di questo tipo, i costi sarebbero altissimi e sarebbe impossibile stipulare una polizza. Credo che comunque il problema sottolineato dai nostri iscritti debba essere tenuto in grande considerazione e che vadano trovate delle soluzioni. Una maggiore rappresentanza dell’avvocatura è sicuramente un aspetto da tenere presente, ce lo dice l’83% degli intervistati che credono che gli interessi della categoria siano in generale poco o per nulla considerati.  Stiamo lavorando  su questo così come su una identità professionale ancora più forte ed incisa in grado di affrontare i cambiamenti che il mercato e i nuovi mercati ci impongono”.