Giornalisti oggi. Fare i conti con “Le grandi bellezze”

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Il Presidente della Casagit, la Cassa di Assistenza dei Giornalisti Italiani, Daniele Cerrato, ci parla di una professione tanto amata e tanto odiata, che oggi fa i conti con una crisi così devastante che ha costretto anche i grandi gruppi editoriali a chiedere il regime di solidarietà. E nelle redazioni troppo sedie vuote…..

 

di Daniele M. Cerrato

Presidente Casagit

I giornalisti, nelle professioni, sono tra i più in difficoltà. Per la peculiarità del nostro rapporto di lavoro, principalmente dipendente, rappresentiamo il comparto che ha pagato più cara la recessione: 3.000 posti di lavoro in meno. Dall’inizio della crisi abbiamo perso complessivamente il 18% di occupati contro una media italiana del -3,8%. Ecco perché ci siamo trovati tutti, assistenza, previdenza, sindacato, tra le lame di una forbice che arriva su ogni cosa: taglia gli investimenti pubblicitari, rimpicciolisce le redazioni, rende la nostra funzione, prima ancora che il nostro posto di lavoro, traballante, precaria. Anche l’evoluzione informatica ci sta giocando contro.

Ci sono altri modi per cercare e avere notizie, per giunta gratis. Per le Tv private è scattata la trappola del digitale terrestre: risorse importanti investite per il digitale terrestre che fa scomparire le piccole Tv in centinaia di offerte televisive, magari relegandole a un numero di canale che è anche complicato comporre sul telecomando. Non dimentichiamo i giornali locali, l’editoria periodica; realtà “piccole” rispetto ai quotidiani nazionali che svolgono un compito insostituibile per le identità del territorio e la capillarità dell’informazione. Hanno sempre rappresentato, tutte insieme, un bacino di lavoro importante. Oggi, in molti casi, nelle loro redazioni si contano troppe scrivanie vuote, i numeri dei redattori sono al limite dell’indispensabile e i contratti di solidarietà arrivano a pioggia insieme alla fatica quotidiana di convivere con l’incubo della chiusura.

Nell’ambito dell’assistenza, quindi nel mondo Casagit, oltre tutte queste “grandi bellezze”, facciamo anche i conti con l’arretramento della Sanità pubblica che ha un impatto forte soprattutto su diagnostica e visite specialistiche. Il risultato è facile da riassumere: minori entrate, e tante prestazioni in più, in crescita costante da anni. L’Istat nel suo

rapporto sulla salute in Italia parla di un 40% di italiani che hanno dovuto abbandonare il Servizio Sanitario per una cura, un esame o una visita. Hanno pagato di tasca propria per avere un’alternativa. Gli iscritti alla Casagit hanno da sempre un alleato per annullare o quantomeno minimizzare questa spesa. Ma anno dopo anno stiamo sostituendo sempre più il SSN: nel 2014 per la prima volta la spesa di esami e visite ha superato quella dei ricoveri. D’altro canto i tempi d’attesa per avere un esame o una visita dal “pubblico”, in molte città, Roma soprattutto, sono fuori quota rispetto a un’aspettativa di diagnosi in linea con la vita sul pianeta. Tempi che peggioreranno con la rimodulazione di 208 prestazioni ambulatoriali e diagnostiche decisa dal Ministero della salute. Così già oggi la Casagit destina oltre il 55% dei propri rimborsi a prestazioni tipiche del SSN diventando, conti alla mano, una cassa più sostitutiva che integrativa. Cosa che – pro futuro – suggerisce strategie più complesse, non solo limitate a singole assistenze sanitarie di categoria ma mettendo in gioco formule in grado di tutelare, con sensibili risparmi e maggiore solidarietà rispetto alle assicurazioni, tutti i professionisti italiani e i loro famigliari.