Ieri, oggi e domani, in poche parole Cassa Commercialisti

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Ieri oggi e domani, quale è il cammino percorso dalla Cassa e quale quello da percorrere?

“La domanda è suggestiva, richiede di declinare i tre tempi, per spiegare l’evoluzione della nostra realtà negli ultimi vent’anni e immaginare la sua proiezione nei prossimi venti. Seguendo il parallelo che viene proposto, posso dirle che Ieri, ai margini della privatizzazione, abbiamo preso in mano una gestione in pesante disequilibrio, che se non fosse stata reimpostata nei modi e nei tempi giusti avrebbe provocato danni irreparabili al sistema. Le stime attuariali realizzate nel 2001, sull’orizzonte inusuale di 40 anni, prevedevano un valore negativo del patrimonio per più di 15 miliardi di euro nel 2040. Oggi, invece, dopo aver reperito adeguata copertura alle generosissime promesse previdenziali spese negli anni ‘90, abbiamo operato per ricucire lo “strappo” generazionale introdotto dalla riforma, e per definire aspettative previdenziali su standard più elevati rispetto ai severi correttivi introdotti nel 2004. Dopo aver messo in sicurezza le pensioni, dal 2012 la Cassa ha attivato politiche finalizzate ad incrementare l’adeguatezza delle pensioni calcolate con il metodo contributivo, in un’ottica di equità intergenerazionale, attraverso una maggiore aliquota di computo e la retrocessione dell’integrativo si arriva ad incrementare fino al 40% in più il valore del montante, rispetto al contributo soggettivo effettivamente versato, percentuale che decresce al crescere del rateo di pensione maturato con il metodo reddituale. A ciò si aggiunga, sul fronte assistenziale, il potenziamento derivante dalla completa riscrittura del Regolamento di Assistenza compiuto dal 2013 ad oggi. Domani entreremo in una nuova fase, che dovrà proiettarci verso un welfare moderno e flessibile, in cui mettere, con le capacità e l’organizzazione di cui disponiamo, le risorse al servizio di una migliore copertura di tutti gli aspetti, sia previdenziali che assistenziali, dato che il fronte dei nuovi bisogni avrà un’importanza sempre crescente. Il percorso avviato da questa presidenza ha portato ottimi risultati e tracciato una strada che, sono convinto, verra’ percorsa anche dal nuovo corso, così da creare maggiore valore per tutti i nostri iscritti.

 

Welfare per i professionisti, sempre più azioni messe in campo, ma come sono cambiate in questi ultimi anni di crisi? Quali sono state le richieste più pressanti e come ha potuto rispondere la Cassa?

“Come detto in precedenza, non c’è più solo previdenza. Nel percorso in atto per costruire un modello di welfare moderno a favore di tutte le professioni, oltre all’impegno per una più ampia copertura previdenziale degli iscritti ci devono essere la capacità e la lungimiranza di saper intercettare i cambiamenti per tempo. Su questo fronte l’approccio della Cassa è stato quello di andare a costruire un percorso in grado di rendere più efficaci i servizi a disposizione dei Dottori Commercialisti, mettendo in campo iniziative trasversali che hanno inciso sui requisiti (ampliamento della platea dei beneficiari, accesso alle prestazioni facilitato), sui contributi, come il recente intervento che ha incrementato del 50%il contributo previsto in caso di figli portatori di handicap (passato da € 5.200 a € 7.800 all’anno), e direttamente sugli istituti, come dimostra la copertura “integrativa” a sostegno della maternità, che riconosce alle professioniste/mamme una mensilità aggiuntiva, a supporto della fase iniziale in cui c’è bisogno di conciliare la professione con la maternità (con un minimo di € 1.700 e un massimo che può superare € 4.000) che si aggiunge all’indennità di maternità prevista dal D.Lgs. 151/2001″.

 

Investimenti sul fondo Atlante, entro venerdì prossimo si dovrebbe delineare la lista degli investitori, il Presidente Oliveti ha già annunciato la disponibilità di alcune Casse, cosa ne pensa?

“Il Fondo Atlante rappresenta un ulteriore strumento di investimento che potrà essere valutato dalla Cassa. Proprio per il tipo di procedura e regolamentazione che noi seguiamo nel valutare gli investimenti abbiamo però bisogno di un congruo periodo di tempo per approfondire la conoscenza degli aspetti dimensionali e contrattuali del Fondo. Di certo non possiamo escludere l’interesse, insieme ad altre realtà AdEPP, ad entrare come investitori, ma la prospettiva non può essere svincolata dalla funzione primaria dell’Ente, che è quella in primis di salvaguardare le pensioni dei Dottori Commercialisti. Nel rispetto delle procedure di monitoraggio e controllo degli investimenti, peraltro certificate ISO 9001:2008, la Cassa vaglia con attenzione ogni scelta di investimento, richiedendo nel percorso decisionale obbligato l’attenta valutazione dell’Advisor e, successivamente, dell’analisi tecnica della Direzione Investimenti, della Commissione Investimenti e, infine, del Consiglio di Amministrazione. Qualsiasi tipo di investimento in questa direzione ritengo non potrà non prescindere da una reale riduzione della tassazione sugli investimenti oggi applicata alle Casse”.

 

Doppia tassazione e tassazione al 26%, il credito d’imposta è il primo passo o ne servono altri? perché secondo lei non è comunque decollato?

“Qui emergono le note dolenti del nostro rapporto con lo Stato, in generale, e il Ministero dell’Economia in particolare. Complessivamente le Casse gestiscono una massa di circa 70 miliardi di euro, mentre 6,5 sono le riserve di cui dispone Cassa Dottori Commercialisti. Da sempre ci viene “inflitta” una tassazione che accomuna le Casse in tutto e per tutto al profilo del capitalista, quando noi nella realtà siamo operatori previdenziali, per di più di primo pilastro. La crescita delle riserve è il risultato della efficacia con cui le Casse hanno tenuto fede al patto fondante, saper creare e gestire previdenza obbligatoria senza gravare in alcun modo sulle spalle dello Stato. Per questo non comprendiamo l’accanimento del Legislatore nei nostri confronti, e soprattutto crediamo che sia un dovere da parte dello Stato quello di allineare la previdenza professionale a una tassazione sempre più “europea”, invece di introdurre mal congegnati palliativi per mitigare l’incremento della tassazione sulle rendite finanziarie maturate sui nostri “risparmi previdenziali”. La tassazione, infatti, è repentinamente passata dal 12,5% al 20% e poi al 26%, e in un sistema contributivo questo incremento si rifletterà direttamente sulle future pensioni calcolate con il metodo contributivo in quanto il tasso di capitalizzazione dei montanti verrà sensibilmente ridotto da tale maggior onere. Essere stati previdenti e rispettosi degli impegni assunti ci porta nella antipatica situazione di vedere tagliate le aspettative di un adeguato trattamento pensionistico, per quanto in ogni caso già molto ridotto rispetto a solo dodici anni fa, a tutto beneficio della immediata necessità di cassa da parte dello Stato, il più delle volte poi destinata a spesa corrente improduttiva”.