Taglio del costo del lavoro. Renzi annuncia e il Fondo monetario sottolinea che…

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Dopo gli sgravi ecco il taglio del cuneo fiscale e una rimodulazione degli scaglioni Irpef , tutto per rilanciare il lavoro. Una proposta che non arriverà prima di settembre ma che è già sul tavolo sia del sottosegretario Nannicini sia del Ministro Poletti e sicuramente sulla scrivania di Renzi. Le aziende, infatti, che assumono a tempo indeterminato potrebbero usufruire di quel famoso taglio del costo del lavoro di cui si parla da decenni, norma che il sottosegretario vorrebbe allargare anche ai “vecchi” assunti a tempo determinato. Un passo in più per armonizzare quello che era già stato approvato grazie agli sgravi messi in campo dal Governo e che riguardavano proprio le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.

Il “risparmio” riguarderebbe i contributi previdenziali e si aggirerebbe tra i 4 e i 6 punti per un costo iniziale già stimato intorno al miliardo e mezzo di euro. Un costo per lo Stato non di poco conto se si rammenta la promessa fatta dal Governo all’Europa in ambito finanza pubblica . Spetta ora ai tecnici trovare le coperture i quali parlano già di ulteriore spending review senza tralasciare la ormai “famosa e più volte chiamata in ballo” lotta all’evasione fiscale.

Tempo ce n’è per trovare la quadra visto che comunque la norma dovrebbe essere contenuta nella prossima Legge di stabilità anche se il Presidente del Consiglio ha posto già la questione nella riunione fatta con i sindacati che da tempo chiedono la riduzione del costo del lavoro.

Ma non solo. Dai microfoni di RepubblicaTv Renzi aveva dichiarato: “C’è la necessità di intervenire per il ceto medio, gli autonomi e le famiglie, allo studio c’è la riduzione del cuneo contributivo per dare un po’ più di soldi ai lavoratori, la riduzione degli scaglioni Irpef. Stiamo lavorando su tutto molto concretamente e molto silenziosamente. Ci siamo dati il tempo della legge di Stabilità».

E il viceministro dell’Economia, Enrico Morando spiega: «Il taglio dell’Ires è legge dello Stato ed è scontato nei saldi di finanza pubblica, a legislazione vigente, con 3 miliardi di euro di copertura. Non immagino che cambieremo la legge, decidere di non farlo più mi sembra un po’ impegnativo. Quello che abbiamo in mente, e che il Fondo Monetario ci ha ulteriormente raccomandato, è da un lato favorire la contrattazione di secondo livello e dall’altro agire sul cuneo fiscale in riduzione. Per ridurre il cuneo fiscale si può intervenire direttamente, con Irpef, aliquote, scaglioni e detrazioni, oppure indirettamente attraverso la riduzione dei contributi con conseguente fiscalizzazione della quota ridotta per evitare che l’intervento si traduca in una riduzione delle prestazioni”.

Proprio il citato Fmi aveva parlato di scelte politiche difficili: “Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio – aveva dichiarato infatti un portavoce del Fmi – e la creazione di un margine per abbassare in modo significativo il cuneo fiscale ancora elevato potrebbe richiedere difficili scelte politiche, riguardanti possibilmente anche gli alti livelli di spesa sociale e l’introduzione di una moderna tassa sugli immobili. È importante non compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico”.

Il dibattito è aperto.