LTC, Enpam dice sì

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Stiamo parlando della Long term care, una polizza che la Cassa dei medici e degli odontoiatri sta erogando dallo scorso 1 agosto. In un articolo ad Italia Oggi, a firma di Simona D’Alessio, il Presidente spiega quale sia il cammino intrapreso dal proprio Ente. Riportiamo, infatti, di seguito la pubblicazione.

Di Simona D’Alessio

Medici e dentisti non autosufficienti protetti, grazie ad una polizza «ad hoc», che permetterà di curarsi con 1.035 euro mensili (non tassabili). E la prestazione non escluderà la fruizione di altre misure di welfare previste dal proprio Ente di previdenza (Enpam), nonché da «ogni altro eventuale reddito» dei professionisti.

È così che la Cassa pensionistica presieduta da Alberto Oliveti ha deciso di affrontare la protezione della non autosufficienza dei propri iscritti, erogando dallo scorso 1° agosto una polizza per la «Long term care» (Ltc), cui i camici bianchi possono aderire in maniera automatica e che, ha fatto sapere l’Ente, «non richiede alcun esborso per medici e odontoiatri», poiché «i costi dell’intera operazione (5,4 milioni di euro l’anno, cioè 2,2 per il periodo agosto-dicembre del 2016) sono coperti dai fondi per l’assistenza della Quota A»; si tratta, è stato precisato, di somme che, qualora non fossero state così impiegate, sarebbero andate ad accrescere il patrimonio dell’Enpam, tuttavia, a causa dei «vincoli di bilancio dello Stato, non avrebbero potuto più essere usate per prestazioni a vantaggio degli iscritti».

La rendita per la Ltc (destinata ai futuri iscritti e agli attivi che alla data del 1° agosto di quest’anno erano ancora under70) si aggiunge a quella già prevista della pensione d’invalidità fissata per i professionisti colpiti da un’infermità assoluta e permanente, che consiste in «una entrata di almeno 15 mila euro annui, che l’Enpam garantisce pure senza l’anzianità contributiva minima»; fra le peculiarità (vantaggiose) della polizza vi è che «il diritto a vedersi riconosciuto il vitalizio scatta già nel caso in cui si perda l’autonomia in tre attività ordinarie della vita quotidiana (e non quattro, come solitamente richiesto)», oppure nel caso di due patologie particolarmente gravi e invalidanti: il morbo di Alzheimer, o di Parkinson.

Secondo Oliveti, assicurarsi contro il rischio di perdita dell’autosufficienza «significa adeguare e aggiornare le nostre tutele. Proprio i medici ed i dentisti non potevano farsi trovare impreparati in un settore come quello delle cure di lunga durata, da cui domani», ha concluso, proverranno «molte delle opportunità professionali riservate alla categoria».