A 15 anni dalla morte di Marco Biagi nasce il libro bianco sul welfare

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Il centro studi fondato da Marco Biagi, Adapt, e l’Associazione Amici di Marco Biagi hanno presentato, lo scorso mercoledì, il “Libro bianco per un welfare della persona” (in allegato).

Una pubblicazione che, come scrivono nella prefazione gli autori, vuole rivolgersi ai “decisori istituzionali e sociali affinché non solo riescano a salvaguardare le tradizionali tutele ma si rivelino capaci di sviluppare gli istituti della sicurezza e della protezione sociale in termini tali da favorirne l’adattamento ai bisogni di ciascuno in ciascuna fase della vita. E il bisogno fondamentale da soddisfare rimane quello della attività e della possibilità di compiersi attraverso il lavoro e la famiglia in un contesto di sicurezze, dove lo stesso stato di salute ne costituisce il necessario presupposto”.

Scorrendo il sommario, la “persona” e i temi collegati ad essa sono declinati sotto molteplici aspetti:  famiglia, salute, lavoro, previdenza senza tralasciare la costruzione del welfare del futuro. Il tutto preceduto da una analisi attenta delle politiche attive e passive nell’era che gli autori definiscono “la quarta rivoluzione industriale”. I mercati del lavoro ma anche la formazione e le nuove tecnologie sono capitoli di un libro che si interroga, e interroga chi lo legge, su quali temi è auspicabile un cambio di visione. Dove? Sulla maternità e sul lavoro, ad esempio. La maternità non più solo un diritto acquisito ma” una ulteriore possibilità di skillness, nel senso di acquisizione di capacità. In altre parole, come l’attività di volontariato opportunamente eseguita e documentata viene riportata e valorizzata nei curriculum professionali, così dovrebbe essere valutata la genitorialità, in special modo gravidanza e maternità”. 

E sul tema del lavoro: “Ci si deve  chiedere come formare le competenze realmente abilitanti per i lavori del futuro. Una soluzione a questo problema è rinvenibile nella affermazione della valenza educativa e formativa del lavoro, ovvero del metodo della alternanza formativa intesa come integrazione tra teoria e prassi, tra cognitività e manualità, tra ragionamento e azione, tra insegnamento e apprendimento. In un certo senso, addirittura come integrazione tra vita professionale e vita privata, poiché ogni occasione di azione è formativa e in grado di fare emergere quelle competenze personali di natura trasversale funzionali non solo a lavorare nel moderno mercato del lavoro, ma forse anche a vivere nella moderna, liquida, società.

“Il tema del lavoro è centrale nella vita di ciascun cittadino – ha ribadito, durante la presentazione del volume,  il Presidente del Senato Pietro Grasso –  così come in quello della nazione. Il perdurare delle difficoltà connesse alla lunga crisi economica che abbiamo affrontato in questi anni da un lato e le trasformazioni determinate dalle nuove tecnologie dall’altro, rendono sempre più necessaria una seria e profonda riflessione sul presente e sul futuro . Le risposte che saremo in grado di elaborare e mettere in campo alle tante sollecitazioni dei cittadini e delle imprese disegneranno il domani dell’Italia”.

Un domani che Marco Biagi, ucciso 15 anni fa da un commando delle Brigate Rosse, aveva provato ad immaginare nel suo “Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia. Proposte per una società attiva e per un lavoro di qualità”. Idee che trovano, ancora oggi, spazio nella costruzione di “un’Italia più moderna, più europea e più internazionale”.

“La figura e l’opera di Marco Biagi continuano ad essere straordinariamente attuali per la capacità di interpretare la complessità del mercato del lavoro e di offrire ancora oggi soluzioni moderne e innovative – ha infatti spiegato nel suo intervento l’economista Paolo Reboani – le  sue idee erano significativamente più all’avanguardia e tendevano a superare il paradigma del lavoro subordinato a tempo indeterminato. La scarsa partecipazione al mercato del lavoro di cui è afflitta l’Italia non può essere curata che attraverso una diversità e molteplicità delle forme contrattuali, costruite per adattarsi a una società dove lavorano poche donne, dove i giovani ancora oggi sono soggetti a un forte gap educativo, dove la dimensione delle imprese è ancora piccola o micro, dove esiste una parte del Paese, il Mezzogiorno, nella quale forte è ancora la componente di lavoro nero”.

Tutele, quindi, che per Marco Biagi dovevano essere estese a tutti, anche a chi il lavoro non lo aveva e proprio su quelle tutele nascono le future sfide. “Il Libro bianco sul welfare della persona al tempo della quarta rivoluzione industriale e della crisi del ceto medio segnala in particolare tre sfide per quella società attiva che ha rappresentato l’obiettivo fondamentale dell’opera di Biagi.  – ha sottolineato  il Presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi – La prima riguarda i modi con cui evitare, in presenza delle nuove macchine intelligenti, quella sostituzione del lavoro che l’Italia ha conosciuto nella seconda rivoluzione industriale allorquando, spaventati da regole complicate e da rapporti sindacali conflittuali, molti imprenditori abusarono delle tecnologie di processo. La seconda riguarda i modi con cui garantire la occupabilità integrando istruzione, formazione e lavoro in un paese che ha conosciuto dagli anni ’70 il disastro educativo e l’autoreferenzialità della formazione. La terza riguarda i modi con cui produrre un welfare sostenibile di fronte ai maggiori costi e alle minori entrate. Il Libro bianco ha elaborato un modello di fondo complementare in cui si integrano previdenza, sanità e assistenza fino alla tomba con l’obiettivo di personalizzare le prestazioni in base ai bisogni di ciascuno, soprattutto quando non autosufficiente”.