Ministro Poletti:” Equità, sostenibilità e intergenerazionalità”

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Si è tenuto, ieri a Roma, il forum, organizzato dalla Cassa dei dottori commercialisti, dal titolo “Preservare le generazioni future. Verso un nuovo modello di welfare equo e sostenibile”. Dopo i saluti del Presidente della Cassa, Walter Anedda, che ha letto gli auguri del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il microfono è passato al Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. Tanti i punti toccati dal Ministro.

“Quando parliamo di previdenza – ha detto Poletti – ci si pone il problema di una prospettiva di lungo periodo,  ma una prospettiva di lungo periodo  può esserci solo se già oggi si riesce a pensare e a prefigurare ciò che sarà, ciò che accadrà, come cambieranno le cose.  I tre requisiti essenziali per qualsiasi sistema previdenziale sono: equità  sostenibilità ed intergenerazionalità. Requisiti che sono intrecciati tra di loro, senza equità  la sostenibilità nel tempo è molto difficile e senza intergenerazionalità non  c’è una sostenibilità di lungo periodo . I sistemi previdenziali riescono a durare nel tempo non solo se le prestazioni sono commisurate alle contribuzioni ma anche se vengono alimentati da nuovi ingressi. Di fronte ai cambiamenti così radicali, ai problemi demografici che stiamo vivendo da molti anni, dobbiamo porci alcune problematiche”.

“Oggi viviamo più a lungo  – ha sottolineato il Ministro – e questo porta inevitabilmente a dover modificare il bilanciamento tra periodi di lavoro e periodi di pensione. Ma non solo. Dobbiamo tener presente che il numero delle persone che ogni anno ragggiungono il pensionamento è significativamente più alto del numero delle persone che nello stesso periodo si affacciano nel mondo del lavoro. E dall’altro canto se teniamo troppo a lungo le persone al lavoro lasciamo poco spazio ai giovani e ai nuovi ingressi. E questo, oltre ad avere effetti negativi sulla coesione sociale e sul patto intergenerazionale, a lungo andare nuoce alla stessa sostenibilità previdenziale nel tempo. Occorre quindi trovare un giusto equilibrio tra le esigenze e gli obiettivi anche se sono apparentemente inconciliabili. Ed è quello che abbiamo cercato di fare aprendo nuovi spazi per il lavoro andando a costruire strumenti di flessibilità in uscita”.

E i cambiamenti in atto riguardano anche il lavoro, le tecnologie, le innovazioni. “Il lavoro che cambia. Io credo che oggi sia un tema che abbia bisogno di una qualche sistemazione. Oggi ci siamo presi un impegno ossia quello di costruire un forum di discussione intorno al lavoro che cambia, se ne parla, se ne scrive ma questo è un tema che ha bisogno anche di un canale istituzionale per espandersi. Un forum, quindi,  che consente, on line, a tutti i soggetti che vogliono farlo di entrare nella discussione, di apportare idee e considerazioni. Penso che nessuno possa considerarsi fuori da questa discussione. La storia ci ha insegnato che i cambiamenti hanno creato problemi ma anche opportunità, io credo che ci saranno lavori che scompariranno e altri che nasceranno. Il tema è la velocità del cambiamento tecnologico che è drammaticamente superiore alla velocità dei cambiamenti sociali e della stessa capacità delle istituzioni di cambiare le regole e di costruire soluzioni congrue”.

Ma il lavoro che cambia, che apre o chiude  spazi occupazionali è strettamente collegato alla previdenza perché, come sottolinea il Ministro “previdenza non significa solo sistema pensionistico. Farle coincidere è stato un errore e non solo della politica. I prepensionamenti sono stati una sorta di ammortizzatori sociali, si è pensato di usarli per risolvere il problema del lavoro. Io credo che sia giusto pensare che il sostegno al reddito si affianchi alla logica delle politiche attive del lavoro. Io penso che bisogna lavorare sempre tenendo insieme due elementi: l’intervento di sostegno al reddito con la politica di inclusione e di attivazione. Dobbiamo costruire una rete di servizi per affrontate anche il problema della disoccupazione. In Italia chi si occupa di ambiente non si occupa di sociale, chi si occupa di sanità non si occupa di lavoro. L’Italia è un paese dove le politiche hanno la forma di silos, sono verticali, ma la vita delle persone  non è fatta di pezzi verticali affiancati ma di un mix stretto di tutte le problematiche”.

Problematiche che riguardano anche il lavoro autonomo. “Io credo che il tema della professione sia un tema importante per l’occupazione e per il futuro – ha detto Poletti – perché noi abbiamo bisogno certo di una crescita occupazionale ma anche che i giovani abbiano voglia di mettere in campo la propria professionalità, le proprie competenze. La legge che è in fase di approvazione definitiva in Parlamento cerca di dare qualche elemento in più sul welfare, di dare la possibilità di investire sulla formazione rendendo i costi totalmente deducibili, di dare garanzie e tutele del rischio del credito”.

“Secondo i dati che fornisce AdEPP – ha poi sottolineato il Ministro –  il patrimonio delle Casse è in crescita, dai 54 miliardi del 2011 ai 73miliardi del 2015, stiamo parlando di patrimoni di grande importanza che possono  avere un significato nelle dinamiche dell’economia del nostro Paese. Noi lavoriamo sulla base di norme che hanno una lunga storia, sono state modificate e contengono delle complessità non banali. In questi anni di esperienza siamo riusciti a costruire, credo, con la disponibilità di tanti, un metodo positivo di dialogo e di confronto. Una azione che parte non dalla vigilanza burocratica  delle virgole ma della verifica sostanziale della sostenibilità di lungo periodo, del rispetto delle regole, del funzionamento corretto statutariamente delle Casse. Detto questo non dico che vada tutto bene, credo che possiamo fare meglio e andare nella direzione di una semplificazione  di tutti i meccanismi che sono stati adottati indirizzati alla tutela e alla salvaguardia del futuro, lasciando però la possibilità di agire, di prendere delle decisioni  e prendersi delle responsabilità. La legislazione sta volgendo al termine ma sono convinto che si possano  fatte ancora azioni che vadano in questa direzione”.