L’universo rosa dell’AdEPP. Sempre più donne

461

I dati contenuti nell’ultimo rapporto AdEPP lo dicono chiaramente: le professioniste iscritte alle Casse di previdenza private e privatizzate sono in aumento e in 5 anni, in media, hanno toccato il 5% in più.

L’area giuridica è quella che ha toccato il picco più alto, l’8% dal 2007 al 2015, senza registrare mai un arresto o una diminuzione, a seguire l’area sanitaria, l’area economico-sociale e ultima in classifica la rete delle professioni tecniche. In ogni area il tasso di crescita del collettivo femminile risulta superiore a quella maschile.

Per quanto riguarda le singole Casse, in cima alla classifica troviamo l’Enpap, l’ente degli psicologi, che supera l’80% di iscritte,  seguito dalla Cassa dei biologi, 70%, e dall’Enpapi, infermieri, 69%.

Una realtà che si confronta con le politiche che il singolo Ente, conscio della propria platea di iscritti, ha messo in campo.

“Il Consiglio di Amministrazione dell’Enpap – ricorda il Presidente Damiano  Torricelli – ha istituito da subito una propria Commissione Politiche Femminili, coordinata da una donna, la consigliera Chiara Santicon l’obiettivo di approfondire la tematica dei bisogni previdenziali e assistenziali delle iscritte, al fine di progettare interventi mirati alle loro specifiche esigenze. La commissione, fra le altre attività, ha organizzato lo scorso anno una call sull’imprenditoria femminile denominata “Psicologhe: che impresa!”, per selezionare i migliori progetti imprenditoriali realizzati delle psicologhe in tutta Italia. La stessa commissione ha pubblicato un e-book con un’analisi delle caratteristiche professionali e delle problematiche specifiche delle psicologhe”.

Essendo una cassa da sempre al “femminile”, è sulla differenza di reddito che punta la Presidente dell’Enpab, Tiziana Stallone. “Purtroppo persiste da sempre, e non è mai mutato – denuncia la presidente Stallone – anche il gap sia di reddito medio sia di volume di affari tra gli uomini e le donne. Sui redditi medi, la differenza è del 32% a favore degli uomini, sul volume di affari è del 42%. La nostra politica di oggi e futura, quindi, è rivolta a ritagliare al femminile le politiche attive con una attenzione al sostegno dei redditi delle biologhe.  Le politiche attive stanno dando risultati interessanti da un punto di vista di partecipazione e stanno emergendo dati interessanti anche sugli effetti che queste hanno sui redditi delle beneficiarie. Dati che stiamo affiancando a valutazioni tecnico attuariali per capire l’impatto che queste avranno sulle pensioni future”.

Terza in classifica per numero di iscritte è la Cassa degli infermieri. “La professione infermieristica nasce come professione tipicamente femminile e il numero di donne iscritte ad Enpapi raggiunge circa il 70%. L’Ente, ponendo sempre al centro delle proprie attività le esigenze degli iscritti ha posto in essere misure che tenessero conto del ruolo della donna – spiega il Presidente Mario Schiavon – sia nell’ambito lavorativo sia nell’ambito familiare, quali l’indennità di maternità e il sussidio per le rette di asili nido, tramite il quale l’Ente può erogare un contributo a copertura delle rette.”

A Cassa forense la presenza di donne sfiora il 50%. “Dati che ci hanno spinto a prevedere molte tutele per le nostre iscritte  – spiega il Presidente Nunzio Luciano – sia sul fronte maternità sia sulla conciliazione dei tempi casa/lavoro. Stessa attenzione la rivolgiamo sul fronte finanziamenti europei, nazionali e regionali che non possono prescindere dal tenere presente le professioniste e le istanze da loro presentate”.

Più rosa lo è anche la professione medica. “Da custodi di un sistema previdenziale – sottolinea il Presidente Enpam ed AdEPP, Alberto Oliveti –  dobbiamo pensare al lavoro ed è importante che una professionista possa diventare serenamente mamma, sapendo di avere a disposizione delle opzioni che le consentano di conciliare vita e professione”.

Non a caso l’Enpam, nei giorni scorsi, ha dato il via al “bonus bebè”. 1.500 euro da utilizzare per le spese di nido e ‘babysitting’ nei primi dodici mesi di vita del bambino, o di ingresso del minore in famiglia in caso di adozione, o affidamento.