Professionisti. Resta il gap generazionale e il divario reddituale

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Se dal focus sulle donne, pubblicato sulla newsletter della scorsa settimana, emergeva un trend positivo rispetto all’aumento delle iscritte alle Casse di previdenza, non è la stessa cosa per i giovani. Il dato rilevato dal Centro studi AdEPP, infatti, ci dice che gli iscritti under 40 sono in diminuzione, dal 41% al 31%.

E se facciamo un confronto con gli ultimi 10 anni, i giovani passano lo scettro alla fascia di età compresa tra i 40 e i 45 anni, a testimonianza di un invecchiamento della platea AdEPP.

A farne le spese è soprattutto l’area Economica-Sociale (giornalisti, commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro). Se nel 2005 la percentuale degli iscritti under 30 sfiorava il 7%, nel 2015 il dato si ferma al 3,8%. Gli under 35 scendono dal 15,4% al 10,8% e gli under 40 dal 22% al 15,4%. In netto aumento gli under 65, 75 e oltre i 75 anni.

Situazione molto simile nell’area Giuridica (avvocati e notai), se si esclude però dall’osservazione l’ultima annualità. Nel 2014, infatti, Cassa forense è stata oggetto di una riforma che ha portato tutti gli avvocati iscritti alla Gestione Separata INPS all’automatico trasferimento nell’Ente, aprendo le porte soprattutto ai più giovani.

Per quanto riguarda le categorie appartenenti all’area Sanitaria (medici, odontoiatri, infermieri veterinari, psicologi), da segnalare è l’aumento tra gli under 30 e un segno meno nella fascia da 45 a 50 anni che perde circa 12.000 iscritti. Raggiungono il picco di crescita le fasce che racchiudono le età da 65 a 80 anni.

Anche per la Rete Professioni Tecniche (architetti, ingegneri, geometri, biologi, periti industriali, pluricategoriali, periti agrari e agrotecnici) si assiste ad un crollo di presenze dei giovani e degli under 35, meno importante quello della fascia intermedia ossia 35-40.

E sul fronte redditi? Secondo i dati appena pubblicati da Almalaurea, il consorzio nato a Bologna nel ’94 per essere il ponte ideale tra le università italiane e il mondo del lavoro,  con un’anzianità di cinque anni, la retribuzione mensile netta di un lavoratore autonomo è di 1.362 euro per i laureati triennali e 1.405 euro per i colleghi magistrali biennali. Dati che si avvicinano a quelli elaborati dal centro studi AdEPP secondo i quali un under 30 guadagna in media 12.000 euro lorde all’anno e un suo collega con un’età compresa tra i 30 e 35 anni porta a casa circa 17mila euro all’anno.

Persiste, inoltre, il gap reddituale tra un professionista giovane e uno meno giovane. Fino a 35 anni i professionisti della platea AdEPP guadagnano tra il 24% e circa il 34,4% del reddito di un loro collega con età compresa tra i 55 e i 60 anni.  Dovranno, quindi, aspettare circa 10 anni prima che i giovani professionisti possano percepire uno stipendio che possa chiamarsi tale. Consapevoli che quel gap inciderà su una futura pensione visto che la recente riforma targata Fornero ha allargato a tutte le categorie il metodo contributivo. Tanto versi, tanto riceverai di pensione.

Non a caso AdEPP sottolinea sempre la necessità di porsi il problema non più solo della sostenibilità dell’intero Sistema, cosa peraltro dimostrata per i prossimi 50 anni, ma dell’adeguatezza delle future prestazioni.

La discontinuità occupazionale, l’entrata tardiva nel mondo del lavoro, i redditi troppo bassi non fanno che alimentare alcune problematicità come la difficile costruzione e tutela del patto intergenerazionale, necessario anche per garantire quell’adeguatezza futura .