Sanità e Servizio sanitario nazionale. Due focus presentati a Roma

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La sanità sotto la lente di ingrandimento. Sono state, infatti, presentate, nei giorni scorsi, due ricerche: la prima, in ordine di tempo, della Fondazione Gimbe, la seconda targata Censis/Cbm. Entrambe pubblicano numeri, dati, proiezioni che fotografano lo stato di “salute” del Servizio sanitario nazionale.

Nel 2° Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, elaborato dalla Fondazione Gimbe e presentato il 6 giugno a Roma nella Biblioteca del Senato, si evidenzia come “diversi sono i fattori che oggi minano la sostenibilità di tutti i sistemi sanitari: il progressivo invecchiamento delle popolazioni, il costo crescente delle innovazioni, in particolare quelle farmacologiche, e il costante aumento della domanda di servizi e prestazioni da parte di cittadini e pazienti.”

Inoltre, si legge nel rapporto, “la rivalutazione della prognosi del SSN al 2025 conferma che la cifra necessaria per garantirne la sostenibilità richiede anzitutto l’esplicita volontà di rimettere al centro dell’agenda politica la sanità pubblica e, più in generale, il sistema di welfare, sintonizzando programmazione finanziaria e sanitaria sull’obiettivo prioritario di salvaguardare la più grande conquista sociale dei cittadini italiani: un servizio sanitario pubblico equo e universalistico da garantire alle future generazioni”.

Di sostenibilità e equità si è occupata anche la ricerca Censis/Cbm, presentata sempre a Roma il 7 giugno scorso durante il Welfare day. “La spesa privata degli italiani per avere prestazioni sanitarie, compreso il pagamento dei ticket – ha sottolineato Francesco Maietta, responsabile dell’area politiche sociali del Censis – ammonta a 35 miliardi di euro, con un aumento del 4,2% tra il 2013 e il 2016. Sono più di 12 milioni gli italiani che l’anno scorso hanno rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per motivi economici, un milione 200 mila in più rispetto all’anno precedente”.

“Dietro tutto questo ci sono le dinamiche demografiche ma soprattutto un progressivo disinvestimento dalla sanità pubblica  – ha denunciato Maietta – con un taglio della spesa sanitaria pubblica pro capite che la Corte dei Conti ha quantificato in media in -1,1% annuale per il periodo 2009-2015”.

Ed infatti sale il numero degli italiani che nell’ultimo anno hanno fatto ricorso all’intramoenia. Colpa anche delle lunghe liste di attesa sulle quali gli intervistati dallo studio Censis hanno puntato contro il dito. Basti pensare che per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l’attesa arriva a 142 giorni; per fare una risonanza magnetica ci vogliono 80 giorni (+6 giorni rispetto al 2014), ma al Sud sono necessari 111 giorni; per una visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma questa sale a 79 giorni al Centro; per una visita ginecologica ci vogliono 47 giorni (+8 giorni rispetto al 2014), ma ne servono 72 al Centro.