Febaf Abete: “Costruire cammino comune”. Oliveti: “Investimenti nel Paese, presenza qualificata”

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“Se devo definire l’obiettivo di questo incontro lo riassumo in Ricomincio da tre” così il Presidente Febaf (Federazione banche, assicurazioni e finanza), Luigi Abete, delineando, appunto, i temi in discussione alla giornata dell’Investitore istituzionale tenutasi a Roma nei giorni scorsi.

La costruzione di un cammino comune, il superamento di problematiche inerenti ad alcune norme sugli investimenti e un Sistema di credito “meno bancocentrico” e più diretto alle Piccole e medie imprese, sono i tre punti toccati dall’intervento di Abete.

“La complessità della situazione in cui viviamo, la globalizzazione dei mercati e la crisi in atto – ha detto Abete – fa sì che non basta più che ognuno faccia bene la propria parte. L’Europa cresce meno del resto del mondo e l’Italia cresce ancor meno dell’Europa, serve quindi mettere insieme ad un tavolo tutti i soggetti privati e pubblici che sappiano incidere sull’economia reale del nostro Paese e usare al meglio, arricchendole e semplificandole, le norme esistenti”.

Una grande concertazione quella che ha in mente Abete, dove associazioni di categoria, aziende, investitori pubblici e privati e Governo, “ragionino” su forme di retail offerti sul mercato, veri Piani Individuali di Risparmio, che nascono dall’investimento su imprese quotate e non quotate e vanno proposti, con annesso sconto fiscale a clienti retail, per spostare l’asse dell’investimento dalle banche all’economia di mercato e per rivitalizzare il settore dei proponenti.

Una posizione attenta ad allineare gli interessi dello Stato, delle società del risparmio, delle imprese e del cittadino, con una mano tesa verso la previdenza di primo e secondo pilastro.

E in mezzo le Piccole e medie imprese che “devono capire che è cambiato il campo di gioco – ha concluso il Presidente Febaf – mentre noi dobbiamo usare al meglio le nuove norme sui Pir (piani individuali di risparmio) e sulla fiscalità agevolata.

“Grazie ai Pir la platea degli investitori che guardano a segmenti di mercato prima dimenticati è aumentata oltre ogni previsione – ha sottolineato il presidente di Assogestioni, Tommaso Corcos – ed è aumentata l’efficienza dei mercati con l’aumento degli scambi a riprova che gli strumenti per investire ci sono come ci sono le occasioni”.

E su dove e come investire lo ha chiarito Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aifi, che nel suo intervento ha sottolineato come ci sia bisogno di “investimenti infrastrutturali e d’impresa per sostenere il sistema produttivo italiano e la ripresa in atto”.

“C’è bisogno di una massa di capitali che faccia fare un balzo in avanti all’economia del Paese – ha avvertito Cipolletta – il Governo non è nemico di questo processo e i soggetti che possono investire ci sono ma se il tutto non decolla rischiamo di trovarci a breve di fronte ad una nuova crisi. Dobbiamo creare una struttura finanziaria più forte, siamo frammentati e rischiamo di restare piccoli soggetti che non riescono a fare massa”.

E se il Presidente di Assoprevidenza, Sergio Corbello, ha ricordato che la “prudenza è d’obbligo quando si tratta di investire soldi destinati alla previdenza”, il Presidente dell’AdEPP, Alberto Oliveti ha precisato che “Le Casse, gestendo la previdenza di primo pilastro e usufruendo della contribuzione obbligatoria, nell’approcciare la questione degli investimenti devono avere vincoli che derivano anche da una valutazione attenta e particolare del rischio”.

“I patrimoni delle Casse, 72miliardi di euro, – ha sottolineato Oliveti – sono già abbondantemente investiti in Italia. Il 62% di questo portafoglio è già investito nel Paese. E’ chiaro che la qualità e la tipologia di questo investimento risente della storia delle Casse che quando erano pubbliche erano invitate ad investire anche negli immobili con finalità sociale, destinate ad equo canone. Abbiamo quindi una presenza in Italia, diciamo che vogliamo qualificarla con estrema attenzione e seguendo una logica. Dobbiamo pagare pensioni, le pensioni si pagano se il flusso contributivo resta valido, il flusso contributivo dipende dal lavoro. Quindi, per poter essere utili, questi patrimoni hanno l’esigenza di essere investiti con prudenza e  per quota parte sul lavoro dei professionisti, con l’obiettivo di mantenere il valore del capitale.  E poiché il lavoro che i professionisti esercitano è in Italia, è evidente il collegamento con l’economia reale. Non si può però rovesciare quest’ordine di priorità: pensioni, tenuta del lavoro, ricaduta virtuosa sul sistema Paese”.

“Attenzioni alle funzioni integrate delle Casse – ha concluso il Presidente AdEPP –  ragioniamo su investimenti da fare insieme, per sfruttare la massa per ottenere risultati migliori.  La fiscalità ci interessa a ricaduta, è l’anello finale della catena non può essere il condizionamento degli investimenti. Il motivo che ci porta a fare investimenti non è la fiscalità ma la qualità, la coerenza con i nostri fini istituzionali, con le aspettative di redditività non speculativa. Siamo assoggettati alla tassazione sul patrimonio come se fosse costituito da imprese speculative. La prima esperienza sugli incentivi fiscali, virtuosa in quanto la prima e in quanto ha definito un nuovo perimetro, non è stata portata a termine. Quando parlo dei Pir io penso ai  Piani istituzionali di risparmio indirizzati alle Casse e non posso quindi che invocare prudenza, un corretto rapporto rischio redditività e durata,  ma soprattutto l’affidabilità fiscale dello Stato che ce li propone e la voracità commissionale delle imprese che può dimezzare l’ipotetico e futuro vantaggio fiscale. Possiamo anche pensare a un comune obiettivo per favorire l’economia del Paese, ma i ruoli e gli strumenti sono diversi. Ben venga un tavolo di confronto, è presto per chiamarlo di regia”.