Ltc e non autosufficienza. Un tavolo di confronto per definire proposte ed idee per un piano di azione condiviso

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Si è tenuto, nei giorni scorsi a Roma, il quarto tavolo di lavoro sulla non autosufficinza promosso dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali,con il supporto scientifico di Assoprevidenza, al quale hanno partecipato rappresentanti di Enti, Fondazioni, Casse, Fondi pensioni, Fondi Sanitari, Cooperative sociali, accademici ed esperti.

Obiettivo: scattare la fotografia attuale, denunciarne le criticità, delineare una possibile  nuova strategia organica di tutela delle persone non autosufficienti che supporti efficacemente l’individuo e la famiglia. .

E’ spesso, infatti, la famiglia a farsi carico, ancora oggi, dell’anziano, con aiuti pubblici, che, per molti degli intervenuti “sono poco controllati e ben indirizzati” (vedi indennità di accompagnamento), o privati, spesso troppo costosi.

Il 9 per cento della popolazione adulta ha a carico un anziano e spesso, per garantirgli una assistenza adeguata, si indebita o vende la propria casa di proprietà. Oltre 9 miliardi sono, infatti, i soldi spesi dalle famiglie prevalentemente per coprire i costi delle badanti.

Ad oggi lo Stato, per la non autosufficienza, spende circa 30 miliardi, e i dati stimati dallo stesso Servizio sanitario nazionale, ci dicono che il costo per la non autosufficienza (Long Term Care) passerà dall’attuale 1,8% a oltre il 3% del Pil nei prossimi trent’anni.

Eppure secondo i dati del Ministero della Salute e una survey effettuata da Italia Longeva, network scientifico dello stesso Ministero dedicato all’invecchiamento attivo e in buona salute “sono assistiti a domicilio solo 370mila over 65, a fronte di circa 3 milioni di persone che risultano affette da disabilità severe, dovute a malattie croniche, e che  necessiterebbero di cure continuative,fra servizi disomogenei che generano disuguaglianze”.

Un problema quindi sanitario e sociale al quale rispondere con nuove strategie che partano però da una conoscenza profonda ed attenda “dell’esistente” visto che stiamo parlando di un sistema troppo frammentato. E la soluzione, secondo gli intervenuti al tavolo di confronto, potrebbe essere la “creazione di una rete o un portale che metta in comunicazione gli “attori”, li renda visibili e trasparenti, combattendo il “sommerso” e dando così al cittadino la possibilità di conoscere, di essere informato, di scegliere.

Senza contare che il tutto potrebbe dare il via ad una sorta di certificazione rilasciata da un soggetto super partes, a garanzia della qualità del servizio offerto, con una valutazione che rispetti i criteri minimi e massimi individuati.

La Regione Piemonte, ad esempio, sta mettendo in campo un bando che ha come obiettivo anche individuare esperienze e linee operative esistenti, mettendo a fattor comune i progetti più innovativi per rispondere ad esigenze più ampie ed inclusive.

Esigenze che vanno studiate come vanno individuate le azioni di prevenzione del problema perché, come ha sottolineato nel suo intervento Raul Cavalli della Fondazione Easycare “Diventare vecchi è il destino dell’uomo non una eventualità”.

 

In allegato le slides presentate dagli intervenuti al tavolo di confronto