Commissione europea “La mia regione, la mia Europa, il nostro futuro”

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Lo scorso 9 ottobre, la Commissione europea ha pubblicato la settima relazione “La mia regione, la mia Europa, il nostro futuro” (in allegato lo studio completo), uno studio che ha cadenza triennale e che mette sotto la lente di ingrandimento le performance degli Stati membri e le politiche messe in campo su alcuni temi fondamentali come “lavoro, economia e problematiche sociali”.

Il documento di lavoro dei servizi della Commissione (SWD) che l’accompagna si compone di 6 capitoli: sviluppo economico, inclusione sociale, sviluppo sostenibile, miglioramento delle istituzioni, politiche nazionali e coesione, e impatto della politica di coesione. Un focus a parte è dedicato all’esame dei fondi strutturali, “le misure che collegano l’efficacia dei fondi strutturali e d’investimento europei (SIE) a una sana governance economica”.

Quest’anno le valutazioni, che la Commissione pubblica, sono in linea con quanto, anche nel nostro Paese, è stato rilevato dai vari istituti di ricerca e Istituzioni politiche/economiche. La ripresa c’è anche se gli investimenti pubblici sono ancora al di sotto dei livelli pre-crisi e senza una vera inversione di tendenza difficilmente si può “ gestire la globalizzazione, non lasciare indietro nessuno e sostenere le riforme strutturali”.

Partendo dal dato sul lavoro, lo studio evidenzia come il tasso di occupazione delle persone di età compresa fra i 20 e i 64 anni nell’Unione europea abbia raggiunto il 71%, ancora al di sotto dell’obiettivo del 75% fissato per il 2020 dalla strategia Europa 2020.

Il tasso di disoccupazione nell’Unione è sceso dal 10,9% nel 2013 all’8,6% nel 2016 e al 7,7% nel 2017, rimanendo tuttavia al di sopra del 7% registrato nel 2008. Rimane difficile la situazione dei giovani al di sotto dei 25 anni che continuano ad avere difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro.

Le grandi differenze nei tassi di occupazione e disoccupazione e nei redditi in tutta l’Unione europea spingono le persone a migrare, in particolare dalle regioni rurali verso le capitali e le grandi città.

Sul campo delle innovazioni i risultati non sono degni di nota. Tanto che per la Commissione è sempre più urgente che vengano messe in campo, da tutti gli Stati membri,  politiche che colleghino imprese, centri di ricerca e servizi specializzati alle imprese.

Così come è necessario che vengano stanziati  ulteriori investimenti nei settori dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e dei trasporti per ridurre le emissioni di gas serra.

Per raggiungere gli obiettivi dell’UE di una riduzione del 40% delle emissioni di gas serra e della quotadel 27% di energie rinnovabili entro il 2030 è necessario, infatti, che le politiche si orientino verso l’uso efficiente dell’energia e di trasporti più puliti, privilegiando i trasporti pubblici.

In definitiva, la Commissione sottolinea “la necessità di concentrare le risorse su settori a particolare valore aggiunto per tutta l’Unione europea  e sulla soluzione dei problemi transnazionali: inclusione sociale, occupazione, competenze, ricerca e innovazione, cambiamento climatico, energia e transizione ambientale”.