Seminario AdEPP a Bruxelles. Oliveti “Riforme coerenti con il mondo che cambia”

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Il 7 novembre si è tenuto presso la sede AdEPP di Bruxelles il seminario-breve sul tema “Le professioni in Europa: sfide demografiche e digitalizzazione del lavoro” con la partecipazione dell’On. Nicola Danti europarlamentare e del Dott. Loukas Stemitsiotis, economista, dirigente presso la Commissione europea.

L’incontro, volutamente impostato su registri operativi per favorire lo scambio di opinioni e il dibattito tra i partecipanti, è stato aperto dal Presidente Oliveti che ha illustrato in breve ai relatori istituzionali la natura e il ruolo degli enti di previdenza dei professionisti, chiarendo senso e obiettivi delle attività promosse a livello europeo dalle Casse di previdenza associate in AdEPP.

“Le Casse come sistemi a contribuzione obbligatoria fondano la propria sostenibilità sulla continuità contributiva degli iscritti – ha detto il Presidente Oliveti –   dunque dipendono dalla loro vita lavorativa, dalle platee professionali e dalla loro capacità di produrre reddito. In un mercato del lavoro sottoposto a forti cambiamenti demografici, economici e tecnologici anche le professioni si confrontano con vite lavorative caratterizzate da discontinuità e flessibilità non essendo immuni e protette dal fatto di essere regolate, secondo il pensiero corrente”.

Il seminario del 7 novembre si configura, quindi, come uno strumento di quell’agenda nel momento in cui si è discusso di due delle più grandi sfide che influenzano e influenzeranno l’adeguatezza delle pensioni, e quindi i redditi e l’eguaglianza: la demografia e l’effetto della digitalizzazione.

L’impatto della rivoluzione digitale avrà un effetto spiazzante anche sul lavoro autonomo con effetti sul reddito, da lavoro a reddito da capitale, derivanti: dalla frammentazione delle carriere (almeno quattro grandi cambiamenti tecnologici nell’arco di una vita lavorativa), dalla modalità di svolgimento della prestazione lavorativa (ad es. lo smart working), dall’economia collaborativa delle piattaforme, dalla rapida obsoloscenza delle competenze.

I dati dell’AdEPP dimostrano che le professioni stanno subendo gli effetti dirompenti della demografia avversa, della riduzione dei redditi, del rapido mutamento tecnologico di strumentazioni e servizi che caratterizzano l’attività dei liberi professionisti. Nell’arco di 10 anni (tra il 2005 e il 2015) è diminuita di 6 punti percentuali, dal 22% al 16%, la quota di iscritti con meno di 35 anni, mentre è aumentata di 11 p.p. quella degli over 55 (dal 28% al 39%). Al contempo è aumentata la disparità di genere, generazionale e territoriale nei redditi andando indirettamente a minare il patto tra generazioni, la solidarietà, che caratterizza i sistemi pay as you go.

A fronte di tale situazione, negli ultimi anni le Casse hanno deciso di intervenire  a sostegno del welfare e del lavoro dei propri iscritti nel solco di quanto indicato dal Libro Bianco sulle pensioni dell’Unione del 2012, ossia per garantire pensioni adeguate, sicure e sostenibili.

L’AdEPP sta sostenendo l’ampliamento del welfare delle singole Casse e promuovendo, ad esempio, l’accesso dei liberi professionisti ai fondi europei. Alcune iniziative anche in collaborazione con i partners europei come ABV (L’Associazione delle Casse di previdenza private tedesche) sono state avviate con questi obiettivi, perché occuparsi del lavoro autonomo e del suo benessere è un tema riguardante lo sviluppo di un pezzo dell’economia, da valutare dal punto di vista delle politiche a sostegno delle piccole e medie imprese (quali sono anche le attività dei liberi professionisti) e da quello delle politiche sociali nella direzione segnata dal Pilastro europeo dei diritti sociali la cui Proclamazione avrà luogo il prossimo 17 novembre a Göteborg.

Il contributo dell’On. Danti si è concentrato sulle attività della Commissione Mercato interno e protezione dei consumatori (IMCO) che negli ultimi mesi hanno toccato temi di interesse delle Casse e dei professionisti: l’attuazione del Regolamento sui servizi professionali e la necessità di una loro riforma; l’Agenda europea per l’economia collaborativa o economia delle piattaforme. Danti ha sottolineato come i liberi professionisti costituiscano una delle principali categorie di lavoratori in Europa (con oltre 11 milioni di posti di lavoro, oltre 500 miliardi di fatturato) rappresentando circa il 9% del Pil dell’UE.

Da anni si occupa delle professioni in particolare del miglioramento dell’attività commerciale dei servizi professionali, della loro mobilità in Europa e del rafforzamento e miglioramento della loro formazione per la crescita complessiva del settore. Quest’ultimo elemento è di particolare rilevanza con riferimento alla rivoluzione digitale in atto anche nelle professioni.  I primi passi fatti a livello europeo per garantire sostenibilità alle attività dei liberi professionisti sono stati l’equiparazione dei professionisti alle PMI per l’accesso ai fondi dell’Unione europea destinati alle imprese – ora riconosciuta anche in Italia e declinata in bandi regionali, sempre più spesso dedicati anche alle loro specificità.

Secondo Danti occorre creare un “mercato unico delle professioni” che superi le differenze tra paesi (fiscali, normative e previdenziali). I primi passi sono stati fatti: equiparazione alle pmi, inserimento nell’Assemblea europea delle pmi (dal 2014), passaporto europeo dei professionisti. Danti nel richiamare l’importanza delle competenze precipue delle professioni, che non saranno soggette all’effetto “distruttivo” della digitalizzazione, ha ringraziato AdEPP per il lavoro di diffusione della conoscenza delle condizioni delle professioni in Italia e ha portato alcuni esempi sull’effetto della concorrenza delle piattaforme collaborative sulle professioni ordinistiche come nel caso dell’offerta on line di progetti di ristrutturazione da parte di architetti e ingegneri di altri paesi.

Secondo il parlamentare europeo non è possibile opporsi all’affermazione delle piattaforme, le posizioni difensive non porteranno le professioni a sviluppare e migliorarsi nel medio e lungo periodo. Bisogna puntare su ciò che le piattaforme non possono sostituire, ossia la componente intellettuale. Renderla più evidente e rafforzarne la valenza nei confronti di chi usufruisce delle prestazioni dei professionisti.

Loukas Stemitsiotis, dirigente della DG Occupazione e affari sociali della Commissione europea, ha portato al seminario il suo contributo di tecnico per lungo tempo impegnato anche nella Direzione per gli Affari economici e finanziari. Stemitsiotis ha espresso il suo vivo compiacimento per l’evidente concordanza tra gli esiti delle analisi dell’AdEPP e quelle del  Rapporto sugli sviluppi economici e sociali nell’Unione europea recentemente pubblicato dalla Commissione che quest’anno è incentrata sul tema dell’”Equità intergenerazionale e della solidarietà in Europa”.

L’intervento della Commissione, in particolare, ha messo in luce due aspetti del rapporto: la demografia e le pensioni.

Per la Commissione europea il cambiamento demografico in atto provocherà nei prossimi 40 anni un aumento della popolazione anziana (a carico dei sistemi pensionistici) e una riduzione delle coorti attive sul mercato del lavoro. Tali dinamiche influiranno sia sulla crescita economica futura sia sulle decisioni relative a una distribuzione più equa delle risorse disponibili tra generazioni. Gli stessi sistemi di welfare, che hanno il compito fondamentale di garantire l’equità tra le generazioni, potrebbero aver bisogno di progressivi aggiustamenti per garantire tale equità nel tempo.

Secondo la Commissione europea, la riduzione della forza lavoro a causa dell’invecchiamento della popolazione è destinata a rallentare la crescita economica. Entro il 2060 secondo le proiezioni del Rapporto, la popolazione in età da lavoro (20-64 anni) diminuirà del 13%, con un tasso medio annuale del – 0,3% mentre il numero degli over 65 aumenterà in media dell’1% ogni anno. In alcuni Stati membri tale dinamica sarà più evidente che in altri.

Sempre secondo gli esperti della Commissione, nel lungo periodo l’aumento della produttività sarà l’unico modo di compensare la riduzione della forza lavoro e di mantenere la crescita del PIL a livelli tali da garantire l’attuale ridistribuzione tra gruppi sociali e generazionali delle risorse (anche per il welfare). Il coinvolgimento nel mercato del lavoro della quota di lavoratori inattivi (circa 70 milioni) e dei disoccupati (attualmente circa 20 milioni) unitamente al prolungamento della vita attiva potranno attutire gli effetti della demografia (riduzione degli ingressi nel mercato del lavoro e invecchiamento della forza lavoro), ma non invertirli.

Sono necessarie pertanto politiche di sostegno al welfare, alla natalità e all’immigrazione mirata di profili richiesti dai mercati del lavoro degli Stati membri. Tali sviluppi influenzeranno anche il patto sociale che regola il rapporto tra la popolazione attiva e quella inattiva dei pensionati, basato sulla solidarietà tra generazioni.

I giovani lavoratori di oggi e le coorti future dovranno affrontare quello che è stato definito il “doppio onere dell’invecchiamento”, ossia dovranno sostenere tassi di contribuzione più elevati e accettare pensioni più povere. Già oggi i contributi da versare ammontano al doppio di quelli versati dalle generazioni precedenti e potrebbero ancora aumentare tenuto conto delle condizioni del mercato del lavoro e degli effetti delle carriere lavorative sempre più frammentate che eroderanno ulteriormente i futuri diritti pensionistici dei giovani lavoratori.

La proposta della Commissione è di continuare a sperimentare nuove forme di organizzazione dei sistemi previdenziali che tengano conto della necessità di garantire equità intergenerazionale e della ripartizione degli oneri. Alcuni Stati membri (Finlandia, Germania e Svezia) stanno introducendo misure per collegare l’indicizzazione e l’età pensionabile all’aspettativa di vita; per riqualificare le competenze delle persone con più di 60 anni allo scopo di mantenerle attive nel mercato del lavoro; e per introdurre incentivi fiscali mirati per lavoratori anziani (crediti tributari salariali) e imprese che li impiegano (crediti di imposta sul reddito).

Nel concludere il seminario, Oliveti ha dichiarato “come Fondi pensione abbiamo adottato negli anni tutte le riforme necessarie: aumentato l’età del pensionamento, aumentato l’entità dei contributi, accompagnato il passaggio dai regimi non contributivi verso il sistema contributivo. Adesso bisogna confrontarsi con le sfide di cui si è discusso oggi perché in una società sottoposta a rapidi cambiamenti è necessario anticipare il cambiamento, non subirlo”.

Ha, quindi, aggiunto: “Tassare i robot come propone Bill Gates? O ricorrere all’erario e alla fiscalità generale? Abbiamo da poco finito di adottare le riforme più rigorose in Italia, forse ne dovremo adottare di altre per renderle coerenti con il nuovo mondo che avanza”.