Spending review. Consiglio di Stato, sì a ricorso Cnpadc

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Il Consiglio di Stato, ribaltando la decisione del TAR Lazio, ha accolto il ricorso presentato dalla CNPADC in relazione alla normativa sulla “spending review” alla quale era soggetta la Cassa in forza della sua inclusione nell’elenco delle pubbliche amministrazioni redatto dall’ISTAT .

Il Consiglio di Stato ha fatto propri i principi contenuti nelle motivazioni della sentenza n.7 dell’11 gennaio 2017 della Corte Costituzionale che riteneva non conforme al canone della ragionevolezza né alla tutela dei diritti degli iscritti alla Cassa dei Dottori Commercialisti, né al buon andamento della gestione amministrativa della medesima, il versamento annuale  al bilancio dello Stato dei risparmi di spesa sui consumi intermedi.

“Il positivo risultato conferma appieno la legittimità e l’opportunità della scelta della Cassa di contrastare nelle sedi opportune, a tutela di tutti i suoi Associati, una norma che è stata poi effettivamente riconosciuta come incostituzionale – ha commentato il Presidente della Cassa, Walter Anedda – La pronuncia del Consiglio di Stato, nell’accentuare la dimensione privatistica del patrimonio della CNPADC, conferma l’incompatibilità originaria delle norme in materia di contenimento della spesa previste per le Amministrazioni pubbliche e lo statuto giuridico degli enti previdenziali privatizzati”.

Il Consiglio di Stato ha infatti riconosciuto fondati i motivi di appello relativi al fatto che non possono essere “distratti” i fondi derivanti dalla contribuzione degli iscritti dalla loro originaria finalità, e ciò a prescindere dalla loro natura e dalla qualificazione giuridica della Cassa.