E.F.S.I. In Italia 37 miliardi di euro.

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Si è tenuta la scorsa settimana a Roma la Conferenza di alto livello dedicata al Fondo europeo per gli investimenti strutturali organizzata dal CNEL in collaborazione con il CESE (Comitato economico e sociale europeo). Obiettivo della Conferenza discutere dello strumento EFSI a tre anni dall’entrata in azione analizzandone le caratteristiche dal punto di vista degli interessi italiani e valutandone le potenzialità ulteriori per il periodo di programmazione post 2020, al fine di diffonderne la conoscenza e aumentarne l’assorbimento in Italia.

Sono intervenuti: Dario Scannapieco Vicepresidente BEI, Giorgio Chiarion-Casoni dirigente della DG ECFIN in Commissione europea, Roberto Gualtieri membro della Commissione Affari economici e monetari (ECON) e José Maria Fernandes relatore della proposta legislativa su EFSI 2.0, entrambi parlamentari europei, James Watson Direttore del settore Economia di Business Europe.

Il Presidente del CNEL, Treu, ha sottolineato come lo sviluppo dei fondi europei per la crescita debba essere accompagnato da un forte impulso del Ministero dello sviluppo economico al fine di utilizzarne al meglio le potenzialità.

Alberto Mazzola ha ricordato ai presenti il parere positivo del CESE sulla proposta EFSI 2.0 che amplia, da un lato, i temi del Fondo con la ricerca, i programmi per i giovani ed Erasmus, l’immigrazione (anche come politica di sviluppo dei paesi di provenienza dei migranti in Africa) e, dall’altro lato, ha iniettato altri 500 milioni di euro nel Fondo, per un effetto leva atteso pari a 15 (per circa 315 miliardi già preventivati).

A oggi sono 250 miliardi di euro i finanziamenti sostenuti in Europa dalle garanzie del Fondo e l’aspettativa è di giungere a 500 miliardi. La notizia positiva è che dei 256 miliardi già attivati ben 37 sono andati all’Italia (sino a pochi mesi fa il nostro Paese era il secondo per risorse attivate, oggi è il nono).

Secondo Mazzola EFSI deve essere utilizzato al meglio facendo pieno ricorso alle risorse private anche per continuare a sostenere le PMI in modo adeguato. In particolare, bisognerebbe coinvolgere nell’utilizzo di EFSI per gli investimenti infrastrutturali anche i fondi pensione e i confidi nonché altri strumenti finanziari e fondi italiani che potrebbero aumentare le risorse a disposizione. Una riflessione andrebbe aperta sul contributo che EFSI può offrire all’attuazione della strategia Industria 4.0 o per i grandi progetti infrastrutturali europei (ad es. un sistema di controllo del traffico ferroviario europeo, un investimento consistente nelle energie rinnovabili e nel trasporto aereo).

Anche José Manuel Fernandes, nel suo intervento, ha evidenziato come senza la proposta del PE, EFSI 2.0 non si sarebbe aperto ai finanziamenti alle PMI con intermediari. Per il futuro quadro pluriennale finanziario non potrà mancare EFSI, ma è necessario trovare un equilibrio tra gli strumenti finanziari attuali, che non sono legati a quote geografiche, e i fondi strutturali e di investimento europei, che invece distribuzione per paese membro in base al Pil. EFSI potrebbe inoltre sostenere il piano Juncker per l’Africa mobilitando 44 miliardi del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile. Fernandes ha anche ricordato che l’Italia pur essendo effettivamente al nono posto per gli investimenti EFSI in rapporto al Pil, è anche il paese con il maggior numero di richieste presentate (47).

Secondo il PE, il ruolo chiave nella costruzione di progetti di investimento sostenibili, soprattutto nelle regioni meno sviluppate del Paese, è giocato dall’Advisory Hub del Fondo. I progetti infrastrutturali che il PE ha segnalato come urgenti: l’unione energetica, l’unione digitale, l’unione dei trasporti. Ma EFSI è un fondo aperto alla ricerca di nuove soluzione per gli investitori, anche negli investimenti sociali, in quelli in agricoltura e nella cultura. Al fine di proseguire nella realizzazione di queste tipologie di progetti di investimento, il PE sostiene il proseguimento di EFSI 2.0 dopo il 2020 con 83.5 miliardi di garanzie.

Dario Scannapieco, BEI, ha presentato il quadro degli interventi finanziati con EFSI 1.0 a fine 2017: 81% di utilizzo degli strumenti e 51 miliardi agli investimenti. Nella finestra PMI gestita dal FEI i settori maggiormente rappresentati sono: PMI 30%, energia 22%, infrastrutture