“Pacchetto Equità Sociale”, nasce l’Autorità Europea del Lavoro.

583

“Dovremmo fare in modo che all’applicazione equa, semplice ed efficace di tutte le norme dell’UE sulla mobilità dei lavoratori provveda un nuovo organo europeo di ispezione e controllo. Sembra assurdo avere un’autorità bancaria che sovrintende alle norme bancarie, ma non un’autorità del lavoro per il nostro mercato comune. Ne creeremo una”, questa la proposta lanciata dal Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, lo scorso 13 settembre nel discorso sullo Stato dell’Unione.

Perché un’Autorità Europea sul Lavoro? Perché, sempre per Juncker, 16 milioni di europei vivono e lavorano in uno Stato membro diverso da quello di cui hanno la cittadinanza. A sei mesi di distanza, il 13 marzo, la Commissione ha presentato a Strasburgo l’atteso “Pacchetto Equità sociale” (http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=89&newsId=9061&furtherNews=yes) che conclude il percorso avviato con la proclamazione del Pilastro europeo dei Diritti Sociali a Göteborg il 17 novembre scorso e passato per la consultazione pubblica durata dal 27 novembre 2017 al 7 gennaio 2018 cui hanno partecipato tutti i cittadini compresi professionisti e rappresentanti del mondo accademico, della società civile e delle parti sociali. Il “Pacchetto equità sociale” comprende vari documenti tra i quali: una Comunicazione relativa al monitoraggio sull’attuazione del Pilastro dei Diritti Sociali; una proposta di regolamento che istituisce l’Autorità per il Lavoro; una proposta di raccomandazione sull’accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi facilitando loro il trasferimento dei diritti previdenziali maturati nei passaggi da un’occupazione all’altra, anche nei periodi di attività svolti in un altro Stato membro, fornendo informazioni trasparenti su diritti e obblighi in tema previdenziale.

La proposta di regolamento per la costituzione di un’Autorità europea del lavoro (European Labour Authority) si basa sull’idea di promuovere un mercato del lavoro europeo ben funzionante e garantire un’equa mobilità lavorativa ai cittadini. L’Autorità dovrebbe fornire informazioni ai cittadini e alle imprese sulle opportunità di lavoro, apprendistato, schemi di mobilità, assunzioni e formazione, nonché orientamenti su diritti e obblighi di vivere, lavorare e/o operare in un altro Stato membro dell’UE e dall’altro sostenere la cooperazione tra le autorità nazionali nelle situazioni transfrontaliere, aiutandole a garantire che le norme dell’Unione che proteggono e regolano la mobilità siano seguite facilmente ed efficacemente. Infine, l’Autorità fungerà da mediatore nei casi di dispute transnazionali facilitando la loro soluzioni.

Per  Marianne Thyssen, Commissario responsabile per l’occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità del lavoro “L’Autorità europea del lavoro è essenziale per un mercato del lavoro europeo ben funzionante, per rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri per applicare norme eque e efficaci” Inoltre, con la “proposta sull’accesso alla protezione sociale” la Commissione collabora “con gli Stati membri per garantire che nessuno resti indietro. L’obiettivo è garantire che le persone abbiano accesso a benefici adeguati indipendentemente da come si evolve il nuovo mondo del lavoro”.

A livello organizzativo, l’Autorità assorbirà una serie di compiti già svolti da diversi Gruppi e Comitati che operano in settori specifici, tra cui: l’Ufficio di Coordinamento EURES, il Comitato Tecnico sulla libera circolazione dei lavoratori; i tre sottogruppi della Commissione Amministrativa per il coordinamento dei regimi di sicurezza sociale (Commissione Tecnica, Audit Board e Conciliation Board); il Comitato di esperti sul distacco di lavoratori, nonché la Piattaforma per il contrasto al lavoro sommerso.

All’Autorità saranno anche attribuite nuove mansioni come, ad esempio, il coordinamento di ispezioni congiunte in casi di frode e abusi (attività svolta sinora solo da alcuni Paesi su base volontaria e in seguito ad accordi bilaterali).

Per svolgere le sue mansioni – si legge sempre sul sito della Commissione europea –  l’Autorità europea del lavoro sarà una struttura permanente composta da circa 140 membri del personale, alcuni dei quali distaccati dai paesi dell’UE e che fungono da ufficiali di collegamento nazionali, in linea con l’Approccio Comune Interistituzionale sulle agenzie decentralizzate adottato nel 2012. L’ELA sarà gestita da un consiglio di amministrazione, con rappresentanti di ogni paese dell’UE e della Commissione europea. Un gruppo di stakeholder dedicato alle parti sociali dell’Unione (tre rappresentanti sindacali e tre datoriali) con ruolo consultivo. Il budget annuale previsto dalla Commissione è pari a circa 50 milioni di euro. L’Autorità partirà già dal 2019 con una fase transitoria di attivazione dei suoi compiti con il sostegno di un “Advisory Group” composto da rappresentati governativi, delle parti sociali e delle agenzie presenti negli Stati membri che accompagneranno il processo terminando il proprio compito con la costituzione dell’Autorità.