Laurea e abilitazione medica. Anelli, Fnomceo “Si alla nuova norma”

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Tirocinio al quinto anno di laurea e non post, tempi ridotti tra laurea ed esame di abilitazione, abilitazione attraverso una sorta di progress test: arriva la “piccola rivoluzione” tra i futuri camici bianchi grazie al nuovo regolamento firmato dalla Ministra Fedeli che accoglie le osservazioni del Consiglio di Stato emesse lo scorso 22 marzo.

Un primo passo che potrebbe essere intrapreso anche da altre professioni ordinistiche e che, secondo il Presidente della Fnomceo Filippo Anelli, “determina una diverso approccio alla professione”.

“Una norma che, accorciando i tempi tra la laurea e l’esame di stato – sottolinea Anelli –  consente ai ragazzi di arrivare mediamente sei mesi prima sul mercato del lavoro. Ricordo, infatti, che spesso è una questione di tempi, se sei fortunato puoi sostenere l’esame di abilitazione dopo tre mesi dalla laurea, a volte può passare anche un anno.  E’ indubbio che il nuovo regolamento sia un vantaggio reale.  Certo, come ha evidenziato il Consiglio di Stato, è determinante verificare se l’attività formativa che precede l’esame di Stato sia sufficiente a mettere il futuro medico nella condizione di poter esercitare adeguatamente la professione. Alcune Università di fatto già prevedono attività di formazione durante il quinto anno lasciando quindi il sesto anno all’attività pratica. Una scelta che già consente di impegnare gli studenti del sesto anno alla preparazione necessaria per esercitare la professione”.

La stessa Cassa di previdenza dei medici e degli odontoiatri, l’Enpam, ha  aperto agli studenti del V e VI anno l’iscrizione all’Ente permettendo così ai futuri professionisti di dare avvio alla propria posizione previdenziale  prima di aver terminato gli studi. Ma non solo. I futuri medici possono usufruire, già oggi,  di quel welfare assistenziale e integrativo che va dalla tutela alla genitorialità  al sostegno economico in caso di disagio o bisogno. 

 

Per tornare al nuovo regolamento, ci troviamo di fronte ad un anno di “attività pratica” che potrebbe essere utile anche per superare al meglio i nuovi test visto che dovrebbero essere formulati da un gruppo di esperti scientifici che darebbero maggiore rilievo alla formazione clinica e meno alla parte teorica.?

“Si esatto. In virtù di quello che dicevamo prima, l’esame di Stato dovrebbe sostanzialmente abilitare alla professione e quindi valutare le capacità pratiche del medico a risolvere i problemi di fronte ai quali potrebbe trovarsi. In questo momento diciamo che, con la nuova norma, si è trovato un compromesso perché laurea e abilitazione in realtà non avvengono nello stesso momento, a volte sono molto ravvicinati a volte no. Si è discusso molto sull’opportunità di dover far coincidere la laurea con l’abilitazione alla professione, attualmente le norme non lo consentono, oggi si sono almeno abbreviati i tempi”.

 

Un primo passo che va verso l’eliminazione di quel gap temporale/lavorativo spesso lamentato dai futuri medici italiani rispetto ai colleghi europei che raggiungono l’abilitazione alla professione in tempi più brevi?

“Si certo. La Commissione europea qualche anno fa ha approvato una direttiva con la quale da la possibilità agli Stati membri di organizzare il corso di laurea in medicina in 5 anni invece di 6. Questo è il primo provvedimento che va verso l’accorciamento degli anni di formazione mettendoci in linea con gli altri Paesi europei. E’ importante anche perché i nostri ragazzi, a differenza dei coetanei europei, arrivano nel mondo del lavoro dopo i 30 anni”.

 

Obiettivo finale eliminare l’esame di abilitazione?

“Quantomeno di farlo entrare nella stessa seduta dell’esame di laurea. I due esami sono oggettivamente diversi perché l’esame di laurea è la conclusione di un percorso formativo, si conclude con una tesi,  mentre l’esame di abilitazione è la prova delle capacità professionali . Possono però essere fatti in un’unica seduta se vogliamo. Forse in futuro sarà possibile. Quello che a me preme oggi, avendo ottenuto la sostanziale parificazione in termini temporali dell’esame di stato con la laurea, è quello che si pensi ad una riduzione dei tempi di formazione. Il passaggio dai 6 ai 5 anni è un obiettivo che a medio temine può essere posto. Dobbiamo anche far sì che chi si laurea non attenda tanto per potersi iscriversi ai corsi di specializzazione o accedere al diploma di medicina generale. E’ un altro periodo morto che dobbiamo provare a colmare così come dobbiamo risolvere il tema del numero insufficiente delle borse di studio di specializzazione e di diploma di medicina generale.

 

Presidente, un ‘analisi sul  mercato de lavoro oggi e quello di domani

“Oggi è un mercato complesso, oltretutto il sistema formativo è abbastanza rigido perché è totalmente appiattito sul versante della formazione statale mentre  le università dovrebbero poter essere libere di organizzare borse di studio di formazione specialistica  che vadano al di la di quella che è la programmazione statale. Questo  metterebbe in moto un mercato più liberale,  soddisfacendo bisogni che non  sono soltanto quelli individuati dallo Stato. Anche perché il mercato si modifica in ragione anche di quelle che sono le scelte di carattere normativo ed economico dello Stato e mi riferisco ai piani di riorganizzazione delle reti ospedaliere che stanno riducendo sempre di più il numero degli ospedali e di conseguenza i medici che ci lavorano, gli specialisti.   Se è vero che il mercato del privato, privatistico, cresce perchè, si dice, garantisce accessibilità alle prestazioni, costi e soprattutto tempi competitivi con il Servizio Sanitario nazionale è indubbio che il nostro Servizio Sanitario nazionale è e rimane un’eccellenza, lo sono i suoi obiettivi di universalità delle cure e di equità negli accessi. Credo che, ad esempio, per ridurre le liste d’attesa, sia necessario impiegare più medici, sbloccando il turnover e formandone un numero adeguato per sostituire quelli che escono dal sistema. Investire e mettere in campo politiche che vadano in questa direzione”.