Fondi Ue per i professionisti. Verbaro, AdEPP “Le premesse ci sono ma….”

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“Le premesse ci sono ma le Regioni, con cui abbiamo un dialogo costante,  dovranno sviluppare una capacità amministrativa che consenta loro di saper programmare, in particolare al Sud, proseguendo e rafforzando quanto già avviato in questa programmazione”, così Francesco Verbaro, senior advisor di AdEPP nell’intervista pubblicata su Il Sole 24 Ore.

“Nei fondi per istruzione, formazione e formazione continua  – continua Verbaro – i professionisti italiani possono trovare risorse per l’aggiornamento costante, la digitalizzazione e l’attrazione dei giovani, così come nella parte relativa  alla parità di accesso all’occupazione di qualità”. Anche il sostegno ai Neet(chi non studia né lavora), riconfermato nella proposta della Commissione, potrebbe avere ricadute positive  sui giovani che puntano al lavoro autonomo o a un tirocinio, così come la stretta integrazione tra il Fondo sociale europeo ed Erasmus+.

“La nuova partita per i fondi Ue dopo il 2020 è  cominciata – scrive la collega Chiara Bussi –    La Commissione europea ha pubblicato le proposte di regolamento sulla politiche di coesione per il periodo 2021-2027 , il primo dopo la Brexit, e  ora si scaldano i motori per il negoziato che coinvolgerà i governi e dovrà  avere il via libera dell’Europarlamento. Semplificazione, razionalizzazione, maggiore cooperazione tra Fesr e Fse sono le parole d’ordine del nuovo corso, con  possibili novità anche nella gestione dei programmi lungo l’asse Stato-Regioni. Il  Fesr passa da undici a cinque obiettivi tematici, ma resta alta l’attenzione sull’innovazione tecnologica e strategica, la ricerca e la formazione continua delle microimprese, e dunque anche dei professionisti. Viene inoltre proposto un Fse rinnovato, con prospettive potenzialmente interessanti”.

Ed ancora. “L’esecutivo Ue si è detto disposto a mettere sul tavolo un tesoretto di 330 miliardi, dei quali 38,5 per l’Italia, tra il Fesr e il nuovo Fse. Se a livello europeo queste risorse  subiscono una sforbiciata intorno al 10%, per il nostro Paese rappresentano il 6% in più rispetto alla precedente programmazione. La cifra dovrà essere confermata alla luce dell’andamento delle trattative che riguarderanno il bilancio pluriennale europeo, del quale la coesione è un capitolo consistente di spesa. La posta in gioco è alta e il nuovo governo italiano dovrà far sentire la sua voce, anche perché i paesi dell’Est, i più penalizzati,  promettono battaglia”.

 

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