Il futuro del lavoro è ora. Siamo pronti?

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“La digitalizzazione, la globalizzazione e l’invecchiamento demografico offrono nuove opportunità ma generano anche il rischio di ampliare le disparità tra i lavoratori Il mondo del lavoro sta cambiando per rispondere ai progressi tecnologici, alla globalizzazione e all’invecchiamento demografico”, questo l’incipit dell’ Employment Outlook 2019 dell’Ocse che affronta temi legati alle sfide del mercato del lavoro analizzando come i Paesi le affrontano e quali azioni stanno mettendo in campo o dovrebbero essere messe in campo.

Nonostante una preoccupazione diffusa che i cambiamenti tecnologici e la globalizzazione possano distruggere molti posti di lavoro – si legge nel focus sull’Italia (in allegato)– è improbabile un forte calo dell’occupazione complessiva. Mentre alcuni posti di lavoro potrebbero scomparire (il 14% è ad alto rischio di automazione in media tra i paesi OCSE), nuovi lavori saranno creati. Inoltre, sino ad ora l’occupazione complessiva è aumentata. Tuttavia, la transizione non sarà facile. Vi sono preoccupazioni sulla qualità di alcuni dei nuovi posti di lavoro che sono creati e, senza un’azione immediata, le disparità del mercato del lavoro potrebbero aumentare, dato che alcuni lavoratori affrontano rischi maggiori di altri. In Italia, i posti di lavoro ad alto rischio di automazione sono appena al di sopra della media OCSE: il 15,2%. Un altro 35,5% potrebbe subire sostanziali cambiamenti nel modo in cui vengono svolti; questi posti di lavoro rimarranno ma con mansioni molto diverse da quelle attuali”

Cosa fare allora? L’Ocse non ha dubbi: serve sempre più formazione qualificata.

L’apprendimento durante tutta la vita lavorativa – si legge nell’Employment Outlook – è sempre più importante per permettere ai lavoratori di adeguare le proprie competenze alle esigenze di un mercato del lavoro in mutazione continua. Tuttavia, la maggior parte dei sistemi di formazione continua per adulti non è ben equipaggiata per questa sfida. Il 40% degli adulti partecipa alla formazione in media in un dato anno nei paesi OCSE, ma chi ne ha più bisogno (i lavoratori a bassa qualifica e quelli con contratti atipici) riceve meno formazione e non sempre di buona qualità. Il sistema italiano di formazione permanente non è attrezzato per le sfide future. Solo il 20,1% degli adulti in Italia ha partecipato a programmi di formazione professionale nell’anno precedente la rilevazione. Inoltre, Italia solo il 60% delle imprese (con almeno 10 dipendenti) offre formazione continua ai propri dipendenti, contro una media europea OCSE del 75,2%.

Vi è un grande divario (circa 38 punti percentuali) nell’accesso alla formazione professionale tra lavoratori ad alta e bassa qualifica, appena al di sotto della media OCSE (39,3 punti percentuali).

Eppure, è indubbio che l’azione intesa a rafforzare l’apprendimento degli adulti sia fondamentale per aiutare i lavoratori a muoversi con successo in un mercato del lavoro che sta cambiando L’apprendimento efficace per gli adulti può aiutare ad evitare il deprezzamento delle competenze e facilitare le transizioni da posti di lavoro e settori industriali in contrazione verso quelli in espansione.

Una grande riforma dei programmi di formazione destinati agli adulti destinata ad aumentare la loro portata e a promuoverne la qualità è essenziale per sfruttare i vantaggi di un mondo del lavoro che sta cambiando. In tutti i Paesi dell’OCSE, la partecipazione alla formazione è più bassa per le persone che più ne hanno bisogno, tra cui le persone poco qualificate, gli adulti più anziani, le persone che hanno perso il lavoro nonché i lavoratori con contratti atipici. Questi gruppi affrontano numerosi ostacoli alla partecipazione alla formazione, come la scarsa scelta formativa e una mancanza di motivazione, di soldi e di sostegno da parte del datore di lavoro.

Le opzioni programmatiche gravitano intorno alla costruzione di una cultura dell’apprendimento nel mondo delle imprese e tra gli individui che rimuoverebbe i limiti di tempo e di finanziamento alla partecipazione alla formazione, facendo fronte alla diseguaglianza di accesso alla formazione basata sullo stato occupazionale, incoraggiando le imprese a offrire una formazione alle categorie di lavoratori a rischio e provvedendo al trasferimento dei diritti di formazione tra posti di lavoro. La formazione deve anche essere di buona qualità e deve coincidere con i fabbisogni del mercato del lavoro per essere efficace. Questa strategia richiede un finanziamento adeguato e sostenibile, condiviso dalle parti interessate secondo i benefici ricevuti, nonché accordi di governance che possono aiutare i Paesi a far funzionare insieme diversi settori dei sistemi di formazione in modo efficace.