Equo compenso, tra Ministero, Parlamento e Regioni

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Il Ministero della Giustizia ha dato il via al tavolo tecnico che delineerà il percorso per garantire l’equo compenso a tutti i professionisti, e sempre più Regioni approvano la propria “norma”.

Dal Lazio alla Sicilia, dalla Toscana alla Lombardia, dall’Emilia Romagna alla Puglia, passando per la Calabria, l’Abbruzzo e il Molise, le Giunte danno il via a quella che viene definita “la norma atta a garantire dignità e rispetto del lavoro dei professionisti”.

Dignità e rispetto ribaditi anche dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che durante la riunione del primo tavolo tecnico ha sottolineato: “La questione non è solo economica ma chiama in causa la dignità e il rispetto del lavoro dei professionisti a sostegno dei cittadini e della società. Intendiamo imprimere un’accelerazione rispetto al passato per garantire l’effettività della normativa in materia”.

Il sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, richiama “unità e compattezza da parte degli ordini per valorizzare le professioni. Da parte nostra stiamo lavorando per il compenso minimo garantito”.

Per gli Ordini professionali “l’equo compenso deve essere esteso alle pubbliche amministrazioni (ndr ricordiamo che alcune Pa pubblicarono bandi per prestazioni professionali a costo zero), all’Agenzia delle Entrate e alle aziende medio-piccole”

Certo è che le Regioni, ancora una volta, sembrano essere più celeri del Governo. Il Lazio, ad esempio, ha approvato la sua “legge” nell’aprile scorso.

“Si tratta – spiega la nota della Regione – di un provvedimento che mira alla promozione e valorizzazione delle attività professionali, attraverso il riconoscimento del diritto all’equo compenso per i professionisti, compresi quelli non ordinistici, e che norme contribuirà a contrastare l’evasione fiscale. La legge contiene anche norme di particolare rilevanza soprattutto con riferimento a incarichi o appalti affidati dalle pubbliche amministrazioni. Le prestazioni dei professionisti, infatti, verranno tutelate sulla base di istanze autorizzative presentate per conto di privati cittadini o di imprese alla pubblica amministrazione o rese su incarico affidato dalla stessa”.

E per concludere citiamo l’ultima “arrivata in casa” ossia il Molise che lo scorso 28 giugno, durante il convegno organizzato anche da Cassa Forense, per bocca del suo Presidente, ha ribadito come la legge approvata a maggio “se da una parte mira a tutelare il giusto compenso dei professionisti dall’altra ad eliminare l’evasione fiscale, in quanto scoraggia la prestazione di lavoro senza emissione di regolare fattura, il cosiddetto ‘lavoro nero’”.

E in Parlamento?

Il senatore M5S, Agostino Santillo ha pubblicato nella sezione Lex Parlamento della Piattaforma Rousseau, per essere sottoposto a proposte di modifiche e integrazioni da parte degli iscritti e poi presentato in Senato, un disegno di legge finalizzato a tutelare la professione tecnica nelle attività con la committenza privata, allargando il perimetro di applicazione dell’equo compenso.

Inoltre, sono tre disegni di legge che affrontano il tema dell’equo compenso e che sono ancora nel cassetto: il ddl 620 in materia di equo compenso e di responsabilità professionale nell’esercizio delle professioni regolamentate, presentato alla Camera nel maggio 2018 dalla deputata FI-BP Claudia Porchietto, il cui testo non è stato ancora diffuso; il ddl 326 che propone la reintroduzione delle tariffe, presentato dal senatore FdI Stefano Bertacco, il cui esame non è ancora iniziato; il ddl 1216 in materia di equità del compenso e responsabilità professionale delle professioni regolamentate, presentato dalla senatrice Roberta Toffanin (FI-BP), assegnato ma non ancora esaminato.