Rapporto ICE e Annuario Istat. Italia promossa

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L’export è un driver fondamentale per la crescita economica. E i dati lo dimostrano: in un contesto globale caratterizzato da una fase di rallentamento dei tassi di crescita del Pil mondiale, il commercio internazionale registra performance tutto sommato positive. A sostenerlo l’ultimo rapporto ICE e l’annuario Istat presentato nei giorni scorsi a Napoli.

“Gli scambi internazionali di beni e servizi – si legge nel rapporto – sono cresciuti del 3,8 per cento nel 2018, dopo una crescita del 4,6 per cento dell’anno precedente. Complici, infatti, alcune dinamiche frenanti ascrivibili alle incertezze della Brexit, agli orientamenti protezionistici assunti dalle politiche commerciali in diversi paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, e alla sfida tecnologica fra Stati Uniti e Cina. Nel corso del 2018 si sono anche create tensioni commerciali fra Stati Uniti e Unione Europea. Ne è derivata una spirale di dazi e contro-dazi, e di aumento delle barriere tecniche non tariffarie, che rischia di ripercuotersi in tutta la rete degli scambi internazionali”.

E il nostro Paese? Promossa nonostante il quadro economico non sia positivo e le stesse proiezioni parlino di una crescita troppo lieve rispetto le reali necessità e di una “persistente incertezza dei mercati”.

“L’Italia – sottolinea lo studio – In questo scenario di luci e ombre, e di inasprimento del contesto del commercio mondiale, le esportazioni italiane sono cresciute ulteriormente a dimostrazione dell’eccellenza dell’offerta del made in Italy e a conferma che l’export rimane un fattore trainante della nostra economia. Sebbene il Pil italiano a fine 2018 fosse ancora del 3,1 per cento inferiore al pre-crisi (2008), nel medesimo periodo 2008-2018 l’export italiano è aumentato del 16,9% (fonte Centro Studi Assolombarda).

Il grado di apertura internazionale dell’economia italiana, sia in termini di propensione a esportare sia di penetrazione delle importazioni sulla domanda interna, è simile a quello degli altri maggiori paesi dell’Eurozona ed è ulteriormente aumentato nel 2018, prolungando la tendenza in corso dal 2010. L’export italiano di beni e servizi oggi rappresenta circa il 32 per cento del Pil e contribuisce a un saldo positivo della bilancia commerciale di 44 miliardi di euro, pari al 2,2 per cento del Pil.

Anche l’andamento della quota di mercato mondiale delle esportazioni italiane di merci a prezzi correnti ha fatto registrare un lieve recupero a partire dal 2013, invertendo la tendenza declinante del ventennio precedente, grazie sia ai mutamenti nella composizione merceologica della domanda mondiale, che si è orientata maggiormente verso i prodotti del made in Italy, sia alla caduta dei prezzi delle materie prime.

Nei primi mesi del 2019 la crescita dell’export italiano sull’analogo periodo dell’anno precedente è stimata del 4 per cento (fonte ISTAT), nonostante un contesto del commercio mondiale colpito dal protrarsi dei già indicati fattori di incertezza, cui si aggiunge un generale rallentamento del settore mondiale dell’automobile. Nel 2018 la crescita delle esportazioni italiane è stata trainata dal mercato dell’Unione Europea (+4,1 per cento) più che dalle aree extra-UE (+1,7 per cento), ma aumenti consistenti sono stati registrati anche in India, Stati Uniti e Canada. Sul rallentamento nelle aree extra-UE hanno influito anche l’apprezzamento dell’euro, l’aumento delle tensioni nelle politiche commerciali e la debolezza di alcune tradizionali aree di sbocco nel Mediterraneo e in Medio Oriente.

L’Italia è il nono paese esportatore al mondo con una quota di mercato del 2,9 per cento nel 2018. Per la Cina, però, è  solo il quarto partner commerciale tra i paesi UE (dopo Germania, Regno Unito e Francia) e il 24esimo a livello mondiale. Ci sono quindi ampi margini di miglioramento.

“Bisogna guardare avanti con ottimismo – conclude il report – perché la Cina è un’opportunità, un grande mercato in forte crescita e il Sistema Italia vuole aiutare le imprese a esportarvi di più. Vediamo grandi spazi di collaborazione nei macchinari, nella moda, nell’agroalimentare e nell’e-commerce e, in collaborazione con la Cina, in paesi terzi dell’Africa e del Sudest asiatico in particolare.  Un’azione promozionale e di formazione più spinta verso le piccole imprese e i settori più tipici dell’industria del Mezzogiorno è orientata a supportare il ruolo dell’economia di questo territorio sui mercati mondiali. Confrontando, infine, le imprese esportatrici italiane con quelle che operano soltanto sul mercato interno, emerge da questo Rapporto che le prime hanno normalmente un vantaggio consistente in termini di produttività del lavoro, livello medio delle retribuzioni, intensità di capitale investito e numero medio di addetti per impresa”.