Occupabilità e FEG. I dati della Commissione europea

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La Commissione europea ha pubblicato, nei giorni scorsi, la relazione sulle attività del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione nel 2017 e nel 2018 e il relativo allegato COM(2019) 415 final che fornisce una panoramica su quanto realizzato globalmente a livello di Unione europea con l’utilizzo del fondo.

Il FEG, strumento attraverso il quale l’Unione europea mette a disposizione degli Stati membri fino a 150milioni di euro all’anno, mira ad accrescere l’occupabilità e a garantire il rapido reinserimento professionale dei beneficiari interessati mediante misure di politica attiva del mercato del lavoro, integrando così il FSE, che costituisce lo strumento principale per la promozione dell’occupazione nell’UE.

In generale, la complementarità dei due fondi risiede nella loro capacità di affrontare tali questioni da due diverse prospettive temporali: il FEG si occupa dei lavoratori in esubero o autonomi quando si verificano specifici casi di esuberi collettivi su larga scala in un breve periodo di tempo e offre un sostegno europeo concreto in una situazione di crisi; il FSE sostiene invece, in via preventiva, obiettivi strategici a lungo termine (ad esempio, aumento del capitale umano e gestione del cambiamento) attraverso programmi pluriennali le cui risorse non possono di norma essere assegnate (senza modificare il programma operativo) per far fronte a situazioni di crisi causate da esuberi di massa imprevisti.

Ma cosa evidenzia il rapporto appena pubblicato?

Tre i dati principali:

sono state 13 le domande presentate da 10 Stati membri, per un importo di 41 milioni di euro destinati a 12.896 lavoratori e 1.155 giovani che non lavorano e non partecipano ad alcun ciclo di istruzione o formazione. Il maggior numero di lavoratori apparteneva al settore dei macchinari/delle apparecchiature, seguito da quelli del commercio al dettaglio e del trasporto aereo.

15 le decisioni di mobilitazione dei finanziamenti del Feg adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio, per un importo totale di 45,5 milioni di euro a sostegno di 14.517 beneficiari.

Sulla base delle relazioni finali ricevute nel 2017 e nel 2018, i tassi di reinserimento dei beneficiari assistiti per Stato membro oscillano tra il 79 % (in Svezia) e il 28 % (in Grecia).

I risultati in termini di reinserimento lavorativo sono influenzati dalla capacità di assorbimento dei mercati del lavoro locali e regionali successivamente alla crisi finanziaria ed economica globale. Pertanto, il tasso di reinserimento può variare notevolmente a seconda della zona e del settore economico interessati.  Secondo le informazioni ricevute da diversi Stati membri, i tassi di reinserimento tendono ad aumentare nei mesi che seguono la fine delle misure e aumentano ulteriormente nel medio termine.

Nel periodo 2015-2016, soltanto il 47 % dei lavoratori assistiti aveva trovato un nuovo lavoro. Sono stati riscontrati tassi di reinserimento particolarmente elevati nei seguenti casi: Volvo Trucks (Svezia) 84 %, Broadcom (Finlandia) 84 %, Aleo Solar (Germania) 81 %, e PWA International (Irlanda) 79 %.

I pacchetti di sostegno forniti dagli otto Stati membri ai beneficiari interessati comprendono un’ampia gamma di misure speciali in materia di ricerca di lavoro personalizzata, ricollocazione e (ri)qualificazione.

Gli importi più elevati sono stati spesi per tre categorie:

assistenza individuale nella ricerca di lavoro, gestione dei casi e servizi di informazioni generali: 30,9 milioni di EUR (44 % del totale dei servizi personalizzati);

formazione e riqualificazione: 26,3 milioni di EUR (38 % del totale dei servizi personalizzati);

indennità per la ricerca di lavoro 11: 4,4 milioni di EUR (6 % del totale dei servizi personalizzati).

I programmi di formazione e qualificazione sono stati adattati alle necessità e alle aspirazioni dei beneficiari interessati tenendo conto, per quanto possibile, nel contempo delle esigenze dei mercati del lavoro locali o regionali e dei settori potenzialmente capaci di creare posti di lavoro.