Dove va l’Italia? Ce lo dice il Centro studi di Confindustria

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Il Rapporto del Centro studi di viale dell’Astronomia conferma che l’Italia è in bilico tra ripresa e recessione. Più che in passato, molto dipenderà dalle scelte di politica economica.

L’economia italiana, quindi, è ancora sulla soglia della crescita zero, rischiando di cadere in recessione in caso di eventuali nuovi shock che potrebbero arrivare anche dal fronte estero.

Per Confindustria, diversi sono i fattori che hanno frenato nel corso di quest’anno l’economia italiana e continueranno presumibilmente a pesare negativamente sulla crescita. Riportiamo l’abstract dello studio e in allegato le previsioni di politica economica.

Vi è un minor apporto ai consumi delle famiglie da parte del Reddito di cittadinanza (Rdc); le domande pervenute sono state molto inferiori alle attese e potrebbero esserci alla fine di quest’anno 200mila nuclei beneficiari in meno.

Il rallentamento in Germania è più profondo e duraturo di quanto atteso; le difficoltà tedesche, specie nel settore automotive, hanno avuto ricadute importanti sulla produzione dell’industria italiana per i forti legami tra le manifatture dei due paesi; incidono anche sulle esportazioni italiane, sebbene nell’ultimo anno queste abbiano fatto meglio di quelle tedesche, per una serie di fattori settoriali e geografici analizzati più avanti.

La fiducia in Italia è su livelli molto ridotti, e ciò spinge imprese e famiglie a una gestione più parsimoniosa dei propri bilanci; la flessione è stata più marcata per le imprese manifatturiere che tra le famiglie; la ricostituzione della fiducia è un fattore cruciale per creare le condizioni per la crescita.

Sarebbe significativo l’impatto di un aumento dell’IVA delle dimensioni oggi previste dalla legge; questo, infatti, genera effetti negativi sulla spesa delle famiglie e sugli investimenti privati perché, nella realistica ipotesi di una traslazione parziale sui prezzi finali, si traduce in un’erosione sia del reddito disponibile sia dei margini delle imprese.

In Italia l’anello debole è, oggi ancor più, la domanda interna.

Consumi privati I consumi delle famiglie sono caratterizzati, già da oltre un anno, da una dinamica fiacca. Diversi fattori, per lo più negativi, incidono sull’andamento dei consumi quest’anno e il prossimo, con l’effetto netto di portare la loro variazione poco sotto lo zero nel 2020, secondo lo scenario CSC.

In positivo, agiscono le risorse provenienti dal Reddito di cittadinanza, ma con effetti più limitati e più ritardati rispetto a quanto inizialmente previsto che penalizzano l’uscita dei consumi dal 2019 e quindi, statisticamente, la variazione media per il 2020; e l’aumento dell’occupazione quest’anno, che contribuisce ad alimentare il reddito disponibile, ma con un effetto di breve durata, che dovrebbe quasi sparire il prossimo anno.

In negativo, pesa l’aumento della propensione al risparmio, fenomeno sottolineato da tempo dal CSC e legato all’accresciuto motivo precauzionale; l’erosione del reddito disponibile nel 2020, a causa della riduzione dei redditi da interessi e di quelli derivanti dalla distribuzione dei profitti delle imprese; il già ricordato aumento delle aliquote IVA e delle accise, che erodono il potere di acquisto delle famiglie.

Investimenti privati Il tasso di crescita degli investimenti fissi lordi delle imprese è previsto rallentare progressivamente nel 2019 e nel 2020. Vari fattori tendono a frenare le decisioni di spesa degli imprenditori nel biennio di previsione, mentre altri agiranno in direzione positiva.

A sfavore agiscono: l’aumento delle imposte indirette che, data la parziale traslazione sui prezzi, riduce profitti e liquidità delle imprese; un riassestamento in parte fisiologico, al ribasso, della spesa in beni capitali dopo gli incentivi degli scorsi anni.

Inoltre, il calo delle attese delle imprese sulla domanda, sia interna sia estera, che è il principale fattore “determinante” degli investimenti, fa da freno nel 2019. Nel 2020, viceversa, l’ipotizzato rimbalzo tecnico della domanda estera dovrebbe agire debolmente a favore.

La disponibilità di prestiti per le imprese, importante presupposto per attivare investimenti, avrà un profilo simile: è un freno nel 2019, ma è attesa recuperare nel 2020. Infatti, due degli elementi che quest’anno hanno pesato sull’offerta di credito sono in miglioramento: i rendimenti sovrani e le sofferenze bancarie.

Investimenti pubblici Il contributo del comparto delle opere pubbliche è atteso basso nel biennio di previsione. Potrebbero avere un effetto positivo sugli investimenti pubblici le modifiche contenute nella Legge di bilancio per il 2019 in materia di finanza locale e le misure previste dal DL Crescita e dal DL Sblocca cantieri, sulle quali però non ci sono ancora evidenze.

 

In allegato lo studio di Confindustria sugli scenari di politica economica