Il Giornalismo e l’ Intelligenza artificiale

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Si è tenuta, nei giorni scorsi, una giornata di studio, organizzata dall’Ansa, dal titolo “Giornalismo aumentato. Il futuro dell’informazione ai tempi dell’intelligenza artificiale”.

“Giornalismo aumentato vuol dire un giornalismo più ricco, in parte diverso, ma non tradito – ha detto Giulio Anselmi, presidente dell’Agenzia di stampa – Il web ha progressivamente disintermediato i media tradizionali e ridotto il valore delle notizie, e dunque del giornalismo come professione. Ma le notizie non valgono zero. In questi anni la professione è cambiata, oggi ci sono realtà molto diverse, si moltiplicano figure come i citizen journalist e i blogger, figure ibride. E’ cambiato il modello organizzativo dell’impresa, andiamo, complice l’AI, verso modelli nuovi di giornalismo. Tuttavia, come da quasi due secoli, la cosa fondamentale è la verifica delle notizie e delle fonti, per riuscire a conciliare la velocità, vera novità dei nostri tempi, con l’attendibilità”.

“L’intelligenza artificiale (AI) aumenterà il giornalismo e il modo di fare informazione – ha spiegato l’amministratore delegato dell’ANSA, Stefano De Alessandri – ma per ottenere questo beneficio bisogna fare sistema. Obiettivo è capire cosa può fare l’AI per il giornalismo, che strumenti metterà a disposizione, quali modelli di business, quali minacce e opportunità offre, anche nella lotta alle fake news, che sono uno dei problemi principali”.

Nel corso della mattinata sono stati anticipati i risultati della ricerca “Journalism AI”, un progetto pensato da Polis (Think tank della London School of Economics and Political Science) e finanziato da Google initiative, che ha coinvolto 71 redazioni in 32 paesi diversi.

“Bisogna capire come sviluppare la possibilità di collaborazione tra Google e i giornalisti senza diventarne dipendenti” ha affermato Mattia Peretti, Journalism AI Manager Polis per The London School of Economics and Political Science. Se grazie all’AI è possibile rendere più efficiente il lavoro dei giornalisti e offrire contenuti personalizzate agli utenti, tra i principali ostacoli alla sua implementazione – come evidenzia lo studio – vi sono carenza risorse, competenze tecnologiche, difficolta ad attrarre personale qualificato, scetticismo generale e timori del suo impatto sulla forza lavoro.

“La velocità – ha detto Fernando Garea, Presidente Efe News, Agencia EFE – è fondamentale per le agenzia di stampa e l’intelligenza artificiale è uno strumento che offre velocità ed efficacia, uno strumento magnifico che consente di analizzare ed elaborare i dati in modo molto più rapido rispetto a quanto riesce a fare un giornalista che comunque resta insostituibile nella filiera dell’informazione e non deve dimenticare i principi alla base della professione”.

Garea ha portato sul palco l’esperienza di “Narrativa”, un software di intelligenza artificiale usato da Efe, che elabora dati e “scrive” notizie nello stile dell’agenzia, rendendole pronte per la trasmissione. L’applicazione “elabora testi analoghi a quelli dell’agenzia partendo dall’analisi di dati e informazioni”, in alcuni settori come “il calcio e altri sport, meteo, dati economici e di Borsa. Notizie quindi in cui sono centrali i dati. Questi prodotti dell’intelligenza artificiale sono “articoli pronti, del tutto simili a quelli scritti dai giornalisti, e che possono essere consegnati direttamente ai clienti”.

“L’intelligenza artificiale applicata al giornalismo è essenziale soprattutto in Italia – ha detto Carlo D’Asaro Biondo, presidente Emea partnership di Google – perché, in un mondo globalizzato, può ridurre lo svantaggio di esprimersi in una lingua – l’italiano – che ha un’audience limitata. In Inghilterra e Usa anche il giornalista più scarso ha una audience di centinaia di milioni di persone per il solo fatto di scrivere in inglese. L’Italia in questo è svantaggiata ma, con strumenti di intelligenza artificiale che consentono di tradurre le notizie in modo efficace in altre lingue, questo svantaggio si può ridurre. Con l’ingresso dell’AI nel giornalismo, si guadagna in efficienza e si libera il tempo del giornalista, il cui ruolo nel sostegno alla democrazia e all’educazione resterà fondamentale.

“Ci sono vari tipi di progetti, da quelli contro le fake news sviluppati tra gli altri dal Messaggero, a quello del Financial Times per migliorare gli abbonamenti conoscendo meglio i lettori – ha sottolineato infine D’Asaro – L’idea è di fornire non il pesce ma la canna da pesca. Siamo convinti che Investire su futuro e l’innovazione sia una cosa utile per tutti”.