Demografia. Istat. Il Bel Paese invecchia…e in fretta

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L’Italia fa sempre meno figli: nel 2018 sono stati 439.747 bambini, oltre 18 mila in meno rispetto all’anno precedente e quasi 140 mila in meno nel confronto con dieci anni fa. A dare i numeri di un problema non solo italiano è l’Istat che ha appena pubblicato il report sulla natalità e la fecondità della popolazione.

Meno 4% di nati, dato che secondo l’Istituto di statistica è dovuto alla diminuzione dei figli di genitori entrambi italiani (-15.771 unità, l’85,7% del calo). La quota di nati con almeno un genitore straniero (96.578, in diminuzione dal 2012) è stata del 22% mentre i nati da genitori entrambi stranieri sono 65.444 (14,9% del totale

“La crisi economica – spiega l’Istituto di statistica – ha agito direttamente sulla cadenza delle nascite. Le donne hanno accentuato il rinvio della maternità verso età sempre più avanzate; rispetto al 1995, l’età media al parto aumenta di oltre due anni, arrivando a 32 anni; in misura ancora più marcata cresce anche l’età media alla nascita del primo figlio, che si attesta a 31,2 anni nel 2018 (tre in più rispetto al 1995)”.

Si riduce il contributo alla natalità dei cittadini stranieri: dal 2012 al 2018 diminuiscono anche i nati con almeno un genitore straniero.

“La diminuzione – scrive l’Istat – è imputabile quasi esclusivamente ai nati da genitori entrambi stranieri: scesi per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016 (69.379), sono 65.444 nel 2018 (14,9% sul totale dei nati), quasi 2.500 in meno rispetto al 2017.

A partire dagli anni duemila l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane, ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust; tuttavia questo effetto sta lentamente perdendo la propria efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente. Al primo gennaio 2019 le donne residenti in Italia tra 15 e 29 anni sono poco più della metà di quelle tra 30 e 49 anni. Rispetto al 2008 le donne tra i 15 e i 49 anni sono oltre un milione in meno. Un minore numero di donne in età feconda (anche in una teorica ipotesi di fecondità costante) comporta, in assenza di variazioni della fecondità, meno nascite.

La fase di calo della natalità avviatasi con la crisi si ripercuote soprattutto sui primi figli, diminuiti del 28% circa tra il 2008 (283.922, pari al 49,2% del totale dei nati) e il 2018 (204.883, pari al 46,6%). Complessivamente i figli di ordine successivo al primo sono diminuiti del 20% nello stesso arco temporale.

Tra le cause del calo dei primi figli vi è la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, a sua volta dovuta a molteplici fattori: il protrarsi dei tempi della formazione, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la diffusa instabilità del lavoro stesso, le difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni, una tendenza di lungo periodo ad una bassa crescita economica, oltre ad altri possibili fattori di natura culturale.

L’effetto di questi fattori è stato amplificato negli ultimi anni da una forte instabilità economica e da una perdurante incertezza sulle prospettive economiche del Paese, che ha spinto sempre più giovani a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta rispetto alle generazioni precedenti.