Giovani e occupazione. Interviene il Comitato Europeo delle Regioni

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La perdita di forza lavoro giovane e istruita rappresenta una sfida enorme per le comunità locali in tutta l’Unione europea. Il Comitato europeo delle regioni (CdR) avverte che, se non si affrontano gli squilibri sociali ed economici tra le regioni d’origine e di destinazione, il fenomeno della fuga di cervelli rischia di compromettere la sostenibilità a lungo termine del progetto europeo. Il parere elaborato sull’argomento da Emil Boc (RO/PPE), sindaco di Cluj-Napoca ed ex primo ministro romeno, è stato adottato dal CdR nella sessione plenaria nei giorni scorsi

Secondo l’ indice di competitività globale oggi molti degli Stati membri dell’Europa orientale e meridionale sono tra i paesi del mondo meno capaci di trattenere i loro talenti; ad esempio, quasi 3 milioni di romeni vivono attualmente in un altro Stato membro dell’UE, e il fenomeno riguarda in particolare i lavoratori altamente qualificati. Tutto ciò innesca un circolo vizioso che rende difficile portare a compimento la transizione verso un modello economico sostenibile e competitivo basato sull’economia della conoscenza e sui prodotti ad alto valore aggiunto.

“È di vitale importanza”, spiega il relatore Emil Boc (EPP), “raggiungere un equilibrio tra due principi essenziali dell’Unione europea: la libera circolazione dei lavoratori e la convergenza economica e sociale tra le regioni. Cittadini e lavoratori devono poter circolare liberamente all’interno dell’UE, ma solo per una libera scelta e non perché spinti ad abbandonare i territori d’origine dalla povertà e dalla penuria di opportunità economiche”.

Il Comitato chiede pertanto alla nuova Commissione europea di intensificare gli sforzi per ridurre le disparità regionali attraverso politiche e strumenti su misura che combinino la politica di coesione e altre fonti di finanziamento. Apprezza l’impegno politico della Commissione a garantire un salario minimo equo in Europa, in quanto una misura siffatta consentirebbe di affrontare il problema del tenore di vita e delle condizioni di lavoro – e avrebbe un impatto diretto sulla qualità della vita – nelle “regioni di partenza”.

Nel suo parere il CdR suggerisce di avviare un meccanismo a livello dell’UE per integrare e coordinare le contromisure alla fuga dei cervelli, considerato che tutti gli aspetti di tale fenomeno (afflusso di cervelli, spreco di cervelli, circolazione dei cervelli, ri emigrazione) devono essere affrontati insieme ai livelli di governo locali, regionali e nazionali. Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta alla rimozione dei fattori strutturali che aggravano la fuga di cervelli, come la mancanza di istruzione, trasporti o infrastrutture digitali. Gli enti locali e regionali possono individuare al meglio le risorse e i talenti presenti nel loro territorio, nonché le politiche necessarie per valorizzarli.

“Il compito delle città e delle regioni è sviluppare politiche innovative per trattenere e attirare talenti”, osserva il relatore Boc, aggiungendo che “il miglioramento della qualità della vita è uno strumento molto efficace per attirare e mantenere una forza lavoro istruita”; e al riguardo sottolinea che, negli ultimi vent’anni, la città metropolitana di Cluj-Napoca è riuscita nell’intento di accrescere in misura significativa la sua popolazione: essa ha fatto registrare il più alto tasso di crescita dell’ultimo decennio in Romania e figura tra le città rumene in cui si vive meglio secondo l’indice globale della qualità di vita. Il sindaco Boc spiega che tale obiettivo è stato raggiunto attraverso un modello di governance partecipativa che coinvolge le università, il settore privato, le ONG, i cittadini e la pubblica amministrazione, con un’attenzione specifica allo sviluppo di un’economia basata sulla conoscenza e degli ecosistemi di innovazione, nonché sulla creazione di posti di lavoro, istruzione e servizi di qualità, come ad esempio attività culturali.

“Le città e le regioni”, conclude Emil Boc, “possono diventare più attrattive promuovendo politiche e strumenti per lo sviluppo dell’imprenditorialità locale, del lavoro autonomo e di modelli alternativi di sviluppo delle imprese. I partenariati tra enti locali, imprese e università sono motori importanti della crescita e dello sviluppo a livello locale. E, ai fini di tale sviluppo, è di cruciale importanza riconoscere il ruolo delle università e dei fornitori di istruzione e formazione professionale, nel quadro dell’economia basata sulla conoscenza”.