AdEPP scrive ai Ministeri. Bonus 600 euro. Superate le 480mila richieste

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L’AdEPP ha inviato al Ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, e al Ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, il terzo report riepilogativo sulle domande ricevute, alle 20 del 21 aprile, dalle Casse di previdenza: 481.629 le richieste pervenute di cui ammesse 451.715.

Aumenta, quindi, anche il numero di domande che al 21 aprile resterebbero fuori ““rispetto allo stanziamento di 200 milioni di euro, previsto dal decreto interministeriale, vi sono per il mese di marzo domande ammesse e non coperte finanziariamente per il valore di 71.029.000 euro”.

Nella lettera, però, l’Associazione presieduta da Alberto Oliveti, “coglie inoltre l’occasione per rappresentare alcune osservazioni circa le disposizioni recate dall’art. 34 del decreto legge 8 aprile 2020, n. 23 che ha integrato l’art. 44 del DL 18/2020, modificando i requisiti dei soggetti percettori dell’indennità di ultima istanza, e generando ad avviso della Scrivente un forte sbilanciamento e una grande disparità tra i destinatari potenziali della misura”.

Disparità che la stessa AdEPP aveva “denunciato” in un comunicato stampa inviato ai media.

“Circa l’esclusività di iscrizione alla gestione delle Casse – si legge nella nota – si ritiene che essa porti a forme sostanziali di disparità. Ad esempio, anche la semplice iscrizione ad altre gestioni, pur se non “movimentate” nell’anno 2020, comporta l’esclusione dall’indennità di 600 euro. Anche rispetto alla titolarità di trattamento pensionistico, si ritiene che con riferimento alle pensioni di reversibilità e alle indennità di disabilità, il legislatore abbia prodotto forme di discriminazioni”.

E sui pensionati “E’ importante considerare che la maggior parte dei pensionati attivi – iscritti alle Casse private ex decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103 – si trova largamente al di sotto dell’assegno sociale, e ciò a causa della circostanza che gli Enti istituiti nel 1996, essendo Casse “giovani” sono assoggettate ad un sistema a regime contributivo puro, nate con l’aliquota soggettiva al 10% e senza la possibilità di prevedere alcuna integrazione al minimo”.

E poi c’è il tema dei “tempi e modalità di rimborso delle somme anticipate dalle Casse in attuazione della normativa richiamata” e il susseguirsi di norne che “non fa che generare incertezza e accrescere il malessere tra le platee di riferimento. In merito a quest’ultimo aspetto e rispetto alle domande pervenute e ammesse al pagamento, non è chiaro se le istanze che non hanno trovato finanziamento nei 200 milioni di cui al decreto interministeriale del 28 marzo u.s. potranno essere valutate e liquidate in caso di rifinanziamento della misura secondo le nuove modalità eventualmente contenute nell’annunciato “decreto legge aprile”.

Ed infine, l’AdEPP sottolinea che “è sostanzialmente irrazionale che nell’attuale situazione, le Casse – nello svolgere lo specifico ruolo di supporto ai propri iscritti – si trovino a vedere le proprie prestazioni erogate concorrere alla formazione del reddito e pertanto essere assoggettate a tassazione, riducendo così il beneficio nei confronti dei destinatari”.

“Da anni l’AdEPP, a nome di tutte le Casse di previdenza, chiede ai Governi di escludere dalla tassazione le prestazioni dalle stesse erogate, ricordando come già il sistema previdenziale delle professioni è l’unico al mondo a prevedere una tassazione anche sui rendimenti dei contributi pari oggi al 26%. Proprio la situazione di crisi che sta colpendo i professionisti richiede il massimo sforzo finanziario, sia attraverso il rifinanziamento della misura sia prevedendo l’esclusione dalla formazione del reddito ai sensi del DPR 22 dicembre 1986, n. 917 “.

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