Next Generation Eu. Lo strumento da 750 miliardi di euro

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È stata presentata mercoledì 27 in Parlamento europeo, dalla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, la comunicazione della Commissione recante la proposta di strumento per la ripresa (Recovery Instrument), già annunciato al momento del lancio della “Roadmap dell’UE” per l’uscita dalla crisi Covid19.

Si chiamerà “Next Generation EU” e avrà una dotazione pari a 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi in forma di sovvenzioni (grants) e 250 in prestiti (loans). Lo strumento sarà integrato nel nuovo Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 che raggiungerà, pertanto, la dotazione finanziaria complessiva di 1850 miliardi di euro.

La dotazione finanziaria dello strumento supera l’importo previsto dalla proposta condivisa presentata da Merkel e Macron il 18 maggio (si attestava a 500 miliardi in totale), ma condivide con quella sia l’inserimento nel prossimo QFP sia la destinazione degli stanziamenti, ossia la transizione digitale e verde nonché il rafforzamento della ricerca e dell’innovazione.

A tal proposito è utile ricordare che la procedura per l’adozione del QFP prevede che il Consiglio dell’Unione europea deliberi all’unanimità sulla proposta di regolamento, previa approvazione del Parlamento europeo. Un iter che occuperà tutto il prossimo semestre che, come noto, vedrà la cancelliera Merkel nel ruolo di Presidente di turno dell’UE.

Per finanziare tale fondo, l’UE contrarrà prestiti sui mercati finanziari che saranno ripagati a partire dal successivo quadro finanziario (ossia dopo il 2028 e per trenta anni (fino al 2058). La Commissione, propone mette sul piatto nuove risorse proprie dell’Unione, tra le quali: una tassa sulle “importazioni” di CO2 (carbon border adjustment mechanism); nuovi ricavi dal sistema di scambio delle quote di emissioni; una tassa sulle grandi piattaforme digitali (questa proposta è in discussione da anni).

Ogni singolo euro del “Next Generation EU” (programmi e azioni) sarà utilizzato per far fronte alle esigenze di recupero più cruciali degli Stati membri dell’UE e dei loro partner “I fondi andranno a dove possono fare la differenza, integrando e amplificando il lavoro essenziale in corso negli Stati membri”, così la von der Leyen.

Quindi: verso regioni particolarmente colpite, imprese, cittadini; a rafforzare gli strumenti per il consolidamento e riconversione imprenditoriale (anche per le micro e pmi); nel settore sanitario e della salute; nelle azioni che consentono all’Unione di interloquire alla pari con i partner globali. Ma sempre con un occhio alle doppie transizioni verde e digitale, il leitmotiv della presidenza von der Leyen.

Il grosso dei prestiti contratti dalla Commissione si concentrerà nei primi quattro anni della programmazione, affinché sia possibile incanalare i fondi verso i nuovi programmi o rafforzare quelli esistenti, oppure prestare il denaro agli Stati membri più bisognosi, in particolare, quelli più colpiti dalla pandemia da Covid19 e per i quali si attendono gli effetti economici più gravi secondo le ultime Previsioni economiche di primavera della Commissione (Spagna e Italia).

All’Italia dovrebbe pertanto spettare una grossa fetta di finanziamenti; secondo i primi calcoli del ministero dell’economia circa 80 miliardi in sovvenzioni e quasi 90 miliardi in prestiti.