Next Generation EU, accordo raggiunto per il piano per la ripresa

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Al termine del lungo Consiglio europeo straordinario del 17-18 luglio conclusosi, come noto, la notte del 20 luglio dopo estenuanti trattative, è stato trovato l’accordo su ammontare e caratteristiche del pacchetto per la ripresa “Next Generation EU” il piano post-COVID dell’UE che sarà dotato di 750 mld di euro in titoli di debito comuni emessi dalla Commissione, da rimborsare entro il 2058. Se da un lato viene mantenuto l’ammontare complessivo proposto dalla Presidente von der Leyen il 27 maggio scorso, dall’altro lato, cambiano le proporzioni in termini di composizione tra sussidi (390 mld rispetto a 500 originari) e prestiti (360 mld rispetto a 250 della proposta della Commissione). Rimane comunque maggioritaria la componente grants.

Il principale strumento di Next Generation EU è rappresentato dallo strumento “Recovery and Resilience” che viene potenziato, salendo a 672,5 mld dai 560 iniziali. Sono lievemente ridotte le dotazioni di ReactEU (47,5 mld anziché 50) lo strumento che consentirà di proseguire gli interventi anti-COVID a favore del sistema sanitario e a sostegno del reddito dei lavoratori e della liquidità delle imprese (con la massima flessibilità e costi interamente a carico dell’UE).

All’Italia spettano fino a 209 mld in totale: 82 mld in sussidi e fino a 127 mld in prestiti (questi ultimi pari al tetto del 6,8% del Reddito nazionale lordo), ossia, circa il 28% dell’ammontare totale del Pacchetto ripresa.

Da evidenziare che l’accordo raggiunto non prevede meccanismi di governance con passaggi all’unanimità in Consiglio. I piani di ripresa nazionali, da presentare alla Commissione entro i primi di ottobre 2020, saranno approvati a maggioranza qualificata dal Consiglio dei Ministri dell’UE (come già avviene per i Programmi Nazionali di Riforma del Semestre Europeo) e i singoli pagamenti saranno decisi dalla Commissione, sentito il Consiglio.

In relazione al Quadro finanziario pluriennale dell’Unione ( Bilancio UE) per il periodo 2021-2027, il saldo italiano, pur negativo, migliora rispetto a QFP attuale (da -0,24% a -0,17% del PIL, ossia, da -4,11 mld a -2,9 mld in media all’anno), ed è più che compensato dai rientri attesi da Next Generation EU. In effetti, l’Italia è uno dei pochi Paesi che vede aumentare le proprie dotazioni per la politica di coesione rispetto all’attuale programmazione (38 mld rispetto ai 36,2 attuali), nonostante le risorse totali per la politica di coesione nell’UE siano state ridotte di 37 mld rispetto al bilancio pluriennale 2014-2020. Al fine di orientare meglio la spesa verso le esigenze dei singoli territori, anche in chiave di sostegno ai settori più colpiti dalla crisi COVID, la nuova programmazione consentirà una maggiore flessibilità nell’uso dei fondi strutturali, grazie a obblighi di concentrazione tematica meno stringenti e vincoli sul disimpegno automatico più lunghi (n+3 come nell’attuale QFP).

Rispetto alle ipotesi che lo volevano quasi azzerato, viene rafforzato, in linea con le richieste italiane, il fondo InvestEU, erede del c.d. “piano Juncker” per gli investimenti, che ha visto l’Italia tra i principali beneficiari. InvestEU (8,4 mld di euro) si propone di sostenere gli investimenti privati con un ruolo determinante nella ripresa post-COVID e per le transizioni verde e digitale.

Se è scongiurata l’abolizione della risorsa basata sull’IVA, la cui semplificazione riduce gli oneri amministrativi e, seppur limitatamente, la chiave di contribuzione nazionale, è stato assunto l’impegno a introdurre nuove risorse proprie, già a partire dal primo semestre 2021. Tra le ipotesi in discussione: risorse proprie basate su meccanismi di adeguamento delle soglie di consumi CO2, un “digital levy”, una nuova proposta per l’ETS (sistema per lo scambio di emissioni) e la tassazione delle transazioni finanziarie.

Tra gli aspetti negativi, da considerare: la permanenza dei “rebates” che riducono i contributi di Germania, Paesi Bassi, Svezia, Austria e Danimarca al bilancio pluriennale dell’Unione. Risultano inferiori a quelle inizialmente proposte dalla Commissione le allocazioni per alcuni dei programmi più innovativi del Quadro finanziario pluriennale attuale e per gli strumenti di azione esterna.

L’accordo trovato in Consiglio europeo dovrà essere confermato dal Parlamento europeo che si esprime al riguardo nella plenaria straordinaria di oggi, giovedì 23 luglio. Il Consiglio dovrà approvare la Decisione sulle risorse proprie (contributo dei singoli SM al bilancio dell’UE), su cui si basa tutto l’impianto di “Next Generation EU”, poiché nella Decisione sono fissati i volumi delle garanzie per l’emissione delle obbligazioni da parte della Commissione. Ciascuno Stato membro dovrà quindi ratificare la Decisione per consentire la sua rapida entrata in vigore e la collocazione dei titoli sui mercati finanziari da parte della Commissione.