Ocse. Italia tra i paesi piu’ colpiti dalla pandemia

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È stato pubblicato l’Employment Outlook dell’OCSE. Il documento esamina le conseguenze della profonda crisi economica derivata dalla pandemia da Covid19 e le misure adottate dai governi a tutela dell’occupazione e del mercato del lavoro fortemente colpiti dalle misure adottate dai governi, per contenere la diffusione del virus ed evitare il collasso nei sistemi sanitari.

Il Rapporto presenta alcuni approfondimenti tematici dedicati alla situazione dei lavoratori disoccupati, alla normativa sulla protezione del lavoro, alle prospettive lavorative dei giovani in base al livello della formazione.

A dimostrazione di quanto severamente la pandemia e il lockdown abbiano inciso sulle economie dei paesi OCSE è sufficiente ricordare il crollo immediato e profondo del PIL nel primo semestre del 2020 (-15%). Anche le previsioni per il futuro evidenziano un difficile ritorno nel breve periodo ai livelli di reddito precedenti la crisi.

L’impatto sul mercato del lavoro è stato profondo: la disoccupazione è aumentata di 3,2 p.p. passando dal 5,2% di febbraio all’8,4% di maggio 2020 nell’area OCSE e le previsioni stimano un picco di disoccupati più elevato di quello raggiunto nella crisi finanziaria del 2008. Un indicatore della difficoltà del mercato del lavoro è rappresentato dalle ore lavorate effettive: la riduzione è di circa dieci volte superiore a quella registrata nel 2008 e questo nonostante molti settori abbiano fatto ricorso al telelavoro. Molti posti di lavoro, inoltre, sono stati salvaguardati grazie a un massiccio intervento degli ammortizzatori sociali.

L’Employment Outlook 2020 mette in luce, come i soggetti più colpiti siano i giovani, le donne e i lavoratori con basso livello di istruzione, ossia i gruppi più vulnerabili già prima della crisi.

Tra le misure di protezione e supporto adottate dai governi troviamo: gli strumenti di sostegno ai lavoratori quali prolungati congedi di malattia pagati, i vari strumenti a sostegno della sospensione dell’attività lavorativa (es. la cassa integrazione in Italia), il supporto alle imprese per il mantenimento dei posti di lavoro. Ma anche il sostegno al reddito per le persone non occupate e gli aiuti alle famiglie, soprattutto, in favore dell’infanzia. Obiettivo principale dei governi dei paesi OCSE è stato di evitare la caduta nello stato di povertà di individui e famiglie. Ma questo ha comportato l’esposizione dei governi per miliardi.

Le misure adottate hanno permesso, da un lato, di proteggere i lavoratori ed evitare crisi sociali, dall’alto di preservare la capacità produttiva delle imprese in prospettiva della ripresa.

Il documento dell’OCSE analizza alcuni fenomeni critici già presenti prima della crisi, in particolare, le forme di sostegno al reddito nella disoccupazione quali potenziali disincentivi alla ricerca attiva di lavoro.

E’ sempre più evidente la difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro, in particolare in quelle occupazioni che non richiedono una formazione specialistica. I lavoratori anziani, in uscita da attività non specializzate di livello intermedio, non sono sostituiti da giovani con competenze o profili analoghi. Tali occupazioni prima percepite come impieghi adatti a lavoratori con formazione intermedia, ora sono considerate adatte ai soggetti con una formazione di base. Conseguentemente, è difficile individuare occupazioni adeguate a chi non è specializzato, soprattutto tra i giovani. Ne consegue, che una corretta politica di educazione e formazione è elemento essenziale per lo sviluppo di adeguate competenze nei giovani.

Per quanto concerne l’Italia, il nostro Paese risulta essere tra i più severamente colpiti dalla crisi. Ad aprile il tasso di disoccupazione era del 6,3%, ma è da mettere in relazione con l’aumento del tasso di inattività, con il numero di ore lavorate (nel primo trimestre del 2020 è pari al 28%) e con l’aumento del 40% delle richieste di sussidio per disoccupazione (tra marzo e maggio del 2020 rispetto al medesimo periodo del 2019).

Anche in Italia i gruppi più colpiti dalla nuova crisi, sono i lavoratori autonomi, quelli a tempo determinato, quelli con bassi salari, i giovani e le donne.

Altro elemento di interesse, la coincidenza tra i livelli dei salari e le probabilità di ricorrere al telelavoro.

Per quanto concerne l’andamento atteso dell’occupazione e disoccupazione nel 2020 e 2021 nell’insieme dei paesi OCSE, questi sono da connettere al verificarsi di uno o più picchi di ritorno del virus. Se si verificherà un solo picco in autunno, l’occupazione dovrebbe ridursi nel 2020 del 4,1 % per riprendere a crescere nel 2021 (+1,6%); mentre la disoccupazione aumenterà fino al 9,4% (tasso record) nel 2020 e scenderà al 7,7% nel 2021.

In Italia la disoccupazione è attesa in salita fino a raggiungere il 12,4% nel 2020, per poi diminuire lentamente fino all’11% nel 2021.
Tra le indicazioni dell’OCSE per il nostro Paese: mantenere un elevato livello di controlli sanitari, tenuto conto del fatto che in Italia il 49% dei lavoratori svolge un’attività che prevede una interazione fisica (manifatturiero, turismo, alimentare, etc.); revisione dei divieti di licenziamento e dei limiti ai contratti a tempo, per evitare che la crisi colpisca solo i lavoratori precari; aumento della copertura ed entità degli strumenti a sostegno del reddito per evitare il rischio di povertà; adottare politiche di promozione del lavoro giovanile comprensive di formazione e incentivi assunzionali.