Riforma ammortizzatori. Oliveti “Chiarire a chi va l’onere”

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Così il Presidente dell’AdEPP durante l’audizione con la presidente della Commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani (Pd), prima firmataria della risoluzione sui sistemi di protezione sociale per i lavoratori (7/00495).

“La grave crisi economica ed occupazionale che si è abbattuta sull’Italia – si legge nel testo della presidente Serracchiani – in conseguenza della pandemia da COVID-19 e la conseguente e indispensabile interruzione di gran parte delle attività produttive, ha evidenziato ataviche fragilità sociali, nuove forme di diseguaglianza e profonde carenze del sistema italiano di welfare. Ancora oggi, una vasta platea di lavoratori, soprattutto nell’ambito del lavoro autonomo e professionale, risulta del tutto priva di misure ordinarie e strutturali di sostegno del reddito in caso di perdita o riduzione del lavoro, anche a motivo della tradizionale correlazione genetica tra accesso agli istituti di tutela e tipologia contrattuale di riferimento, che invece dimostra, oggi, limiti significativi e produce evidenti effetti distorsivi nel sistema generale delle tutele”.

E la soluzione per la deputata “al di là delle misure di carattere emergenziale adottate e che si potranno ulteriormente definire, anche grazie all’intervento e alle risorse approntate dall’Unione europea con il Piano Sure – quale sostegno per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza con uno specifico stanziamento di 100 miliardi di euro – è necessario avviare un’ampia operazione di revisione dell’attuale quadro normativo per arrivare alla definizione di un sistema di ammortizzatori sociali davvero universale, che ricomprenda tutte le tipologie di lavoratori e che sia basato sul principio della compartecipazione delle imprese e dei lavoratori al finanziamento”.

Casse comprese.

“Un ruolo fondamentale potrà essere svolto dalle Casse – ha detto la Serracchiani durante l’audizione – anche distribuendo prestazioni socio-assistenziali e di welfare ulteriori, rispetto a quelle già praticate. Enti di diritto privato di previdenza obbligatoria, possono determinare forme di assistenza, da equiparare ai fini fiscali e contributivi a quelle del sistema pubblico”.

Da qui la risposta del Presidente Oliveti che ha sottolineato come “Non è chiaro chi dovrà assumere l’onere e stanziare le risorse volte ad attivare e finanziare le iniziative di tutela e sostegno. Le Casse chiedono che vi sia garantita una autonomia di intervento dato che quest’anno assisteranno a un forte calo delle entrate per le delibere assunte in termini di sospensione della riscossione, un calo dei rendimenti a causa del ciclo economico negativo e ad un incremento delle uscite per l’aumento delle prestazioni assistenziali previste dai propri regolamenti”.

“Le Casse sono disposte a prevedere ulteriori misure di welfare assistenziale attivo ma sempre nel rispetto dell’obbligo di garantire una sostenibilità stabilita per legge, che è di 30 anni con riferimento a 50, del proprio sistema previdenziale che non può essere messa a repentaglio. Sia la profondità delle trasformazioni del mercato dei servizi professionali sia l’ampiezza della crisi economica richiederanno interventi non finanziabili, stante l’esigenza di sostenibilità, dalle Casse di previdenza”.

Oliveti, inoltre ha ricordato il regime di tassazione “riservato” alle Casse. “Siamo sottoposti ad un regime fiscale che si caratterizza con la sigla ETT ossia sono esenti dalla tassazione i contributi, vengono invece tassati sia la capitalizzazione dei contributi a riserva (i rendimenti) sia le prestazioni erogate”.

Oliveti ha ricordato che Le Casse di previdenza ogni anno versano allo Stato 500 milioni di euro di uscite fiscali.

“Qualora il Legislatore dovesse imporre lo stanziamento di risorse per erogare eventuali ammortizzazioni, senza provvedere a finanziarli – ha detto il presidente dell’AdEPP – verrebbe intaccata l’autonomia gestionale, organizzativa e contabile prevista dai decreti 509/1994 e 103/1996. E ciò potrebbe essere interpretato come l’ennesimo tentativo di ripubblicizzazione degli Enti privati”.

Oliveti ha, infine, ricordato che le Casse hanno anticipato i bonus di marzo, aprile e maggio ai propri iscritti, 1 miliardo e 105 milioni per 503.291 professionisti ricevendo, ad oggi, in restituzione solo 600 milioni. “Pertanto ribadiamo che qualsiasi nuova funzione venisse attribuita alle Casse questa dovrebbe tener conto degli obblighi di sostenibilità e dell’esigenza di flusso connessa alla funzione fondamentale delle Casse che è quella previdenziale”.

Dalla Presidente Serracchiani è arrivata una puntualizzazione nonché una rassicurazione. “Le imprese, in buona parte, si pagano la cassa integrazione, quindi, volendo arrivare ad una protezione sociale universale – ha detto rispondendo al presidente Oliveti – va fatta insieme alle categorie e non imposta e dovrà esser discussa proprio la questione legata alla copertura finanziaria delle tutele. Ovviamente nella consapevolezza che anche sulle Casse qualcosa va rivisto sia rispetto ai limiti regolamentari, penso ai 50 anni o al 5 % come tetto, così come giustamente lei rilevava occorrerà ritoccare la tassazione per quanto riguarda gli investimenti. Sarà un discorso molto più ampio ma non possiamo prescindere dalla riforma degli ammortizzatori sociali”.